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Crioconservazione, boom di richieste per conservare il corpo dopo la morte: costi e dettagli

Crioconservazione, boom di richieste per conservare il corpo dopo la morte: costi e dettagli. Da alcuni anni sta prendendo sempre più piede la crioconservazione, che consiste nell’ibernare il corpo di un defunto a temperature glaciali, in attesa che i progressi della scienza possano riportare in vita i morti. Durante e dopo la pandemia, fino ad oggi, secondo le principali società di conservazione, si è registrato un vero e proprio boom di richieste in tutto il mondo.

Lo rivela il sito Dnyuz.com, che racconta la vicenda di un uomo di 87 anni californiano, morto mentre la pandemia era al culmine. L’anziano è stato portato in una sala operatoria appena fuori Phoenix. Un caso come il suo avrebbe richiesto normalmente 14 o più sacche di liquidi, ma in quel momento quella quantità era un problema. Se fosse stato infetto, avrebbe potuto diffondere il Covid, quindi i ricercatori hanno ideato nuove procedure per utilizzare meno liquidi, anche se il trattamento perde di efficacia.

In quella occasione, però, si trattava di una soluzione elaborata, soprattutto considerando che il paziente era stato dichiarato legalmente morto più di un giorno prima. Alla sala operatoria della Alcor Life Extension Foundation era arrivato imballato in ghiaccio secco, pronto per essere «crioconservato» a temperature glaciali, nella speranza che un giorno, forse fra decenni o secoli, la scienza trovi un modo per riportarlo in vita.

Crioconservazione, 200mila euro per conservare il corpo dopo la morte

In alcuni casi, le norme contro il Covid hanno impedito ai medici di iniettare le sostanze chimiche protettive dentro alcune parti del corpo per arginare i danni del congelamento. Alcor, in attività dal 1972, ha imposto per esempio di proteggere solo il cervello. L’uomo californiano non ha ricevuto alcuna protezione per via delle tempistiche di arrivo del corpo.

Una volta sigillato nel sacco a pelo e messo a riposare in una grande vasca di alluminio simile a un thermos riempita con azoto liquido a -196°C, l’uomo californiano dovrà affidarsi ai progressi della scienza non solo per tornare in vita, ma anche per riparare i danni del congelamento: i cristalli di ghiaccio che si formano tra le cellule danneggiano tutte le membrane.

L’ex presidente di Alcor, Max Moore, non si spiega perché le persone «vogliono portare con loro ik vecchio corpo. In futuro sarà probabilmente più facile ricominciare da zero e rigenerare tutto». Tutto ciò che va congelato si trova «nel cervello. È lì che vive la mia personalità, i miei ricordi. Tutto il resto è sostituibile».

Durante la pandemia, l’interesse per le procedure di crioconservazione, una procedura che può arrivare a costare 200.000 dollari, è aumentato. «Forse il coronavirus ha fatto capire loro che la vita è la cosa più importante che abbiamo. Forse hanno desiderato investire nel proprio futuro», dice Valeriya Udalova, 61 anni, amministratore delegato di KrioRus, che opera a Mosca dal 2006. Sia KrioRus e che Alcor hanno dichiarato di aver ricevuto un numero record di richieste negli ultimi mesi.

La Cina pronta a dominare il settore

A più di 50 anni dalle prime crioconservazioni, oggi al mondo sono state congelate circa 500 persone, e la maggior parte si trova negli Stati Uniti. Il Cryonics Institute ospita 206 corpi, Alcor 182 corpi o cervelli di persone di età compresa tra 2 e 101 anni. KrioRus ne conserva altri 80, una manciata di altre persone riposano in piccole società.

I cinesi hanno eseguito la loro prima crioconservazione nel 2017 e le vasche di stoccaggio di Yinfeng contengono per adesso una dozzina di clienti. Ma Aaron Drake, il direttore clinico dell’azienda, che si è trasferito in Cina dopo sette anni come capo del team di risposta medica di Alcor, ha sottolineato che Alcor ha impiegato più del triplo del tempo per raggiungere quel numero di corpi conservati.

Drake ritiene che i cinesi credano di «essere in grado di superare le compagnie americane e hanno costruito un programma in grado di farlo». La ragione più forte per credere che la Cina arriverà a dominare il campo non è solo la sua popolazione di 1,4 miliardi di persone, ma il suo atteggiamento interno verso la crioconservazione. Lungi dall’essere confinato alla frangia scientifica, Yinfeng è l’unico gruppo di crionica supportato dal governo e abbracciato dai ricercatori tradizionali.

«La nostra piccola unità aziendale è di proprietà di un’azienda biotecnologica privata che ha circa 8.000 dipendenti e collabora con il governo su molti progetti», ha affermato Drake. Ha aggiunto che è «ben integrato nei sistemi ospedalieri e collabora con istituti di ricerca e università».

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