CIPO, cos’è la malattia sconosciuta che colpisce 3 milioni di donne in Italia
E’ la storia di Laura, nome di fantasia. Giovane donna di trent’anni che conduce la vita normale di qualsiasi persona: lavoro, amici, uscite, risate, amore. Poi un giorno, a causa di una grave endometriosi che non ti lascia vivere serenamente, ti dicono che l’unica soluzione è l’asportazione dell’utero. E così si dice addio al sogno di diventare madre, di vivere una vita normale e pur di stare meglio si decide di rinunciare a dare alla luce un figlio, perché la propria salute è certamente più importante.
Peccato che quella malattia cronica, le cui cause ancora sono sconosciute, può interessare altri organi, tra cui l’intestino. In Italia ne soffrono circa tre milioni di donne. Tre milioni di persone che vedono compromessa la salute, che vivono condizioni debilitanti sia sotto il profilo fisico che psicologico.
Ma purtroppo i problemi non finiscono qua. I dolori aumentano fino a rendere impossibile mangiare o bere. Il cibo diventa veleno, l’acqua ha l’effetto dell’acido nello stomaco. Si parla di una possibile malattia rara, la CIPO cioè una pseudo-ostruzione intestinale cronica caratterizzata da acuti episodi e sintomi di occlusione intestinale, senza che ci sia una effettiva occlusione dell’organo.
Malattia di origine neurologica
Si tratta di una malattia di origine neurologica: un anomalo funzionamento dell’apparato neuro muscolare che può coinvolgere qualsiasi tratto dell’intestino causando dolori atroci a livello addominale con vomito, crampi, diarrea, costipazione, malassorbimento e perdita di peso. È una patologia subdola, come un demone che si insinua nella tua vita strappandola via. E’ la forma più grave in assoluto di dismotilità gastrointestinale, che può avere esito fatale.
E la cosa peggiore è che non esiste cura che possa modificare l’andamento della malattia o guarire gli episodi occlusivi. Di conseguenza l’ammalato non può mangiare né bere. L’alimentazione deve essere somministrata tramite un sondino nasogastrico o con via endovena, nota come nutrizione parenterale. Provate solo ad immaginare una vita senza cibo: non poter accettare un invito a cena, non poter assaggiare la torta del proprio compleanno, non poter brindare a capodanno con la famiglia.
La nostra vita ruota intorno al cibo: basta accendere la televisione o guardare i reel di Facebook per essere inondati da pubblicità di alimenti, ricette più o meno appetitose, bevande rinfrescanti d’estate e confortevoli d’inverno. L’unica strada sembrerebbe la chirurgia ma la sua applicazione è controversa dalla letteratura medica. Si stanno sperimentando trapianti dell’intestino, al momento senza successo. Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti si è occupato di questa condizione estremamente particolare.
La ricerca
Attualmente la ricerca è indirizzata verso una mutazione genetica di origine ereditaria o a causa di virus contratti o da fattori ambientali. In Italia la ricerca è presso la Facoltà La Sapienza di Roma secondo la quale la gestione è basata su supporto nutrizionale, in prima istanza, e sul ripristino di liquidi ed elettroliti. Secondo le ricerche, il riflesso peristaltico è mediato dalla serotonina secreta dalle cellule enterocromaffini (EC), come risposta agli stimoli legati alla presenza di cibo e allo stiramento meccanico (Gershon et al, 2004).
Lo studio svolto presso la Sapienza indica che il microbiota intestinale modula la serotonina grazie alle cellule EC e permetterà di comprendere quale potrebbe essere il meccanismo attraverso cui il microbiota, o suoi componenti, condizionano la peristalsi intestinale nei pazienti CIPO, le cui cause di dismobilità sono a tutt’oggi ignote. Si potrebbero inoltre aprire nuove strade per la messa a punto di nuovi approcci terapeutici volti alla modificazione del microbiota, che siano mirati e specifici per i pazienti con CIPO.
Una malattia che è una maledizione, una condanna ad una vita di sofferenza.
Vivere senza gustare un cucchiaino di nutella, un biscotto, un bicchiere di vino, una patatina fritta, un thè con le amiche. Quante cose mangiamo senza capire la fortuna che abbiamo nel poterle assaporare. Pensiamoci bene prima di sottovalutare il valore del cibo e, senza curarcene, lo buttiamo.
Marcella Selo
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