Enrico Ruggeri: “Il poeta è un’ode ai dissidenti, soprattutto uno. In Europa tutto puzza di affari, c’è il trucco sotto”. Enrico Ruggeri su Il poeta, il suo nuovo brano in uscita con l’ultimo album ‘La caverna di Platone’, e non solo, il cantautore milanese, 66 anni, ne parla in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’ della quale vi proponiamo alcuni passaggi.
Enrico Ruggeri, noto per il suo stile provocatorio e divisivo sui social, ha spiegato che questo atteggiamento nasce soprattutto dal suo desiderio di esprimersi liberamente. “A volte mi diverto, ma cerco di contenermi altrimenti la mia manager mi sgrida… ma più che altro mi sento un libero pensatore”, ha dichiarato. Questo spirito si riflette anche nel suo ultimo album, La caverna di Platone, e in particolare nel brano Il poeta, dove racconta la storia di un intellettuale incarcerato con accuse infamanti. “È un omaggio a tutti gli ‘intellettuali scomodi’ che hanno pagato con la vita, o comunque a caro prezzo, la loro diversità nei confronti del pensiero dominante: la lista è lunga, Oscar Wilde, Ezra Pound, Giorgio Gaber, Fabrizio De André… Il brano è un’ode ai dissidenti, Pier Paolo Pasolini su tutti”, ha spiegato.
Il riferimento a Pasolini è significativo, soprattutto considerando le critiche di Ruggeri ai colleghi schierati politicamente. Tuttavia, ha precisato: “Pasolini stava dalla sua parte, anche se oggi viene tirato sia da una che dall’altra. La sua autonomia di pensiero gli creò non pochi problemi con l’ortodossia del PCI anni 60”.
Enrico Ruggeri: “Il poeta è un’ode ai dissidenti, soprattutto uno”
L’album contiene anche brani come Das Ist Mir Würst, un valzer in cui Ruggeri afferma: “l’Europa delle banche e delle multinazionali non è quella che voglio”. Quando gli viene chiesto se si tratti di un testo vicino alle posizioni di Salvini, risponde: “Sembra più Marco Rizzo che Salvini… Da bambino ho vissuto l’idea di Europa come fratellanza. L’Europa è stata leader, dai greci in poi, nell’arte e nella cultura e ora si è ridotta a decidere quando un’auto è vecchia e non può circolare o sui tappi delle bottigliette d’acqua… Tutto puzza di affari, corporazioni, c’è il trucco sotto. Mi sembra una narrazione fatta per pilotare il nostro modo di vivere”.
Il passato riaffiora in La bambina di Gorla, che si ispira al bombardamento alleato su Milano nell’ottobre del 1944. “Un racconto vero che mi fece mia mamma insegnante proprio in quel quartiere: lei si salvò perché quel giorno era in un altro istituto, morirono suoi colleghi e suoi alunni. Una canzone che contrasta con la narrazione dei liberatori arrivati con caramelle e cioccolato. La guerra era già vinta, non era il caso di bombardare”, ha ricordato.
Anche i conflitti più recenti trovano spazio in Zona di guerra, dove Ruggeri si sofferma sulla tragedia umana dei combattimenti. “L’ispirazione è stata più la guerra a Gaza che quella in Ucraina. La guerra è atroce sempre, quando arriva nelle case è il male assoluto. A Gaza il 60% degli abitanti ha meno di 14 anni: è un’atrocità impensabile”.
Enrico Ruggeri: “La caverna di Platone perfetto per rappresentare i giorni nostri”
Il titolo dell’album, La caverna di Platone, riprende il celebre mito del filosofo greco. “Perfetto per rappresentare i giorni nostri. Platone racconta di uomini che vivono al buio e pensano che la realtà siano le proiezioni che vedono sulle pareti. Quando escono sono a disagio e preferiscono tornare al buio a vedere le ombre. Oggi mi sembra che fra social e guerra dell’informazione siamo in quella situazione”.
Con questo nuovo lavoro, Ruggeri raggiunge il traguardo del quarantesimo album. “Mi vengono le canzoni… e poi avere uno studio mio dal 2000 in avanti mi ha aiutato. In questi tre anni ci sono andato almeno 10 giorni al mese”, ha raccontato, spiegando anche il suo rapporto con il tempo libero. “Se sono in tour in centro Italia magari mi fermo in una casa che ho preso a Fermo, dove andavo da bambino. Non vado in vacanza perché quando leggo ‘morto regista, stava lavorando a un film’ penso sempre che se non avesse fatto vacanze lo avrebbe terminato. E invece finisce che qualcuno poi lo completa postumo…”.
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