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Spettacolo

Vincenzo Salemme: “Essere napoletano è una cosa particolare. Vi spiego”

Vincenzo Salemme: “Essere napoletano è una cosa particolare. Vi spiego”. Vincenzo Salemme sull’essere napoletano, l’attore porta il teatro in televisione in una serata-evento in onda alle 21 di questa sera, lunedì 17 aprile, su Rai2. Di seguito alcuni passaggi dell’intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’.

Vincenzo, a proposito di “napoletanità”, lei in realtà è nato a Bacoli…
«È vero: sono bacolese, nato a 25 chilometri da Napoli».

Però tutti la considerano napoletano. Le secca?
«Essere bacolese è diverso dall’essere napoletano. Soprattutto per uno della mia generazione. Quando ero piccolo la differenza tra l’essere provinciale e l’essere cittadino era enorme. Adesso in un mondo globalizzato queste differenze non ci sono più. Da una parte è una bella cosa, dall’altra si sono perse le sfumature culturali tra provincia e città».

Che ricordi ha?
«Quando ero ragazzino, per andare a Napoli dovevo prendere un autobus: partivo la mattina alle 7 e arrivavo a Napoli alle 8.10. Ci voleva più di un’ora: era una bella traversata. Per noi ragazzi di Bacoli Napoli era l’America».

E ora che è cresciuto?
«Sono “diventato” napoletano. Ed essere napoletani è una cosa particolare».

Che cosa intende?
«Ho la sensazione a volte che il napoletano debba dimostrare di esserlo. Così è nato questo spettacolo. Che poi anche “tra di noi” a volte ci controlliamo: “Ma tu sei un vero napoletano?” (ride)».

E lei è diventato un vero napoletano?
«Dipende».

Partiamo dai luoghi comuni allora. I napoletani sono sempre allegri…
«Questa cosa non mi va giù: anche a me a volte capita di avere un umore più scuro, mentre da me ci si aspetta sempre che sia allegro. Se io ora le dicessi che sono arrabbiato, lei non ci crederebbe: nun ce sta niente ‘a fa’ (ride)».

I napoletani danno appuntamenti approssimativi.
«Io sono preciso e puntualissimo!».

Vincenzo, di napoletano c’è poco finora… vediamo se con pizza e mozzarella va meglio.
«Ecco, nella cucina sono napoletano al 100 percento».

Vincenzo Salemme: “Essere napoletano è una cosa particolare”

Altri indici di “napoletanità”?
«Mi sento napoletano per la musica. Adoro il repertorio classico partenopeo e poi amo Pino Daniele e Gigi D’Alessio».

Da perfetto napoletano saprà pure nuotare?
«Non solo. Sono pure un campione a remare, mi hanno insegnato quando avevo solo 3 anni. Bacoli è una lingua di terra in mezzo all’acqua. È un paese di una bellezza straziante, più scarna rispetto a quella napoletana, che è esplosiva».

Il napoletano chiacchiera sempre.
«Questo ce l’ho! Mi dicevano che facevo parlare pure i sassi!».

Il napoletano è scaramantico.
«Sarò sincero. Razionalmente capisco che la scaramanzia è una stupidaggine, però mi capita a volte di esserne influenzato».

Da cosa per esempio?
«Da alcuni numeri. Che non le dico sennò mi portano male (ride)».

Torniamo ai suoi spettacoli. Lei quando scrive è metodico?
«No. Se ho un impegno lo rispetto, ma mi piacerebbe sempre essere libero di scrivere quando voglio, di non avere forzature di tempi e orario. Fin da bambino essere costretto nelle regole prestabilite non mi è mai piaciuto, sono un po’ “animalesco” in questo. Poi le seguo perché sono precisissimo, per paura di trasgredire mi comporto impeccabilmente, ma ogni tanto esce fuori la trasgressione».

[…] “Napoletano? E famme ‘na pizza!” ha avuto 200 mila spettatori, ha fatto 180 repliche in 25 città in tutta Italia. Le è mai capitato invece di esibirsi davanti a poche persone?
«Come no? Nel 1990 ho cominciato la mia carriera in teatro da capocomico, scrivevo e avevo la mia compagnia. A Roma al teatro “La comunità” una volta abbiamo avuto quattro spettatori in sala, di cui due erano nostri parenti».

[…] Il 17 andrà in diretta in televisione. Come si regola per esempio con le pause pubblicitarie?
«Più o meno so quando devo interrompere e tranquillamente mi fermo. Non è un problema, sul palco sono sempre molto concentrato».

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