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Nicole Kidman: “Babygirl? Un aspetto rende questo film unico. È sorprendente vedere come i giovani reagiscano”

Nicole Kidman: “Babygirl? Un aspetto rende questo film unico. È sorprendente vedere come i giovani reagiscano”. Nicole Kidman su Babygirl, l’attrice australiana, 57 anni, è la protagonista del thriller erotico-psicologico, diretto dalla regista olandese Halina Reijn. Ne parla in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Si è parlato molto di Babygirl, delle sue scene erotiche e del coraggio dimostrato dalla protagonista nell’interpretare Romy. L’attrice racconta che l’esperienza di esplorare un personaggio femminile come quello è stata significativa. “Quando ho letto la sceneggiatura mandata da Halina (la regista, ndr) ne sono rimasta colpita perché era una storia profonda e allo stesso tempo divertente. Qui nessuno ti giudica, non c’è un giudizio morale, il che è insolito, anzi, rende questo film unico. Non c’è mai stato un film di questo genere incentrato sulla voce femminile: non si segue la storia di un uomo, ma solo l’ottica di una donna, la sua odissea sessuale e, quindi, la sua crisi esistenziale. Babygirl inizia con Romy e finisce con Romy. E lei, la protagonista, non finisce punita o malissimo nella tragedia, come da tradizione”.

A proposito dell’interpretazione della trama, l’attrice spiega che “c’è chi interpreta la vicenda del film come una completa fantasia, una proiezione della mente femminile, e chi invece la vede come una narrazione reale. La storia si propone, se vogliamo, in tono di commedia, ma affronta pure la questione dei rapporti di forza, il nodo del consenso, e l’autentico io di una donna di una ‘certa età'”.

Nicole Kidman: “Babygirl? Un aspetto rende questo film unico”

L’idea di trasformarsi in un personaggio come Romy era allo stesso tempo liberatoria e intimidatoria. “Eccome. Ho sempre desiderato fare film che forzassero concettualmente i nostri limiti, e provocassero discussioni. Non posso negare che si ci siano state discussioni attorno alla pellicola. Ogni minuto descriveva un processo allo stesso tempo rassicurante e allarmante. Credo anche che Halina volesse creare una favola, o una parabola, e abbiamo tirato tutti un respiro di sollievo quando a Venezia il pubblico ha reagito ridendo. Halina è olandese e ha una visione tutta europea di questo genere di film. Si è fatta le ossa con il teatro di Ibsen (con opere come Hedda Gabler e Casa di bambola) e di Shakespeare. E tematiche simili, seppure rivedute e riscritte, le aveva presenti nella scrittura di Babygirl”.

La protagonista, spesso impegnata in ruoli conflittuali o tormentati, riflette sul significato intimo del film. “È stata un’esperienza intima anche eccitante perché ho avuto la fortuna di essere nelle mani di una regista che mi proteggeva e si prendeva cura di me. Con lei potevo liberarmi, sapendo che non mi avrebbe mai strumentalizzata. Ogni ruolo mi ha sempre offerto l’opportunità di riconoscere qualcosa di me; in questo film sono in ogni singolo fotogramma, seguo ogni istante del viaggio di Romy. Non capita di frequente. Il film solleva l’aspetto legale, spinoso, della questione: il consenso. È stato Samuel a inseguirla e sedurla, ma è anche vero che il ragazzo lavora per lei, Romy è il suo capo. È un’area grigia in cui muoversi. Ed è stato proprio Samuel a spiegarmi cosa fosse il consenso: entrambi continuiamo il nostro gioco, scopriamo noi stessi in un’avventura significativa. Io, a differenza di Halina che ha scritto e diretto il film, ho una visione mia, però, soggettiva, di protagonista della vicenda: è stato difficile anche separarmi da Romy e intellettualizzarla”.

Nicole Kidman: “Babygirl? È sorprendente vedere come i giovani reagiscano”

Questo rapporto personale con il personaggio si collega a una reazione emotiva viscerale. “La mia reazione è stata tutta viscerale. È sorprendente invece vedere come i giovani reagiscano a questo film in modo del tutto diverso; hanno una visione e una comprensione della sessualità differenti, così come è diversa la loro visione del mondo. È un soggetto caro alla regista, che lo aveva già affrontato splendidamente nel suo film Body Body Body”.

Negli ultimi anni, l’attrice ha scelto di collaborare con donne registe e autrici. “Mi sento in sintonia con le storie di donne, ovviamente. Sono una donna, e posso parlare come madre, figlia, moglie, produttrice, attrice; posso insomma muovermi in spazi diversi e usare un pozzo di emozioni ed esperienze per esprimere la mia voce. Scelgo ruoli e persone con cui collaborare con molta attenzione. Per questo ho voluto lavorare con Susanne Bier o Lulu Wang, trovo notevoli i loro punti di vista. Ho appena girato un film, Welcome to Holland, con una giovane regista, Mimi Cave, che ha una sua voce unica, e ora nella serie Scarpetta lavoro nuovamente con una donna franco-svedese magnifica, Charlotte Brändström. Non si tratta necessariamente di scelte maschili o femminili: sono sempre stata attratta da persone con prospettive diverse e complesse, da mondi, paesi e culture di ogni genere. Più di ogni altro fattore, penso che io non devo esserne al centro. In breve: voglio rimanere coraggiosa, non chiudermi ma partecipare. Ci provo. (Ride). Non mi tiro mai indietro, sfido l’avventura. Avanti tutta”.

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