Isabella Ferrari: “In Parthenope ho rivisto una parte di me. Agli esordi ho subito un pregiudizio. E sul mio matrimonio…”. Isabella Ferrari su Parthenope, le difficoltà degli esordi, matrimonio, i figli e non solo, l’attrice piacentina, 60 anni, si racconta a 360 gradi in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Come si è sentita a recitare con una maschera?
“È stato super divertente, mi ha dato un gran senso di libertà. Lavori sul corpo – e quello di Flora è stupendo – e sulla voce. Eppure non ho niente in comune con lei. Spesso quando interpreto un personaggio cerco di trovare dentro di me delle cose che possano essermi utili. Con lei non le ho trovate. Però c’erano delle frasi che mi risuonavano, come quella sulla maternità. O questa sulla bellezza: “Ammalia per i primi 10 minuti, irrita per i successivi 10 anni”. È qualcosa che ho sentito tantissimo, ma non avrei saputo dirlo in questo modo stupendo. Forse il film mi ha commosso perché vi ho rivisto parte della mia adolescenza”.
Anche la sua bellezza ammaliava e irritava?
“Quando ho iniziato a muovere i primi passi sentivo il pregiudizio: ero bella, dovevo essere per forza pessima. C’era una sorta di rancore che si sviluppava un po’ ovunque. Ho fatto veramente tanta fatica ad attraversarlo. E comunque ero bella, in modo naturale. Però ha superato il rancore. Sì, perché ho avuto l’occasione di lavorare con registi che mi hanno regalato tanto, anche se non ho fatto scuole di recitazione”.
Isabella Ferrari: “In Parthenope ho rivisto una parte di me”
[…] Oggi che rapporto ha con la sua bellezza?
“Per tenermi in forma faccio cose semplici: ginnastica, lunghe camminate che mi rilassano. Nel film, Flora dice a Parthenope che una donna ha il dovere morale di essere curiosa. In effetti la curiosità è una di quelle cose che hanno fatto di me la donna che sono. La curiosità è nell’osservare crescere i tuoi figli, nei rapporti con gli amici, nel guardare come cambia il corpo, nel lavorare con registi sconosciuti. Ho detto sì a dei progetti contro tutto e tutti. Dopo Sapore di mare, ho voluto cercare un’altra strada perché soffrivo a essere solo la ragazza del desiderio che s’incontra d’estate in spiaggia. Nel 2000 ho interpretato Distretto di polizia, ma a quel tempo non si usava che un attore del cinema d’autore facesse tv”.
Contenta del percorso?
“Ho vissuto tanti alti e bassi, con momenti in cui crolli in continuazione. A 50 anni ho avuto uno stop: dopo Caos Calmo e Saturno contro, non ero più la donna del desiderio e non ero credibile come madre di adolescenti, anche se lo ero nella vita, perché non mi si immaginava in quel ruolo. Ora sul set mi accettano come madre, anche se potrei essere nonna. Mi piace molto il mio lavoro, mi offrono ruoli interessanti”.
[…] i suoi figli che cosa ne pensano?
“Si ribellano, naturalmente, e hanno ragione. Ma nella mia vita essere madre occupa sempre un grande spazio. Poi sono felice di scappare da tutto e tutti, ogni tanto, con mio marito e quando succede mi sento giovane”.
È sposata con il regista Renato De Maria da 22 anni. Come si fa a far durare un matrimonio?
“Non lo so, non saprei dare una risposta. Abbiamo tanti amici, nessuno mi ha lasciato e non ho lasciato nessuno. Ho una vita piena, magari qualcuno la racconterà”.
Isabella Ferrari: “Agli esordi ho subito un pregiudizio. E sul mio matrimonio…”
Perché non scrive una biografia?
“Non ho voglia, sono pigra”.
Pensa sia il suo peggior difetto?
“Sì, potrei fare alcune cose meglio di come le faccio. Magari faccio oggi quello che potrei non fare domani ma poi c’è sempre qualcosa che mi blocca e non mi fa sentire all’altezza”.
Dopo tanti successi e più di 50 film?
“Non so se passerà mai. È una forma di paura che mi fa sentire piccola, mi tira indietro. La so gestire, ma è così. È anche il mio modo di stare al mondo, non mi sono mai sentita in carriera. Ho lavorato con donne registe sicure di sé, le mie amiche lo sono, invece io sono un dubbio costante”.
[…] Ha uno sguardo molto lucido su di sé. Come ci riesce?
“Credo grazie alle mie origini. Vengo da una famiglia di contadini, ho i piedi per terra. Questo non ti espone ad andare chissà dove quando hai successo e ti salva dalle cadute rovinose. L’equilibrio mi arriva da mio padre”.
Non ne parla mai. Perché?
“Parlo spesso di mia madre perché è lei che ha avuto l’intuizione del lavoro che avrei fatto. Meno di papà per una sorta di pudore e rispetto verso un uomo così onesto, che parlava pochissimo ma quando lo faceva era fulminante.Era un grande lavoratore, sempre elegante nel portamento, nei gesti, in quello che diceva. Mi sono resa conto al suo funerale di quanto fosse amato. Non lo sapevo”.
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