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Valentina Bellè: “ACAB? Un aspetto mi ha provato. Complicato capire cosa spinge a fare quel mestiere”

Valentina Bellè: “ACAB? Un aspetto mi ha provato. Complicato capire cosa spinge a fare quel mestiere”. Valentina Bellè su ACAB, e non solo. L’attrice veronese, 32 anni, veste i panni di Marta, l’unica donna poliziotto della squadra protagonista della fiction Netflix. Ne parla in una intervista a ‘Io Donna’, della quale vi proponiamo alcuni passaggi.

Valentina Bellè interpreta Marta, l’unica donna in una squadra tutta maschile nel film di Stefano Sollima. Il suo personaggio rappresenta una novità, essendo una delle pochissime donne della Celere, proprio come accade nella realtà. “Marta ha messo da parte la propria femminilità, l’ha negata, e ha sposato completamente il lavoro, anche perché la sua vita privata è a pezzi. Con questa corazza si sente sicura e in effetti negli scontri di piazza la squadra ti salva la vita”.

Fin dalle prime scene, il personaggio di Marta mostra il suo carattere deciso e spigoloso. In un momento significativo, ordina: “Prendi lo sfolla”, riferendosi allo sfollagente, e non esita a usarlo. Valentina Bellè sottolinea che Marta non ha il compito di portare i cattivi sulla buona strada, né il ruolo tradizionale della donna che spinge gli uomini a ragionare. “Non ha nessuna morbidezza. Ha i suoi motivi per soffrire e la sua violenza, come per gli altri, è sintomo di debolezza”.

Dal punto di vista psicologico, il ruolo è stato impegnativo per l’attrice, che confessa di aver sentito la mancanza delle sue amiche. “Mi piace condividere le esperienze con le colleghe, ed essere l’unica donna per tanti mesi… Grazie a Dio c’era un gruppo bello, siamo sempre andati d’accordo. Ma la storia mi ha provato. Ci sono pochi momenti di respiro, ma era quello che volevamo raccontare”.

Valentina Bellè: “ACAB? Complicato capire cosa spinge a fare quel mestiere”

Tra le scene più difficili da girare, Valentina Bellè ricorda in particolare quella iniziale, in cui si trovano coinvolti negli scontri con i No Tav in Val di Susa. “Siamo stati due settimane a -10°, abbiamo girato di notte, mi mancava il respiro. A un certo punto mi sono accasciata, ho dato lo stop ma nessuno mi ha sentito. Era tutto molto credibile, e l’immedesimazione aiutava”.

Per prepararsi al ruolo, l’attrice si è avvalsa dell’aiuto di una persona che l’ha guidata a comprendere cosa significhi davvero trovarsi sul campo. “Sul set avevamo dei consulenti e abbiamo fatto una preparazione atletica accurata: manganello, casco, divisa e scudi sono molto pesanti. Non è stato facile ma si tratta comunque di una fiction, eravamo super protetti”.

Il film ACAB mostra una polizia sfaccettata, divisa tra i duri come Marco Giallini e i dialoganti come Adriano Giannini, affrontando temi di grande attualità. Valentina Bellè riflette sulla complessità di questo mondo. “Per me è stato complicato cercare di capire cosa spinge a fare questo mestiere, non mi sono data una risposta e non credo ce ne sia una sola. I poliziotti che raccontiamo mettono davanti al dovere di difendere le leggi e proteggere le persone i loro istinti personali e la vendetta. Il tema è delicato e spinoso, credo comunque che tra le forze dell’ordine ci siano tante brave persone”.

Quando sceglie un personaggio, l’attrice è attratta dalla possibilità di esplorare la femminilità in tutte le sue sfaccettature. “Mi incuriosiscono donne non per forza rassicuranti. Nel nostro cinema le figure femminili sono spesso complementari a quelle maschili. A me piace mescolare le carte, raccontare tutta la loro ricchezza, le amo tantissimo. Detto ciò, devo ammettere che a questo punto del mio lavoro ho voglia di un po’ di leggerezza”.

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