Katia Follesa: Malattia? Invito tutti a sottoporsi a controlli. A Sanremo porterò solo leggerezza e me stessa”. Katia Follesa sulla malattia, e non solo, la conduttrice brianzola, 49 anni, sarà sul palco dell’Ariston nella terza serata del Festival, insieme a Mirism Lrone ed Elettra Lamborghini. Ne parla in una intervista a ‘Il Giornale’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Katia sarà protagonista a Sanremo con il compito di destrutturare il cerimoniale del Festival. A questo proposito, spiega: «Assolutamente. Giocherò molto con l’improvvisazione, osservando quel che succede nelle sere precedenti… con una spalla come Conti mi viene facile».
Le occasioni per trovare spunti non mancano, tra il ritiro di Emis Killa, le polemiche su Fedez e le critiche a Tony Effe. Katia ne è consapevole, ma non si lascia turbare: «In effetti… Ma a Sanremo ci sono sempre polemiche, non mi turbano. Comunque il rap non si può censurare, non avrebbe senso. Il rap ha sempre denunciato qualcosa di malato».
A differenza di molti altri artisti, lei non andrà sul palco con un messaggio da trasmettere. «Giammai. Il monologo no… basta con questa storia che al Festival bisogna per forza dire qualcosa di serio. E poi io non sono una monologhista né una stand-up comedian. Porto solo leggerezza e me stessa, una donna come tutte le altre, non stereotipata, vicino alla casalinga o alla segretaria».
Katia Follesa: A Sanremo porterò solo leggerezza e me stessa”
I suoi impegni sociali, però, li porta avanti fuori dalla televisione, in particolare con la sensibilizzazione sulla prevenzione delle patologie cardiovascolari. «Certo, sono testimonial dell’Ospedale San Donato dove mi hanno curata alla perfezione. Soffro di cardiomiopatia ipertrofica. Invito tutti a sottoporsi a controlli, a fare anche i test genetici, la diagnosi precoce salva la vita. Sostengo in tutti i modi la ricerca scientifica. C’è un nuovo farmaco che permette in alcuni casi a persone affette dalla mia stessa patologia di evitare l’intervento chirurgico».
Nonostante la malattia, Katia non perde il sorriso. «A parte che sono portata a sdrammatizzare, comunque ora sto bene e quindi è più facile riderci su. Magari non posso fare sport a livello agonistico, però chissenefrega. Preferisco andare a chiacchierare con i bambini malati di leucemia».
Anche quando riceve critiche dagli hater sui social per la sua dieta, imposta per motivi di salute, mantiene un atteggiamento lucido. «Dietro ai social c’è tanta solitudine, ma è un tema su cui non si può scherzare. Mi sono battuta, almeno, per costringere alcuni siti che vendono diete dimagranti a togliere la mia immagine fake».
A Sanremo, idealmente, con lei ci sarà anche Valeria Graci, con cui ha condiviso una lunga carriera artistica. «Certo. Nonostante quello che è stato scritto (sulla rottura del sodalizio Katia&Valeria che le ha lanciate all’inizio della carriera), noi non abbiamo mai litigato, abbiamo semplicemente intrapreso due vite diverse, ma ci siamo state sempre l’una per l’altra, anche a distanza. Tanto che ora siamo in tour teatrale con lo spettacolo ‘Ma non dovevamo non vederci più?’».
Katia Follesa: Malattia? Invito tutti a sottoporsi a controlli”
Anche con il suo ex compagno Angelo Pisani i rapporti sono rimasti ottimi, a dimostrazione che una separazione non significa necessariamente conflitto. «Siamo una coppia separata molto unita. Lasciandoci ci siamo potuti dedicare ognuno a se stesso e nostra figlia Agata non ne ha sofferto. È una scelta che abbiamo fatto in tre».
Gestire un’adolescente di 15 anni, soprattutto se figlia di due attori comici, non è semplice, ma Katia racconta di avere un buon rapporto con lei. «Quando nasci in una famiglia che ti porta nei teatri fin da piccola, diventa tutto naturale. Abbiamo un bel dialogo e per fortuna non vuole fare l’attrice».
Infine, nessuna competizione con Geppi Cucciari, che sarà sul palco la sera successiva alla sua. Al contrario, tra le due c’è stima e affetto. «Ma no, lei è mia amica e sarda come me… Io per metà. Ci siamo messaggiate: ‘Peccato che non siamo nella stessa sera’. Ci conosciamo dai tempi della Scuola di Grock. Ce lo meritiamo tutte e due quel palco».
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