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Verdone: “Mio padre era anche mio prof, mi fece fare una figura tremenda. Aveva due anime”

Verdone: “Mio padre era anche mio prof, mi fece fare una figura tremenda. Aveva due anime”. Carlo Verdone e il padre, l’attore e regista romano, 72 anni, racconta alcuni aneddoti legati a suo padre in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Pabst ci riporta a un episodio della sua vita da studente universitario.
«Mio padre insegnava cinema alla Facoltà di Magistero, ebbe la prima cattedra. Mi chiese quello che non mi doveva chiedere: Dreyer. Non fu affatto generoso, facendomi fare una figuraccia tremenda. Ci rivediamo alla prossima sessione, mi congedò così. Alla vigilia l’avevo pregato di chiedermi di Fellini e del neorealismo. A casa, dopo l’esame, si fece una grande risata e mi disse, cosa avrebbero detto gli altri studenti se ti avessi protetto? La prossima volta preparati su Dreyer».

Era severo?
«Aveva due anime, era autorevole come professore e storico, soprattutto delle avanguardie, e fu giovane assistente di Norberto Bobbio; poi aveva un’anima scherzosa, comica, la goliardia senese da cui proveniva. Lui, orfano di padre (era morto in guerra sul Carso e nemmeno l’aveva visto) trascriveva atti unici goliardici, per esempio Il trionfo dell’odore, ambientato nei gabinetti dell’università di Siena; Zeffirelli realizzava le scenografie e con lui a recitare c’erano futuri registi, pittori, scultori. Amava il circo come Fellini, che frequentava casa nostra assieme a tanti nomi del cinema e intellettuali».

Verdone: “Mio padre era anche mio prof, mi fece fare una figura tremenda”

E lei, da bambino, come li guardava?
«Papà convocava me e mio fratello Luca e ci diceva: mi raccomando, tra poco suonano alla porta, salutate con educazione. Arrivavano Blasetti con gli occhiali neri; Lattuada con gli occhiali neri; Pasolini con gli occhiali neri; Germi».

[…] Suo padre le fece vivere una serata indimenticabile.
«1965, Teatro Adriano, concerto dei Beatles. Ero stato bocciato al Quinto ginnasio e non mi comprò la batteria. Poco dopo bussò alla mia camera: ho preso i biglietti per i Beatles. Trasalii, com’ è possibile? E lui, è un fenomeno nuovo, va capito e cercheremo di capirlo insieme».

Cosa le manca di lui?
«Il consiglio, il suo essere punto di riferimento. L’altro giorno ho scritto la prefazione a un libro (Vita inquieta di un poeta) di Letizia Leonardi su un grande scrittore armeno, Yeghishe Charents, morto nel 1937. Mio padre era un grande cultore di quel popolo che ha avuto genocidi incredibili. Finita la prefazione ho allargato la mano verso il nulla. Era il gesto che facevo al tempo in cui c’era mio padre, quando prendevo il ricevitore del telefono per leggergli un mio scritto, lui ascoltava e mi correggeva. Non trovavo il telefono. Mi sono detto, ma cosa stai facendo?».

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