Tacconi, la moglie Laura Speranza: “Casa popolare? Nessun favoritismo, vi spiego. Stefano sta meglio ma è ancora lunga”. Stefano Tacconi, la moglie Laura Speranza, ex modella, 68 anni, spiega i motivi per cui le è stata assegnato dall’Aler un alloggio popolare in provincia di Milano in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Stefano Tacconi sta continuando il suo percorso di riabilitazione dopo l’aneurisma cerebrale che lo ha colpito nell’aprile di tre anni fa. La moglie Laura racconta: «Anche oggi è a fare riabilitazione. Lo accompagno tre, quattro volte a settimana, soprattutto per il potenziamento delle gambe. Va sempre meglio, ha avuto una ripresa incredibile, ha stupito anche i medici, è stato grandioso».
Recentemente, la famiglia Tacconi è stata coinvolta in una polemica riguardante l’alloggio popolare concesso dall’Aler, una notizia rivelata dal Quotidiano Nazionale che Laura non ha gradito. «Noi non abbiamo detto niente. E non abbiamo avuto nessun favoritismo. Sono stata io a decidere di presentare la domanda, insieme a mio figlio maggiore Andrea. Avevamo tutti i requisiti, siamo risultati primi della lista anche perché è stata riconosciuta la disabilità totale».
La decisione di cambiare casa è nata da una necessità pratica. «Dove abitavamo prima c’erano quattro rampe di scale. Stefano si muoveva solo in carrozzina, abbiamo capito che sarebbe stata una cosa lunga. Ancora adesso la usa per i tratti più lunghi, altrimenti si sposta con le stampelle».
Inizialmente, era stato assegnato loro un primo alloggio, ma hanno chiesto di cambiarlo perché «l’ascensore era al primo piano, c’era ancora una rampa di scale da fare». La nuova casa si trova «alla periferia sud di Milano, al sedicesimo piano. Non ci sono scalini».
Tacconi, la moglie Laura Speranza: “Casa popolare? Nessun favoritismo”
Riflettendo sul cambiamento radicale delle loro vite, Laura osserva: «Nella vita si attraversano momenti di fragilità, ci sono dei frangenti in cui non c’è troppo tempo per pensare, bisogna solo darsi da fare. Con mio figlio Andrea abbiamo preso la decisione di trasferirci senza dire niente a Stefano, per le sue condizioni e per non dargli troppe preoccupazioni. Non sapevo come l’avrebbe presa, avevo paura che dopo la malattia fosse preso dallo sconforto, dalla depressione. Invece la cosa che più mi ha colpito è che uscito dall’ospedale e ci ha ringraziato di tutto quello che avevamo fatto. Lo ripeto sempre, lui ha la stoffa del campione, non è uno che si piange addosso, nessuna situazione gli fa paura. È uno spirito che ha trasmesso anche a noi. Standogli sempre accanto gli abbiamo dato forza, essere uniti ci ha permesso di andare avanti».
Ripensando ai momenti più difficili, Laura ricorda: «Il colpo che ha avuto è stato durissimo. Poi ha dovuto imparare di nuovo a respirare, a mangiare, a camminare, è dovuto ripartire da zero come un bambino. Ancora adesso ci sono tante cose di cui occuparsi, dalle medicine alla riabilitazione».
Parlando del nuovo contesto abitativo, Laura descrive il vicinato: «Gente normalissima, quella che puoi incontrare ovunque, dai bambini agli anziani. Abbiamo trovato tanta serenità, ed è quella che serviva a noi e a Stefano».
Guardando al futuro con ottimismo, Laura conclude: «Dopo che sei passato da una cosa del genere, il domani non può che essere roseo. Quando sei uscito da un tunnel pensi solo alla luce. Questo è lo spirito che ha Stefano e che ci ha tenuti uniti come famiglia. È la solitudine a farmi paura, insieme siamo capaci di affrontare ogni cosa».
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