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Leonardo Maltese: “Il primo amore non è stato il Cinema. Vorrei impersonare personaggi più leggeri”

Leonardo Maltese: “Il primo amore non è stato il Cinema. Vorrei impersonare personaggi più leggeri”. Leonardo Maltese sul primo amore che non è stato il Cinema, e non solo. L’attore romagnolo, 27 anni, ripercorre le tappe più significative della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

L’intervista si apre con una riflessione sull’origine e sul senso di appartenenza dell’intervistato, che confessa di essersi spesso sentito apolide. «I miei genitori sono divorziati e mi è mancato non avere la casa di famiglia, i nonni che vivono nella stessa città, la villetta al mare dove si va tutti insieme l’estate». Tuttavia, racconta di essere cresciuto con sua madre a Ravenna, mentre parte della famiglia risiede in Inghilterra e parte in Sicilia. «Certo, tutto questo è anche una ricchezza e il bilinguismo mi ha aiutato».

Leonardo Maltese: “Il primo amore non è stato il Cinema”

Il bilinguismo, infatti, si è rivelato un vantaggio: «Sento di essere più predisposto ad apprendere i suoni. Ho parlato tardi, a tre anni. Mia madre si rivolgeva a me tutto il giorno in inglese, mio papà in italiano. Però oggi mi sembra di cogliere facilmente le cadenze». Questa sensibilità verso i suoni si è rivelata utile anche sul set. «In Abbaglio mi sono cimentato nel veneto, un dialetto che ho dovuto apprendere. Anche Sergio Rubini nel corso delle riprese di Leopardi mi ha detto di trovarsi bene a lavorare con me, perché quando cercavamo l’intonazione io scendevo nel dettaglio sonoro della battuta».

La passione per la musica emerge come un elemento fondante del suo percorso artistico: «Il primo amore è stata la musica. Poi ho iniziato a scrivere poesie. Solo dopo è arrivata la recitazione. Tutto però parte dal suono». Non a caso, anche nell’approccio al personaggio di Giacomo Leopardi il suono si è rivelato centrale. «Non avevo un’idea della persona. Non abbiamo costruito a tavolino il suo personaggio, il modo di vestire, di parlare, di muoversi. Abbiamo provato a immaginare il suo pensiero, la sua anima. Io mi sono concentrato sui suoi scritti. Sergio Rubini però aveva un’idea chiara e definita. L’universo è stato generoso, perché ci siamo incontrati e io ho scoperto di muovermi a mio agio dentro il personaggio».

Leonardo Maltese: “Con Ettore ero molto nudo”

Anche il personaggio di Ettore ne Il signore delle formiche ha rappresentato una sfida particolare: «Con Ettore ero molto nudo. Gianni Amelio mi aveva scelto per quello che ero. Prima di allora non avevo fatto neanche un cortometraggio. Solo teatro. Non ero un attore, o meglio, solo io sapevo di esserlo. Anche in quel caso una grande congiuntura astrale. La scena della deposizione in tribunale non doveva essere tutta in primo piano. Quel giorno è venuta così. L’ho girata una volta, andava bene e Gianni mi ha mandato a casa».

Passando a Edgardo di Rapito, emerge il ritratto di un personaggio complesso: «È un personaggio combattuto internamente. Edgardo è una persona frastornata, non sa più chi è: quel conflitto è molto difficile da rappresentare. È più semplice incarnare un uomo che sappia cosa fare, un essere molto arrabbiato o addolorato. Edgardo era un groviglio, pieno di nodi».

Un filo conduttore sembra unire le figure che interpreta: «Sempre con dei genitori che vogliono direzionarli in un modo o nell’altro. Mi fanno sorridere i personaggi di Fausto Russo Alesi…». Parlando di questi ruoli, aggiunge: «Lui è Momolo Mortara in Rapito, il padre di Edgardo, ed è Pietro Giordani in Leopardi. Nel film di Bellocchio era il padre che rinnegavo, in quello di Rubini il padre che vorrei».

Riguardo a Monaldo Leopardi, interpretato da Alessio Boni, condivide: «Una scena che mi emoziona moltissimo è quella in cui lui osserva Giacomo lasciare Recanati, lo vede uscire dalla casa e si scambiano uno sguardo. Monaldo sa che Giacomo fuori di lì andrà incontro alla morte e anche il figlio ne è consapevole. Ma va anche verso la vita. Sembra incredibile. A volte dobbiamo fare le scelte sbagliate».

Leonardo Maltese: “Vorrei impersonare personaggi più leggeri”

Alla domanda su come affronta questi ruoli intensi, confessa il desiderio di cimentarsi con personaggi più leggeri: «Prima o poi vorrei impersonare personaggi più leggeri. Avvicinarmi alla contemporaneità. Ma devo dire che Leopardi è modernissimo, un poeta giovane. L’interesse dei ragazzi ha confermato che non ha nulla del “reperto”. Il suo struggersi, la sua vita impossibile, dove ogni cosa è lontana, ricorda il tempo in cui sei adolescente. È un sentimento eterno».

Sul successo, racconta: «Sono contentissimo. L’altro giorno sono andato a una notte bianca della poesia. Vedere che la gente era felice della mia presenza lì mi ha riempito il cuore. Io voglio essere uno che rende belli i momenti della gente». Quanto ai suoi desideri professionali, dichiara: «In Italia sono un fan delle sorelle Rohrwacher. Se mi volessero adottare, io ci sono. Amo tutto di loro. Credo che Lazzaro felice sia uno dei film della mia vita».

Infine, sul suo approccio disciplinato al lavoro, conclude: «Durante Leopardi mi sono annullato. I film producono in me quest’effetto, perché non voglio avere neppure un rimorso. Capita sul set che mi senta male o mi sia successo qualcosa, però poi penso: “Questa la riprendono e resta per sempre e io potrei spingere ancora un po’ di più”. Il film resta. Io devo essere certo di aver dato tutto».

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