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Maria Luisa Trussardi: “Hunziker? Ho avuto subito una sensazione. Ho pensato al suicidio dopo la morte di marito e figlio”

Maria Luisa Trussardi: “Su Hunziker ho avuto subito una sensazione. Ho pensato al suicidio dopo la morte di marito e figlio”. Maria Luisa Trussardi su Hunziker e non solo, la vedova di Nicola Trussardi, mamma di Beatrice, Francesco, Gaia e Tomaso, si racconta a cuore aperto tra vita privata e professionale in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Già da giovanissima alle prese con un cognome ingombrante?
«Non come quello che ho avuto successivamente: ma ho continuato ad usarli entrambi».

Come è stata la sua infanzia?
«Serena. Dopo lo Scientifico mi sono laureata in Economia. Dissi a mia madre: “Vorrei fare la diplomatica o la giornalista a New York”. La sua risposta fu. “Tu non sei diplomatica, fai Economia che è meglio”».

[…] Il primo incontro con suo marito Nicola.
«A una festa. Io che fino ad allora non mi ero mai filata nessuno, mi innamorai: avevo 16 anni e Nicola 18. Le mie amiche mi sfottevano: “Alla fine hai trovato quello giusto, eh…”».

Due ragazzini.
«Però ci siamo sposati dopo 10 anni: l’azienda di guanti di Nicola, dopo Woodstock, attraversò un momento di crisi: nessuna voleva più vestirsi da ragazza perbene. Era arrivato Fiorucci in piazza San Babila: era tutto una zeppa e un fiore. Anche mio marito ha dovuto reinventarsi e ha cominciato a far borse».

Maria Luisa Trussardi: “Due cognomi pesanti ma ho continuato a usarli entrambi”

[…] Il giorno del vostro matrimonio.
«Abbiamo scelto la chiesa di San Tomè, una basilica preromanica. Indossavo un abito di sartoria milanese, con un lungo velo in pizzo».

E siete diventati un simbolo di lifestyle.
«Eravamo una famiglia che viveva in provincia, ma con un affaccio internazionale».

Lei ha continuato a lavorare anche dopo la nascita dei figli.
«Era tutto scandito da regole efficienti. Alle 13 e alle 20 dovevamo essere a tavola, mi congedavo dall’ufficio mezz’ora prima. Gaia iniziava a raccontare e Tomaso le tappava la bocca: “Devo parlare io”. Ai nipoti, i miei figli raccontano: “La nonna ci diceva che a tavola dovevamo sentire uno spillo nella schiena”».

[…] I suoi figli.
«Beatrice da piccola ti incantava, con i suoi capelli biondi: aveva già un carattere puntiglioso, una tosta. Francesco voleva girare per la casa con il suo camion, lei lo ostacolava».

Tomaso.
«È sempre stato speciale. A pochi mesi già si affacciava dalla culla poggiando il gomito e guardandosi intorno. Quando si è messo a studiare Filosofia mi faceva una capa tanta sui massimi sistemi. Ha un talento per i motori: una volta ha corretto persino Pininfarina. E cammina come suo padre».

Gaia.
«Era pazzesca, cantava, si sdraiava per terra: erano tutti innamorati del papà».

Maria Luisa Trussardi: “Ho pensato al suicidio dopo la morte di mio marito e mio figlio”

La morte di suo marito.
«Fu Tomaso a rispondere al telefono: “Mamma, il papà ha avuto un incidente”. Al Fatebenefratelli ricordo che gli sussurravo cose all’orecchio, ma non sentiva più. Gaia era a Londra, Beatrice a New York, Francesco in Giappone: tornarono alla spicciolata».

Come è cambiata la vita dopo il lutto?
«Era vietato cadere in depressione, cosa impossibile dopo che è mancato Francesco. Beatrice dopo la morte del fratello mi disse: “Mamma ci devi aiutare”, ma la perdita di mio figlio era un fatto per me inspiegabile».

Anche Francesco è morto in un incidente.
«Il mio amico Vittorio Feltri mi ha aiutato in quegli anni: mi chiamava di notte e mi trovava in lacrime. Sognavo di andare in barca a vela e di approdare in una spiaggia dove arrivavano Nicola e Francesco. Dicevo: “Non è che ora ve ne andate subito, eh…”. E poi mi svegliavo».

Come ha superato tutto?
«Andando in cura. Dopo la morte di mio marito, che era socio fondatore, mi hanno dato la Presidenza dell’Associazione Centro Dino Ferrari del Policlinico di Milano, che ho da 18 anni. Mi sono affidata al professor Elio Scarpini, un neurologo: prima di lui ho pensato al suicidio ma mi sono trattenuta per i miei figli. In fondo non sapevo come fare, perché avrei voluto che sembrasse una morte naturale».

E lentamente è guarita.
«Le mie amiche mi volevano trovare uno psicanalista Lacaniano, 10 anni di terapia, mi viene da sorridere. Io non avevo tutto quel tempo: quando perdi un figlio è come se ti strappassero la pelle di dosso».

Va spesso al cimitero?
«Sulla tomba di mio marito e mio figlio c’è sempre un mazzo di rose rosse. Non sono credente, non sono stata aiutata dalla fede».

Maria Luisa Trussardi: “Hunziker? Mi è dispiaciuto per la separazione”

L’azienda che contraccolpi ha avuto?
«Ho vissuto la cessione di una parte dell’azienda con dispiacere e rammarico, riconoscendo che erano stati fatti errori da alcune persone esterne che si sono rivelate deleterie. Non ci siamo accorti che c’erano criticità».

Che suocera è?
«Credo di essere una suocera amata e anche una nonna benvoluta dai miei 6 nipoti. Ho ottimi rapporti con Federico, il marito di Beatrice e con Adriano, il marito di Gaia: ogni tanto fa la gobba e gli dico “stai dritto!” Andavo d’accordo anche con Michelle».

La separazione tra Tomaso e Michelle.
«Mi è spiaciuto, non l’avevo prevista, ma non potevo escludere che accadesse. L’incontro con Michelle è stato tenero: si capiva che non aveva avuto tante cose positive dalla vita. Ho un ricordo di semplicità: prendeva il caffè e sistemava la tazzina sul lavandino. Dopo sei mesi che la conosceva Tomaso mi disse: “Mamma la sposo, è una brava persona”».

Vi siete sentite dopo la separazione?
«Sì, in modo normale. Li ha presentati Feltri, gli ho chiesto cosa pensasse dell’addio, mi ha risposto: “Che vuoi farci, dopo 10 anni ormai si separano tutti!”».

Come può descrivere il legame con Feltri?
«Una persona che aderisce in modo così profondo alla tua vita lascia un segno che comunque rimane, al di là dei percorsi diversi. Si può chiamare amicizia, anche se non c’è frequentazione, ma credo che sia qualcosa di simile o forse di più».

[…] Che cosa è lo stile?
«Ha stile una persona raffinata, chi segue la moda tout court spesso non lo ha».

E la famiglia?
«Vivere bene in una famiglia è un grande impegno: della mia oggi fanno parte anche gli amici che mi hanno dato tanto appoggio».

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