Scoperto il tipo di lavoro che provoca insonnia più di altri: lo studio. Gli scienziati hanno scoperto il tipo di lavoro che provoca insonnia più di altri grazie a uno studio pubblicato sul ‘Journal of Occupational Health Psychology. La ricerca evidenzia come i lavori sedentari possano influire negativamente sulla qualità del sonno, aumentando significativamente il rischio di insonnia.
Chi svolge lavori prevalentemente sedentari ha il 37% di probabilità in più di manifestare sintomi legati all’insonnia, secondo lo studio condotto dalla dottoressa Claire Smith dell’Università della Florida del Sud. Questo dato è particolarmente rilevante considerando che l’80% della forza lavoro negli Stati Uniti è classificata come sedentaria.
Lo studio ha analizzato oltre mille lavoratori americani nel corso di un decennio, confrontando i dati relativi al sonno raccolti tra il 2004-2006 e il 2013-2017. L’obiettivo era comprendere come la progettazione del lavoro, inclusi l’uso della tecnologia, l’attività fisica e gli orari, influenzi la salute del sonno. Gli indicatori analizzati includevano la durata del sonno, la regolarità, i sintomi di insonnia, i sonnellini, la stanchezza diurna e il tempo necessario per addormentarsi.
Dallo studio sono emerse tre principali categorie di dormienti. I “buoni dormienti” presentano cicli regolari e poca stanchezza diurna. I “dormienti con insonnia” soffrono di cicli brevi e stanchezza persistente. Infine, i “dormienti di recupero”, che ricorrono a sonnellini o a lunghe dormite nel weekend per compensare la mancanza di sonno regolare. I lavoratori su turni notturni hanno una probabilità del 66% maggiore di rientrare in quest’ultima categoria, spesso a causa degli orari irregolari e delle richieste fisiche dei loro ruoli.
La ricerca ha inoltre sottolineato che il 90% dei lavoratori che sviluppano problemi di insonnia legati alla progettazione del lavoro continua a soffrirne per almeno un decennio, aumentando il rischio di malattie croniche come diabete, malattie cardiovascolari e depressione. Lo studio ha evidenziato disparità tra lavoratori “colletti bianchi” e “colletti blu”.
I primi, generalmente impiegati in ufficio, tendono a sperimentare problemi di insonnia o irregolarità moderate. I secondi, impegnati in lavori manuali, affrontano maggiori difficoltà nel mantenere un sonno sano a causa delle condizioni lavorative e degli orari instabili.
Per migliorare la qualità del sonno, la dottoressa Smith propone il “job crafting”, cioè adattare aspetti del lavoro per meglio rispondere alle esigenze personali. Pause attive durante il giorno, come camminare o salire le scale, possono favorire il rilassamento serale. Anche ridurre l’uso dei dispositivi elettronici prima di dormire è cruciale, poiché la luce blu emessa da questi apparecchi altera il ritmo circadiano. Filtri per la luce blu o la disconnessione due ore prima di andare a letto sono strategie utili.
Luis Buenaver, esperto di medicina del sonno, ha elogiato l’approccio dello studio e sottolineato l’importanza di interventi lavorativi mirati. Misure come orari flessibili e una cultura aziendale attenta al benessere dei dipendenti possono migliorare la qualità del sonno di milioni di persone. Infine, la ricerca rafforza l’idea che il sonno non sia solo essenziale per la salute, ma anche per la produttività e il benessere generale.
Seguici anche su Facebook. Clicca qui
Aggiungi Commento