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Giorgio Mastrota: “Il più bello d’Italia? Tutto pilotato, ero raccomandato. Uscito dal giro dei conduttori per una ragione”

Giorgio Mastrota: “Il più bello d’Italia? Tutto pilotato, ero raccomandato. Uscito dal giro dei conduttori per una ragione”. Giorgio Mastrota, Il più bello d’Italia e non solo, l’ex conduttore, oggi televenditore, si racconta ripercorrendo le tappe della sua carriera in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

La sua vita cambia vincendo il concorso «Il più bello d’Italia», edizione 1988.
«Tutto pilotato, ero raccomandato».

Scherza?
«Tutt’altro. Gianfranco Funari, che era presidente della giuria del concorso che si teneva a Loano, mi chiamò a partecipare con la garanzia che avrei vinto. Il problema è che oltre a me, che ero il raccomandato della parte della giuria che veniva dalla televisione, c’era un altro raccomandato dal mondo del cinema. Si chiamava Caveri, non so che fine abbia fatto».

Come ne vennero fuori?
«Moltiplicando i premi. Caveri “il più bello d’Italia”, Mastrota “l’uomo ideale”».

Quando aveva conosciuto Funari?
«Premessa: vengo da una famiglia che non aveva nulla a che fare col mondo dello spettacolo. Papà calabrese di Civita, origini arbereshe, liceo a Napoli, poi assicuratore a Milano; mamma veneziana, casalinga. Nel 1988 avevo già lasciato gli studi di economia aziendale in Bocconi e mi ero iscritto a Scienze politiche. Andrea, che ancora oggi è uno dei miei migliori amici, va come concorrente al Gioco delle coppie, condotto da Marco Predolin, e porta una mia fotografia agli autori, tra cui c’è Marco Balestri».

Giorgio Mastrota: “Il più bello d’Italia? Tutto pilotato, ero raccomandato”

Prendono anche lei?
«Mi fanno qualche provino e alla fine mi scartano. Però mi propongono di andare a fare i fotoromanzi a “Grand Hotel”: centomila lire al giorno, pensi che io ne guadagnavo quattromila facendo il palleggiatore al tennis club sotto casa. Poi, anche grazie ai fotoromanzi, insieme a Federica Panicucci inizio a fare il “ragazzo sponsor” nel programma “Smile”, condotto da Gerry Scotti. Fininvest decide di mandare alcuni di noi a studiare teatro, a imparare come si stava sul palco. Oltre a me e alla Panicucci, tanto per fare un altro nome, c’era anche Simona Ventura».

Sì ma Funari?
«La moglie di Alberto Tagliati, all’epoca direttore di Grand Hotel, mi segnalò a Gianfranco. “Guarda che quel Mastrota, oltre che belloccio, è anche sveglio”. Inizio quindi a lavorare con Funari e, visto che si trovava molto bene con me, a lui viene in mente la trovata di portarmi al “Bello d’Italia”, di cui faceva il presidente della giuria. E così, dopo essere diventato “L’uomo ideale” del 1988, mi fanno condurre “La donna ideale” e l’anno dopo “Improvvisando”, insieme a Ramona Dell’Abate, sempre sulla Rai».

[…] Le telenovelas quando arrivano?
«Due anni dopo, nel 1991. Nel frattempo Tiziana Martinengo, che ancora oggi è una mia amica, mi aveva chiamato in Fininvest a fare l’inviato nei programmi di Patrizia Rossetti. A un certo punto, a Cologno iniziano a cercare una faccia italiana per le telenovelas sudamericane che all’epoca avevano un successo clamoroso, quelle con Grecia Colmenares e Jorge Martinez. Chiesero a me se per caso parlassi spagnolo e risposi che sì, “certo che lo parlo”».

Era vero?
«Macché. Sapevo che alla Biblioteca Sormani, che già frequentavo da studente di scienze politiche, avevano le audiocassette dei corsi di lingua spagnola. Mi chiusi là dentro per qualche settimana senza dire nulla a nessuno. Poi partii per Buenos Aires per interpretare il personaggio di Marcello Negri nella telenovela “Manuela”».

Giorgio Mastrota: “Con Estrada separazione dura”

Senza quelle audiocassette non avrebbe mai sposato Natalia Estrada. O no?
«Nel 1992 mi danno da condurre “Bellezze al bagno”, la risposta Fininvest a “Giochi senza frontiere”. Produzione italo-spagnola: io conducevo la versione che andava in onda su Canale 5, insieme a Patrizia Rossetti; Natalia quella trasmessa in Spagna da Telecinco. Questo succedeva in estate. A dicembre eravamo già sposati, nel 1995 sarebbe arrivata Natalia junior».

Come fu la separazione?
«Difficile. Piaciuti, voluti, amati, sposati: tutto in una sequenza rapidissima, come una vampata che brucia una cosa dopo l’altra. La fine del matrimonio fu un evento così clamoroso che finì nei titoli del Tg5. Ma fu accelerata anche la sofferenza del post. Sai, quando una cosa la sanno tutti, esci di casa e ti arrivano parole di conforto da chiunque: il passante, l’edicolante, il macellaio. E passa prima».

[…] Mastrota, come ha fatto a sparire dal giro dei conduttori tv?
«La tv è fatta di alti e bassi. E chi la fa si divide in due categorie: quelli che se ne fanno una ragione e quelli che non ci stanno. Io sono sempre stato nel primo gruppo. Nel 1995 prendo in mano un programma, “Nati per vincere”, che va decisamente male. Avendo nel frattempo continuato a fare le televendite e le telepromozioni, con un certo successo, le aziende insistevano nel volermi e io a fare essenzialmente quello».

Ha mai avuto l’occasione di rilanciarsi?
«Dopo “Meteore”, con Gene Gnocchi su Italia 1, la Rai mi propone “Festa di classe” dopo Amadeus. Avrei dovuto trasferirmi a Roma, lasciare le televendite e soprattutto allontanarmi da Federico, il secondogenito avuto dalla mia compagna di allora Carolina, che era appena nato. C’è chi vive di smanie di rivalsa e chi invece, volta per volta, di fronte alle scelte della vita si fa una semplice domanda: sto bene così oppure no?».

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