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J-Ax: “Alcol padre di tutti i mali. In passato errori e fallimenti ma non cambierei nulla. E sulle droghe…”

J-Ax: “Alcol padre di tutti i mali. In passato errori e fallimenti ma non cambierei nulla. E sulle droghe…”. J-Ax sull’alcol e non solo, il rapper milanese, storico fondatore degli articolo 31, compie 50 anni e si racconta tra passato e presente in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Le fanno effetto i 50 anni?
«A pensarci fa paura, ma per fortuna l’età è un numero. Un tempo davvero avevamo nonni 50enni, adesso il 50enne è un papà. Siamo la prima generazione ad aver ritardato così tanto tutto, ma io di testa non mi sento tanto diverso, forse una certa maturità l’ho raggiunta prima, magari ecco penso un po’ di più prima di agire e sono diventato meno impetuoso».

Dietro di sé cosa vede?
«Più errori e fallimenti che scelte giuste, ma per fortuna non vedo rimpianti. Ho raggiunto il culmine della realizzazione negli ultimi anni e considerato che cambiando ogni errore cambierei il risultato, non cambio nulla».

A che errori si riferisce?
«Scelte sbagliate, dischi sbagliati, esperimenti riusciti male, penso ad esempio a “Sorci verdi” (programma tv che ha condotto nel 2015, ndr.). Come rimpianto personale ho quello di aver perso tempo da giovane dietro dei cliché: droghine, ubriacarsi, fare festa. Evitandole magari avrei avuto più tempo per migliorarmi».

«Droghine» non è riferito alla cannabis, giusto?
«Quella la tiro fuori dal discorso, anche se ormai non fumo più da anni. La droga ponte che porta verso la cocaina è l’alcol, ti fa perdere la testa, fai delle scelte che da sobrio non faresti. Io sono per legalizzare la cannabis o per proibire l’alcol, fate voi».

Continua a non bere?
«Neanche una birra, l’ultima volta credo sia stata al mio compleanno di quattro anni fa. Vedo l’alcol come il padre di tutti i mali, ma come per tutte le cose, la moderazione e l’equilibrio sono la strada vincente».

J-Ax: “Alcol padre di tutti i mali”

[…] Con gli Articolo 31 faceva rap prima che l’Italia scoprisse il rap. Com’era?
«C’erano svantaggi e vantaggi. Eravamo di meno, ma l’Italia è refrattaria alle novità quindi era tutto molto difficile. Però c’era la forza di sentirci nel giusto».

Quando sente parlare di rapper che insultano il pubblico cosa pensa?
«Mi infastidisce che altri artisti debbano dire la loro, io mi faccio i palchi miei ed empatizzo con chi ha appena iniziato: è molto stressante, hai tutti gli occhi addosso. E le cose vengono amplificate, come è stato per Alessandra Amoroso quando ha preferito non firmare un autografo per non scontentare altre persone. Quel che è stato detto su di lei, persona estremamente alla mano, mica una trapper, è vergognoso».

I nuovi rapper si prendono troppo sul serio?
«Anche noi ci prendevamo sul serio, anche se amo l’ironia nella scrittura. C’era chi aveva l’impressione che fossimo dei “pirla colorati” come credo ci abbiano chiamati in un’intervista, ma c’è sempre stata anche roba non colorata. Parlavamo delle stesse cose di cui ora ci si stupisce, quell’immaginario di violenza di strada, misoginia latente che magari arriva solo dalla tipa che ti ha appena mollato e non è misoginia vera, è sempre stato così: non c’è cosa che la generazione precedente non abbia già detto, solo che ora il rap è popolare».

Riascoltando «2030» alcuni versi sembrano profetici. Manca solo «Ambra è il primo presidente donna».
«L’ho incontrata a San Siro da Max Pezzali e le ho detto di muoversi a entrare in politica. In quel pezzo del 1996 ho solo traslato in avanti quel che già accadeva. Però avevo intuito che la Lega, una volta avuto successo, avrebbe finito di prendersela con i meridionali, passando agli immigrati».

Come vive questa estate di campagna elettorale?
«Andrò a votare, ma sappiamo tutti cosa succederà anche se speriamo nel miracolo. La sinistra ha smesso di occuparsi della felicità delle persone, per certi versi è peggio della destra. Deve nascere una roba nuova perché se ho sempre pensato che Salvini sia un politico nel senso più dispregiativo, uno che al potere diventa moderato, ora invece andiamo incontro a qualcosa alla Trump, a guai seri».

In passato ha vissuto il bullismo. Cosa direbbe al sé di allora?
«Di fare ciò che ho imparato dopo: trasformare in energia positiva le vessazioni, che continuano ad arrivare anche da artista, con gli hater».

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