Matilda Lutz: “Briganti? Michelina lottava per la libertà. Non volevo fate l’attrice ma di recente ho pianto di gioia”. Matilda Lutz sui Briganti e non solo, l’attrice italo americana, 30 anni, moglie dell’attore napoletano Antonio Folletto, si racconta e parla anche della serie Netflix in cui interpreta una brigantessa. Di seguito alcuni passaggi dell’intervista rilasciata a ‘Io Donna’.
Da The Ring 3, che le ha dato notorietà internazionale, a Classic Horror Story, c’è sempre il sangue nei suoi film. Un fil rouge per scelta?
“Non lo so, non c’è una ragione precisa. Me lo sono domandata anch’io. Trovo, però, che sia affascinante uscire dalla realtà e fare qualcosa che nella vita non si farebbe mai. Ad esempio nel film urlo per qualche minuto. È stato super liberatorio”.
Come ha iniziato a recitare? È vero che Gabriele Muccino l’ha scoperta mentre lavorava in un ristorante (per L’estate addosso, ndr)?
“Sì, e pensare che recitare non è neppure mai stato lo scopo della mia vita. Sono sempre stata una creativa, ma non avrei mai pensato che un giorno sarei diventata addirittura attrice. È successo dopo il liceo. Sono andata a New York per prendermi un anno sabbatico e ho frequentato un corso di recitazione: è stato un colpo di fulmine. Mi sono sentita libera per la prima volta in vita mia. Tornata a Milano mi sono laureata in Psicologia e poi ho continuato a perfezionarmi. E il lavoro è arrivato senza grossi sforzi. È una vocazione che non ho cercato, ma che mi ha chiamata. Poi un domani, chissà, potrei fare altro”.
Vien da pensare che lo dicano un po’ tutti. Cosa vorrebbe fare?
“Non metto mai paletti. Mi sento molto aperta. Vivo nel momento. Cerco di non portarmi l’angoscia del futuro addosso. Per ora mi sento parecchio fortunata. Ogni personaggio è una nuova storia, un nuovo percorso, una nuova avventura. Di recente mi sono ritrovata a piangere di gioia per la contentezza di fare questo mestiere. Poi chissà. Potrei suonare la chitarra, cantare. Mi piace scrivere. Ecco, forse, una cosa che mi piacerebbe fare è la regia. Però, ripeto, chissà. Non ne sto ancora neppure esplorando la possibilità. Va tutto benissimo così com’è adesso”.
Matilda Lutz: “Briganti? Michelina lottava per la libertà”
[…] Ne ha di paure?
“Cerco di lavorarci. Sto facendo un importante percorso di psicoterapia che ho iniziato nel 2017, poco prima che nascesse mio figlio. Oggi credo che quelle più grandi siano legate al mondo che ci circonda, al clima, all’aeroporto di Londra chiuso perché si solleva l’asfalto dalla pista, alla guerra in Ucraina. A volte fatico a vedere i telegiornali, poi mi sento in colpa perché non li vedo o non leggo abbastanza. Ad ogni modo mi verrebbe da dire che tutto è superabile”.
[…] Lei è figlia di genitori separati. E ha una famiglia allargata.
“Mentirei se dicessi che siamo da Mulino Bianco. Ogni famiglia ha i suoi punti di rottura. I miei genitori non sono in buoni rapporti. Ma mio padre l’ho sempre visto d’estate per un mese negli Stati Uniti. Quando diventi mamma capisci molto di più anche i percorsi dei tuoi genitori”.
Tornando al cinema, in Briganti che ruolo ha?
“Sono Michelina, una brigantessa a capo della banda Guerra. Lotto per la libertà e per la liberazione. È una serie in costume e l’idea, pare, è piaciuta così tanto che ci hanno già commissionato la seconda serie nel 2023”.
C’è sangue anche in questo caso?
“Diciamo che sono una sorta di “influencer”, una brigantessa che fa propaganda e fa mille discorsi. Monologhi infiniti sui dei carri mentre sprona il popolo a ribellarsi. Chapeau. Io non potrei mai fare discorsi in pubblico come fa lei. Se sono in una stanza con trenta persone non parlo, osservo piuttosto. Non cerco di prendermi l’attenzione”.
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