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Virus dormienti nel cervello, possono attivarsi con un trauma cranico e innescare malattie: lo studio

Virus dormienti nel cervello, possono attivarsi con un trauma cranico e innescare malattie: lo studio. Secondo un recente studio condotto all’Università di Oxford, i virus dormienti nel cervello, come il virus herpes simplex (HSV-1), potrebbero essere riattivati da traumi cranici, contribuendo allo sviluppo dell’Alzheimer.

È noto da tempo che le commozioni cerebrali e i colpi alla testa aumentano il rischio di patologie neurodegenerative, ma il nuovo studio suggerisce che tali lesioni potrebbero risvegliare virus latenti, innescando infiammazioni e danni a lungo termine. Questi processi includerebbero l’accumulo di placche di beta-amiloide e proteine tau, marcatori tipici dell’Alzheimer.

Il virus HSV-1, responsabile dell’herpes labiale e presente in gran parte della popolazione mondiale, è al centro delle attenzioni degli scienziati, che stanno studiando se farmaci antivirali o antinfiammatori possano prevenire l’attivazione del virus in seguito a traumi cranici.

La professoressa Ruth Itzhaki, dell’Università di Oxford, ha spiegato che i loro esperimenti su modelli cerebrali in laboratorio hanno mostrato come un trauma possa riattivare l’HSV-1, portando a cambiamenti simili a quelli osservati nei pazienti con Alzheimer. Allo stesso modo, la dottoressa Dana Cairns della Tufts University di Boston ha sottolineato l’importanza di interventi precoci per bloccare questo processo.

Lo studio è stato condotto su modelli di cervello umano ricreati in laboratorio

I ricercatori hanno simulato sia traumi cranici violenti che ripetuti colpi leggeri, riscontrando che questi ultimi riattivavano il virus HSV-1 dormiente. Tale riattivazione causava infiammazione, accumulo di placche, danni cellulari e ridotta funzionalità cerebrale. Inoltre, le cellule infettate dal virus mostravano danni più gravi rispetto a quelle non infettate, suggerendo un legame diretto tra virus e deterioramento cerebrale.

Nonostante i risultati promettenti, alcuni esperti invitano alla cautela. Il professor Robert Howard, psichiatra presso l’University College di Londra, ha sottolineato che l’associazione tra infezioni da herpes, lesioni cerebrali e Alzheimer non implica necessariamente una relazione causale. Ha aggiunto che ulteriori ricerche sono necessarie per confermare questi meccanismi e che la prevenzione delle lesioni cerebrali, specialmente negli sport di contatto, rimane una priorità.

L’attenzione sugli sport di contatto è alta, poiché frequenti impatti alla testa sono stati collegati a un aumento del rischio di demenza e altre malattie neurodegenerative. Casi celebri, come quello del calciatore Sir Bobby Charlton o dell’ex rugbista Steve Thompson, evidenziano le tragiche conseguenze di traumi cranici ripetuti. Questa ricerca potrebbe aprire la strada a nuovi trattamenti preventivi e offrire speranza nella lotta contro l’Alzheimer.

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