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Salute

Il potere terapeutico del canto: la musica entra nei più moderni processi educativi e riabilitativi

Il potere terapeutico del canto: la musica entra nei più moderni processi educativi e riabilitativi

Dal punto di vista pedagogico e psicologico il canto resta uno degli strumenti più importanti che si annovera tra le terapie più efficienti. Cantare è un’arte. Non è semplice e richiede un’ampia conoscenza del proprio fisico e un costante contatto con le proprie emozioni. Esprimersi con la propria voce sperimentando la riproduzione dei suoni produce effetti positivi anche sul benessere psicofisico.

Oggi parlare di musicoterapia crea confusione soprattutto tra i non addetti ai lavori. Partendo dal concetto che la musica è un linguaggio ed una delle forme espressive e comunicative più importanti che si conoscono, è possibile la sua applicazione anche nei più moderni processi educativi e riabilitativi.

La musicoterapia prevede una competenza molto specifica e l’uso del linguaggio musicale nella relazione d’aiuto. La sua formazione viene realizzata all’interno dei Conservatori e prevede un percorso articolato e complesso che coinvolge le aree della psicologia, della pedagogia e ovviamente quella strettamente musicale. Come ogni linguaggio, la musica ha delle regole precise ed un equilibrio rigoroso, diventando strumento di sostegno alla persona che non riesce ad esprimere altrimenti i propri disagi emotivi.

Per citare un esempio, chi soffre di ansia può trarre enormi benefici dalla tecnica del canto. Sentire la propria voce, imparare una respirazione appropriata, sperimentare i vari toni musicali, aiuta a restare concentrato e presente su sé stesso e a controllare le tensioni muscolari, alla stregua di un vero e proprio massaggio interno al corpo.

Effetti positivi su ormoni e neurotrasmettitori

Le ricerche hanno dimostrato che il canto può effettivamente aiutare lo stato generale di benessere poiché influisce sugli ormoni e sui neurotrasmettitori riducendo lo stress e rinforzando il sistema immunitario. Anche dal punto di vista mentale si riscontrato effetti positivi: cantare in gruppo migliora non solo la propria autostima ma aiuta l’ascolto dell’altro, influendo sul rapporto empatico. Senza considerare che cantare in coro richiede un lavoro in team ed è accertato che aiuta tantissimo nella prevenzione del bullismo.

Chi canta ossigena maggiormente la mente, allontana i pensieri negativi, sincronizza battito cardiaco allentando le tensioni muscolari. E se questa attività viene praticata fin dall’infanzia è possibile prendere coscienza della propria identità vocale ed emotiva accrescendo non solo lo sviluppo corporeo ma soprattutto quello affettivo-relazionale e creativo. Attraverso il canto i bambini tracciano il proprio carattere, imparano non vergognarsi, ad aprirsi agli altri e, grazie alle sue regole comuni e rigorose, il canto influisce sullo sviluppo intellettivo.

Non si evidenziano dunque effetti negativi: il cosiddetto “canta che ti passa” non è solo un modo di dire quanto piuttosto un consiglio che può essere seguito a qualsiasi età.

Marcella Selo

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Marcella Selo

Diplomata al conservatorio in canto lirico, suona il pianoforte dall’età di 5 anni e la musica non ha mai abbandonato la sua vita. Ha fondato due cori polifonici: I Cantores Ecclesiae fondato 30 anni fa e che si è esibito durante tutta la sua carriera in svariati concerti dai programmi classici e gregoriani; 6 anni fa ha fondato un altro ensemble, i Royal Gospel Choir che ha prodotto diversi concerti accompagnato da quartetto jazz live.

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