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Ultimo: “Droga? Solo una. Diatriba con Mahmood, ecco la verità. E sulla mia fidanzata Jacqueline…”

Ultimo: “Droga? Solo una. Diatriba con Mahmood, ecco la verità. E sulla mia fidanzata Jacqueline…”. Ultimo sulla droga, la diatriba con Mahmood, la fidanzata Jacqueline, figlia di Heather Parisi, e non solo, il cantautore romano si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Cosa faceva suo padre?
«Fino al 2010 aveva una società di costruzioni. Non eravamo poveri, il piatto in tavola non è mai mancato, pur vivendo in un quartiere molto popolare, san Basilio, che poi è a un chilometro e mezzo da dove sto adesso. Mi sentivo un privilegiato, ho sempre vissuto questa doppia condizione, e ho imparato molto su entrambi i lati. Continuo a frequentare lo stesso bar, da Stefano. E i miei amici sono sempre gli stessi del parchetto».

[…] fallimenti?
«Mi sono presentato tre volte ad Amici, due volte a X Factor, due volte a Sanremo giovani, al tempo di Carlo Conti, e non mi hanno mai preso».

Sette rifiuti.
«Doveva andare così. Eppure cantavo le canzoni che poi sono piaciute a migliaia di ragazzi: Sogni appesi, Giusy, Piccola stella».

Ultimo: “Droga? Solo una”

[…] Quando comincia la musica per lei?
«A otto anni. Pianoforte. L’ho studiato per dieci anni, all’inizio con il maestro Santi Scarcella, che saluto. Mio papà Sandro mi spingeva su una strada più protetta, ma mia mamma Anna mi ha sempre incoraggiato. È una sorcina persa, ascoltavamo Renato Zero tutto il giorno. C’è un verso che mi è rimasto impresso: sana ingenuità. Io sono così: sanamente ingenuo».

L’ha poi conosciuto Renato Zero?
«Sì. Quando il fratello di mamma, zio Ciro, ha avuto un grave problema di salute, Renato gli è stato vicino anche se non lo conosceva: andò a trovarlo in ospedale, citofonava a casa per sapere come andava. Così, una delle volte che ho provato ad andare a Sanremo Giovani, ho fatto chiedere a Renato se voleva sentire la canzone».

E lui?
«Mi mandò un sms bellissimo: “Io non posso influire sulla commissione, ma anche se potessi non lo farei. È come quando vedi in vetrina un vestito bellissimo, e lo vuoi a tutti i costi. Con il tempo troverai le risposte”. Non era banale che un grande come lui si occupasse di un pischello come me. Poi con Renato sono salito sul palco. Mi ha presentato così: “Il mio nipotino gode della stessa umiltà dello zio”. In effetti, lui Zero e io Ultimo, siamo un po’ parenti».

Lei in realtà si chiama Niccolò Moriconi. Perché ha scelto di chiamarsi Ultimo?
«Con gli amici del parchetto ci chiamavamo Les Miserables, come il romanzo di Victor Hugo, l’avevamo anche scritto per terra con lo spray. La nostra chat su WhatsApp si chiama i Miserabili. Avevo pensato a Miserabile anche come nome d’arte; ma suonava davvero male. Ultimo invece mi è parso subito perfetto. Un biglietto da visita dettagliatissimo».

[…] Ha provato anche le droghe?
«Tutte (Ultimo sorride). Scherzo. Ogni tanto la sera una canna me la faccio, soprattutto in California dove è legale. Mi rilassa. Non dico sia giusto, è meglio non farlo, così come è meglio non bere coca-cola e non mangiare hamburger da McDonald’s. Non ho il mito della marijuana, ma credo che andrebbe legalizzata».

Ultimo: “Io bocciato due volte al liceo”

È vero che a sua mamma scrive: tra due anni muoio?
«Glielo dico da tanto tempo ormai… Sto per perdere una scommessa con un medico mio amico: “Se superi i 27 anni, mi porti a cena”. A gennaio ne compio 28, mi sa che dovrò pagare io».

Al liceo è stato bocciato?
«Due volte. Non me ne vanto, mi è dispiaciuto e mi dispiace tuttora. Non avevo capito che quando fai parte di un sistema devi accettarne le regole. Invece andavo a scuola e dopo la prima ora me ne andavo. Avevo un professore di matematica, Mariano, che mi diceva di continuo: Moriconi, con la musica non si campa… Poi ho scoperto che da ragazzo aveva inciso un disco».

[…] Lei è molto amato.
«Sì, tantissimo, ma a volte sono anche bersaglio di un odio senza motivo. Però poi mi do i pizzichi e mi dico: svegliati, sei fortunato, vivi di musica; ed essere Ultimo non significa aver perso».

Con Mahmood che rapporto ha?
«Non abbiamo avuto modo di conoscerci perché ognuno si fa i cavoli suoi, ma non ho nulla contro di lui. Quel momento ci ha visti contrapposti, ma era una diatriba creata da altri».

[…] Cosa pensa di Giorgia Meloni?
«Non voglio dare giudizi sui leader politici».

Salvini la difese dopo il Sanremo 2019.
«E qualcuno disse che ero schierato con lui. Nulla di tutto questo».

Ultimo: “Politica? Mi interessano di più le emozioni”

Mi dica almeno se è di destra o di sinistra.
«A me interessano le emozioni, i sentimenti. Poi certo mi interessa anche quel che succede nel mondo. Seguo i talk-show, guardo Propaganda, non conosco Zoro ma mi è simpatico. Faccio robe da vecchio: magari Jacqueline o mamma vogliono vedere un film su Netflix, e io impongo di vedere Mentana. So bene che i confini li ha inventati l’uomo, che noi e i migranti siamo una cosa sola. So bene che dobbiamo batterci contro il cambio climatico, prima che produca altre catastrofi. Ma non mi sembrano cose di destra o di sinistra».

[…] Ha conosciuto anche Vasco?
«Abbiamo passato insieme una serata a Los Angeles, a casa sua, ed è stato bellissimo. Strano, quasi irreale. Vasco per me è una sorta di entità. È come se non facesse parte di noi comuni mortali, nonostante sia estremamente comune e mortale. Anch’io, come chi lo ascolta e va ai suoi concerti, sono innamorato di Vasco artista, e per me al mondo non c’è altro: perché la persona ha sempre dei limiti, l’artista non li ha».

L’ha delusa?
«No. Ma il Vasco artista mi basta e mi avanza; il resto non mi interessa. Io stesso sono più sincero nelle canzoni che nella vita. Chi conosce le mie canzoni mi conosce più del mio migliore amico».

[…] Ora sta con Jacqueline, la figlia di Heather Parisi. Come vi siete incontrati?
«Ho visto la foto di una giacca disegnata da lei, con una pezza a forma di chitarra, e le ho scritto: “Vuoi essere la chitarrista del mio prossimo tour?”. Ci siamo dati appuntamento a Trastevere, il quartiere dove è nata. Sono arrivato con uno zainetto e quattro birre. Abbiamo parlato tutta la sera, era tanto che non passavo una sera normale. Il giorno dopo lei partiva per l’America».

E poi?
«Ci eravamo innamorati, senza esserci mai dati un bacio. Ha una naturalezza, una solarità, un modo di essere invisibile ai più. Volevo capire cosa si nascondeva dietro di lei. Così appena è stato possibile l’ho raggiunta in America».

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