Violante Placido: “Nuda su Playboy? Vi spiego. Io vittima di pregiudizi. Ho pianto quando hanno ucciso papà nei panni di Cattani”. Violante Placido nuda su Playboy? In una intervista a ‘Il Corriere della Sera’, l’attrice figlia d’arte, 49 anni a maggio, spiega il motivo per cui ha posato per la rivista americana, e non solo. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
L’attrice esordisce parlando della sua adolescenza, che ricorda come un periodo di grande libertà, in cui non sentiva il bisogno di ribellarsi. «Non c’era bisogno di essere ribelli. Ho avuto un’enorme libertà, da piccola volevo fare tutto da sola, anche se mia nonna materna mi ha molto accudito». Fin da giovane, ha costruito un mondo tutto suo al di fuori della famiglia e ha confessato con orgoglio: «Se c’è una cosa di cui vado orgogliosa è la mia energia, la mia passione e indipendenza». Una delle sue grandi passioni era l’equitazione. «Amavo i cavalli, facevo salto a ostacoli. A 13 anni me ne comprarono uno, lo chiamai Sugar Kane come il nome di Marilyn Monroe in A qualcuno piace caldo».
Violante Placido: “Marilyn Monroe il mio mito da ragazzina”
L’ammirazione per Marilyn Monroe era molto forte e ha influenzato i suoi giochi e sogni di bambina. «Era il mio mito, giocavo a essere lei, mi truccavo come lei, cantavo le sue canzoni», ha ricordato Violante. Questo legame con l’icona americana si è rafforzato quando, durante un momento di crisi familiare, è andata in America con la madre e si è iscritta allo Strasberg Institute di recitazione.
Rievocando quel periodo, ha raccontato i particolari esercizi sensoriali svolti a scuola per lavorare sulla memoria emotiva: «A scuola facevamo esercizi sensoriali per lavorare sulla memoria ed esperienze del passato. Ricordo un’ora con gli occhi chiusi a sentire il peso di un’arancia, la consistenza della buccia, l’odore». Ha confessato che la sua ammirazione per Marilyn l’aveva portata a scegliere una scena di un suo film da portare al corso di recitazione. «Andavo per emulazione. I docenti mi dissero che dovevo trovare la mia unicità. Mi sentii confusa».
Violante Placido: “Nuda su Playboy? Vi spiego”
Questa ricerca di un’identità artistica personale si è riflessa anche nella sua carriera musicale, per la quale ha scelto il nome d’arte Viola. Ha spiegato la motivazione dietro questa scelta: «Violante Placido non mi sembrava un nome credibile per la musica, troppo ingombrante, mi sembrava di usare una scorciatoia. Viola era il nome con cui mi chiamavano le persone più intime. Ed io volevo farmi conoscere nella mia intimità».
Parlando del suo legame con la musica, Violante ha rivelato quanto il canto sia stato per lei una forma di esplorazione interiore: «Il canto mi mette in contatto con la mia parte più profonda, una forma di autoterapia. Volevo dare voce alle mie fragilità e insicurezze». La musica è diventata uno spazio di autenticità, che le ha permesso di mostrare il suo lato più vero e fragile, distante dall’immagine pubblica legata ai suoi personaggi. «La possibilità di essere altro dall’immagine che si aveva di me attraverso i miei personaggi, della bella e stronza», ha specificato.
Questa volontà di mostrarsi senza filtri l’ha portata a scrivere la canzone Non essere timida, come auto-esortazione per superare la timidezza e il pudore che spesso la bloccavano. Ha spiegato come nel video della canzone ci sia «un’idea di rottura», realizzata dal suo compagno Massimiliano D’Epiro, padre di suo figlio, che l’ha rappresentata in una versione provocatoria e inaspettata: «Mi ha reso barbuta, è un omaggio a La donna scimmia di Marco Ferreri».
Violante Placido: “Ho pianto quando hanno ucciso papà nei panni di Cattani”
Ripensando agli inizi della sua carriera di attrice, Violante ha raccontato come suo padre, Michele Placido, avesse inizialmente immaginato per lei un futuro diverso: «Papà mi vedeva costumista, non per denigrarmi, era per dire qualcosa che non fosse fare l’attrice, che richiede una spietata determinazione e nervi saldi». Lei stessa, inizialmente, non si sentiva pronta per il mondo della recitazione e sognava un futuro nello sport. Tuttavia, ha scelto di intraprendere la carriera con vitalità e senso di sfida. Riguardo all’essere figlia d’arte, ha dichiarato: «Non mi sono mai sentita una vittima, sarebbe patetico».
L’assenza del padre per motivi di lavoro e la giovane età della madre, Simonetta Stefanelli, l’hanno portata a sviluppare presto una forte indipendenza. Ha vissuto esperienze particolari come quella di vedere i suoi genitori “morire” sullo schermo. In particolare, ha ricordato la scena della morte del padre nella serie La Piovra: «Lui in casa mi preparò ma poi piansi sul divano come fece tutta Italia, penso». Questa esperienza contrastava con l’immagine che lei aveva del padre: «Papà l’ho sempre visto tenero, puro, buono, a dispetto di chi lo vede come una figura che può incutere soggezione».
Violante ha poi raccontato il ritiro della madre dal mondo del cinema: «Si ritirò perché continuavano a offrirle commedie sexy e dopo aver lavorato con Coppola non si accontentava facilmente». Ha anche confessato di aver provato la gelosia che ogni figlia può sentire per un padre considerato un grande seduttore: «Come lo è ogni figlia del proprio padre».
Violante Placido: “Io vittima di pregiudizi”
Riguardo al ruolo di Moana Pozzi, ha spiegato: «Il provino l’ho vissuto quasi come una chiamata». Per prepararsi ha studiato a fondo la vita dell’attrice, immergendosi completamente nel personaggio. La scelta di posare per Playboy è stata per lei un’esperienza professionale senza scandalo: «Beh, era come il calendario di Max. Un casto nudo. Lo hanno fatto tante attrici».
Violante ha raccontato anche le esperienze sui set internazionali con George Clooney in The American, descritto come «super carino» ma riservato fuori dal set, e con Nicolas Cage, con cui ha condiviso una maggiore complicità. «Mi confidò d’aver avuto una cotta per mia madre», ha ricordato con ironia.
Infine, ha affrontato il tema dei pregiudizi incontrati nella sua carriera, non solo da parte del pubblico ma anche da alcuni colleghi. Ha raccontato di quando Ninni Bruschetta, dopo aver lavorato con lei, ha ammesso: «Pensavo che fossi una rompiscatole e invece sei l’antidiva per eccellenza». Violante ha concluso riflettendo sulla sua natura indipendente: «Sono nata con uno spirito indipendente e quel tipo di immagine cristallizzata di figlia eterna non mi appartiene».
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