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Patty Pravo: “La mia prima volta a 14 anni. Droghe? Le ho provate tutte. Una delle persone che mi manca di più è Schifano”

Patty Pravo: “La mia prima volta a 14 anni. Droghe? Le ho provate tutte. Una delle persone che mi manca di più è Schifano”. Patty Pravo, la prima volta, le droghe e non solo, la cantante veneziana, 74 anni, racconta I retroscena piccanti di gioventù in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Patty Pravo, qual è il suo primo ricordo?
«Ho tre anni, sono piccolina e tento di suonare i tasti neri del pianoforte. Andavo a scuola da una nobile veneziana decaduta, la Mazzincrovato, che aveva una casa piena di gatti. Prendevo anche lezioni di danza dalla maestra Turiddu, che insegnava alla Fenice».

Cosa facevano i suoi genitori?
«Papà Aldo portava i motoscafi, mia mamma stava a casa. Si chiamava Bruna, ma era biondissima. Ebbe un parto difficile, era sempre in cura. Non ho ricordi della prima infanzia. Stavo dai nonni paterni».

Severi?
«Al contrario. Nonno Domenico era il direttore dei Tabacchi, nonna Maria una tabagista convinta; io a 10 anni fumai la prima sigaretta, e non ho mai smesso. Mi davano 50 lire per la gondola, io andavo a scuola a piedi e le spendevo per le Nazionali super; poi sono passata alle Marlboro rosse. A 14 anni anziché a scuola sono stata a fare l’amore».

Con chi?
«Non glielo dico. Ai nonni ho raccontato: “Sono stata a fare l’amore e mi è piaciuto molto, posso tornare a farlo oggi pomeriggio?”».

L’avranno rinchiusa in casa.
«Invece mi hanno lasciata andare. Erano persone libere e mi hanno sempre fatto vivere libera. La nonna usciva di notte per comprare la prima copia del giornale e tornava all’alba».

Patty Pravo: “La mia prima volta a 14 anni”

[…] Fino a quando restò a Venezia?
«Il nonno morì, rimasi sconvolta, e dissi alla nonna che dopo otto anni lasciavo il conservatorio e andavo a Londra a imparare l’inglese. La Londra del 1965 era pazzesca: succedeva di tutto e ci divertivamo moltissimo. Poi una sera sentii parlare di questo nuovo locale romano, il Piper».

E partì.
«Su un maggiolino. Con gli amici facemmo tutta una tirata da Londra a Roma. Il patron, Alberigo Crocetta, mi vide ballare e mi chiese: sai anche cantare? Io risposi di sì, alzai le spalle e me ne andai. C’è il filmato, sa? Nel nuovo spettacolo lo facciamo pure vedere».

Poi tornò.
«C’erano Arbore, Boncompagni, Tenco. Con Luigi vivevamo nello stesso residence».

Patty Pravo: “Droghe? Le ho provate tutte”

[…] La bambola è del 1968: «Tu non mi metterai tra le dieci bambole che non ti piacciono più…».
«A suo modo era un testo femminista. Lo incisero in tutto il mondo».

Renato Zero mi ha raccontato che, dopo mesi di assenza, lei tornò al Piper su una Rolls Royce bianca con autista nero, occhiali scuri e un levriero al guinzaglio, cominciò a cantare e nessuno la riconobbe, tranne il tecnico delle luci: «A Nicole’, te sei ammattita?».
«Ma no… Ero al massimo del successo, sarebbe stato difficile non riconoscermi (Patty sorride). Venivano a sentirmi Visconti, Bolognini, De Sica. In effetti avevo un autista nero, Pietro, e Crocetta mi metteva a disposizione una Rolls, che usavo per andare al mare. Renato all’inizio non c’era, arrivò dopo, come Loredana Bertè. Diventammo amici. Anche con Roberto D’Agostino: ci vogliamo ancora bene. Una volta mi divertii ad aiutare Renato Zero a montare lo spettacolo, portai un leone gigantesco, è un ricordo molto tenero… Da ragazzina avevo aiutato anche Lucio Dalla».

[…] Lei si chiama in realtà Nicoletta Strambelli. Come divenne Patty Pravo?
«Una sera, chiuso il Piper, ci facemmo un piatto di spaghetti con Crocetta e un gruppo di ragazze inglesi che si chiamavano quasi tutte Patty. Il discorso cadde su Dante. Io al conservatorio avevo studiato con Chiarini, che era un grande dantista. Ovviamente preferivo l’Inferno: “Guai a voi, anime prave…”. Patty Pravo nacque quella notte. Non che mi facesse impazzire come nome. Ma non me n’è mai fregato niente».

A Roma lei frequentava anche Mario Schifano, l’artista.
«Una delle persone che mi manca di più: eravamo fratelli. Una sera del 1965 a casa sua incontrai i Rolling Stones. Avevamo comprato una moto insieme, ma non andavamo da nessuna parte, giravamo in tondo attorno a piazza del Popolo, c’erano anche Tano Festa e Franco Angeli…».

[…] Con Schifano avrà provato la droga.
«Mica solo con Schifano. Le droghe le ho provate tutte, tranne la cocaina che mi fa schifo. Canne, anfetamine, acidi: non era robaccia come adesso, che ti ammazza. Fu il mio periodo rockettaro. Poi sono andata in America e ho smesso».

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