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Insulti dalla curva Atalanta: Commisso ha capito cosa vuol dire essere terun in Italia

Insulti dalla curva Atalanta, Commisso ha capito cosa vuol dire essere terun in Italia. Premessa: chi scrive questa disamina è un cosiddetto “terrone” stufo oltremodo di raccogliere insulti da ogni angolo d’Italia non appena mette piede al di là del Garigliano. Ma veniamo ai fatti.

Ieri sera al Gewiss stadium di Bergamo si è giocata Atalanta-Fiorentina, il posticipo dell’ottava giornata di campionato che ha visto i bergamaschi vincere di misura sui viola. Dalla curva dell’Atalanta si è alzato il coro “Commisso terun” indirizzato al presidente viola. Subito il direttore generale Joe Barone ha voluto rispondere, a partita ancora in corso, con un duro comunicato ufficiale.

“Oggi abbiamo assistito ad un episodio vergognoso, non da parte di un singolo individuato ma di tutta una curva. Non solo deve intervenire la Lega, ma anche il Coni e il Governo. Noi abbiamo combattuto il razzismo in America e oggi qui in Italia subiamo una situazione inaccettabile. Siamo disgustati e ci aspettiamo delle misure severe. L’attenzione deve essere a livello mondiale, non si può più far finta di nulla”, tuona il club toscano.

Ma la dirigenza viola sembra avere la memoria così corta da aver dimenticato quanto accaduto durante la partita Fiorentina-Napoli della terza giornata di Serie A, disputata lo scorso 28 agosto. In quella occasione allo stadio Artemio Franchi andò in scena uno spettacolo deprecabile con protagonista proprio il pubblico di Commisso e Barone, che certo non sono nella posizione di impartire lezioni di civiltà a nessuno.

Insulti dalla curva Atalanta: Commisso si lamenta ma…

Nel corso della gara, il tecnico Spalletti ricevette delle offese e anche uno schiaffo, o tentativo, non si è mai capito. Ma, cosa ancora più grave, un bambino di 9 anni, tifoso del Napoli, fu costretto a seguire il match con la maglia della sua squadra del cuore rivolta al contrario. Secondo il papà del piccolo tifoso partenopeo, i due erano arrivati allo stadio indossando il completino del Napoli, ma gli steward bloccarono padre e figlio. Non volevano che entrasse in tribuna con i colori azzurri. Questo senza considerare i soliti cori sul Vesuvio cantati a squarciagola per tutta la durata del match.

Dopo quella gara, conoscendo le origini calabresi di Commisso, da Napoli ci aspettavamo una presa di posizione, ma il patron viola fece spallucce. Commisso in quella occasione dimenticò non solo le sue origini, ma anche tutto ciò che aveva imparato negli Stati Uniti, dove gli episodi di razzismo nello sport vengono puntualmente condannati con punizioni esemplari e gesti dimostrativi plateali.

E ieri sera il karma si è materializzato nella curva di uno degli stadi più razzisti d’Italia, dove gettare odio sugli altri è routine. Commisso ha capito cosa vuol dire essere ‘terrone’ in Italia, dove ormai questo genere di discriminazioni sono stati declassate a “semplici sfotto”. Ma il Napoli poi ha contattato la famiglia di Antoine e lo ha invitato a Castel Volturno. Il bambino si è recato al centro d’allenamento dei partenopei con il papà e la mamma e ha incontrato i calciatori e il tecnico del Napoli. Inoltre, ha ricevuto una maglietta con tutti gli autografi dei calciatori. A Commisso, né calabrese né americano, le istituzioni a cui si è rivolto gli risponderanno con l’indifferenza, mostrando al patron viola cosa vuol dire essere terun.

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