Jovanotti: “Incidente? Io come nel kintsugi. Il periodo più difficile della mia vita è stato un altro”. Jovanotti sul grave incidente in bici a Santo Domingo, il periodo più difficile della sua vita, il nuovo lavoro discografico, e non solo, il cantautore romano, 58 anni, né parla in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Il grave incidente in bici a Santo Domingo, la necessità di una seconda operazione una volta tornato in Italia e la lunga riabilitazione sono stati momenti duri per l’artista. «Al fianco e al ginocchio ho patito parecchio. La clavicola rimarrà rotta. Come nel kintsugi, tecnica giapponese in cui si lasciano le crepe sugli oggetti, anche se le mie non sono ricoperte d’oro», racconta.
Parlando delle nuove canzoni, l’artista spiega come siano nate. «Una lunga rincorsa per trovare le idee e i testi, è stato come tenere un diario emotivo, e poi una volta in studio i pezzi sono nati col metodo americano: se una canzone non viene in sei ore si va oltre. Ho incontrato vari produttori e ho scelto Dardust, Canova e Nardelli, ma ci sarà un volume 2 con anche produttori più giovani. Mi piace il dialogo con le nuove leve, sento rispetto, non mi trattano da vecchia gloria».
Jovanotti: “Incidente? Io come nel kintsugi”
Il tema della crisi creativa emerge nel brano «La grande emozione», che riflette su momenti difficili. «Sono fasi che ho attraversato periodicamente. Prima di “Buon sangue” (2005) dissi ai miei manager: “sono a corto di grandezza”. Non avevo una visione. Da lì arrivò una risalita catartica. Il periodo più difficile della mia vita è stato quando si è ammalata mia figlia Teresa, ma rispetto alla mia vicenda personale l’incidente è stato il più duro: ho avuto momenti di buio».
Nonostante le difficoltà, non ha mai pensato di dover reinventarsi completamente. «Non ho mai pensato che non ci fosse la possibilità di tornare. L’energia è sempre quella, si dirama in modi nuovi e diversi e si traduce con un’altra intensità. Sarebbe dovuto comunque accadere prima o poi perché l’età passa. La prova del nove è arrivata il primo giorno di prove del tour: mi facevano male i muscoli per la tensione, avevo paura… Appena iniziato ho sentito che ripartiva tutto: sono contento di come sto sul palco».
Il nuovo album si distingue per il tono romantico, con ballad e testi sull’amore particolarmente intensi. «L’amore è stato un nutrimento formidabile in questo anno e mezzo. Mi dicevo: “comunque vada siamo noi, Francesca, Teresa ed io”. Mi hanno aspettato, accudito, consolato, rassicurato. E allora sono venute canzoni d’amore: avevo quello e non ero pronto per elaborare altro. L’amore è la forza propulsiva non solo della nascita ma anche della rinascita, uno dei temi di questo disco».
Jovanotti: “Politica italiana un casino”
Il singolo «Fuorionda» affronta invece il tema della fragilità umana. «Ero sull’ambulanza con la gamba storta, i medici pronti per la rianimazione… Più avanti ho capito che ho rischiato di morire veramente. Di setticemia. In sala operatoria ho preso un batterio che ha complicato tutto, si stava rosicchiando l’osso e per questo avevo la gamba più corta. Lo hanno scoperto a Milano i medici dell’Humanitas: nella seconda operazione ho perso 4 litri di sangue, è stato un Vietnam. Uno pensa che la morte accada solo agli altri».
Riflettendo sulla mortalità, ammette: «Non ci pensi a quella cosa, è un dispositivo evolutivo. Quando si è aperto quel varco verso l’aldilà non dico che ho visto la luce, ma l’ho intravista. Pensavo fosse un testo troppo forte ma Gabriele Muccino mi ha detto “è la commedia all’italiana”, un modo di reagire con sarcasmo alle cose tragiche che succedono nel mondo».
Anche le guerre, come quelle in Ucraina e Palestina, trovano spazio nelle sue strofe. «C’è sarcasmo, un tono che non avevo mai usato. Se la risposta a “come stai?” non è “sto bene” ma “sto come Russia e Ucraina” vuol dire che siamo in un enorme casino». Poco oltre, compare un riferimento alla politica italiana. «È un casino anche quella, in subbuglio e movimento. La sinistra si deve riformattare e trovare una forza propulsiva che mi sembra sopita ma che esiste, una brace che va riaccesa in modo nuovo. Il passato non torna e se la sinistra smette di guardare avanti fa un errore che poi pagherà. Non sono pessimista: dico che ci vuole del tempo».
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