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Tumore alla prostata, terapia “turbo” può curarlo in cinque giorni: la scoperta

Tumore alla prostata, terapia “turbo” può curarlo in cinque giorni: la scoperta. Nuova arma contro il tumore alla prostata, una radioterapia “turbo” di cinque giorni potrebbe “curare” la malattia più velocemente dei soliti 20 giorni. La novità da uno studio della Queen’s University di Belfast. Il metodo radicale, introdotto per la prima volta, si è dimostrato sicuro ed efficace quanto l’approccio standard e potrebbe anche alleviare la pressione sulle cliniche oncologiche.

La radioterapia comporta l’esplosione nella prostata di potenti onde di energia che distruggono le cellule tumorali. Può anche essere un’alternativa alla rimozione chirurgica della ghiandola. Normalmente viene somministrato in un numero di dosi per alcune settimane. Tuttavia, il metodo recente, chiamato radioterapia ablativa stereotassica, utilizza raggi più potenti. Questi vengono erogati da diverse angolazioni, facendo esplodere il sito del tumore con precisione millimetrica.

La natura precisa del trattamento fa in modo che non ci siano grossi danni al tessuto sano circostante, come può accadere con l’approccio standard. E poiché vengono somministrate dosi più elevate, sono necessari solo cinque giorni di trattamento. Il metodo è stato precedentemente utilizzato per trattare piccoli tumori alla prostata a basso rischio, ma questo studio è stato il primo a dimostrare che ha funzionato bene negli uomini con cancro più avanzato e ad alto rischio.

Tumore alla prostata, terapia “turbo” lo distrugge in 5 giorni

Una dei timori della radioterapia ad alta potenza alla prostata, che si trova sotto la vescica, è che possono esserci danni collaterali all’intestino e al retto. Le radiazioni possono infatti danneggiare i nervi e i muscoli che controllano il flusso urinario degli uomini, causando incontinenza. Per mitigare ciò, prima del trattamento, ai 30 uomini nello studio è stato iniettato un gel chiamato SpaceOAR dietro la prostata.

Il gel sposta delicatamente il retto lontano dalla prostata e crea una barriera, riducendo del 70% le radiazioni che raggiungono i tessuti circostanti. Nel processo, nessuno degli uomini ha avuto problemi intestinali significativi dopo la procedura. Ne ha parlato il professor Suneil Jain, della Queen’s University, ha dichiarato.

“Gli uomini apprezzano che il loro trattamento sia completato così rapidamente. Venti giorni di radioterapia possono essere scoraggianti per alcuni. Il cancro alla prostata sembra essere molto sensibile a queste grandi dosi. Se riusciamo a ridurre del 75% il numero di sessioni di cui ogni paziente ha bisogno, è una grande vittoria anche per i reparti di radioterapia”, ha detto.

I pazienti nello studio hanno iniziato il trattamento tra il 2016 e il 2018, quindi i dati sulla sopravvivenza non sono ancora disponibili. Tuttavia, il prof. Jain ha dichiarato: “Ci aspettiamo di vedere risultati comparabili con questo protocollo di trattamento”.

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