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Riccardo Cocciante: “Margherita straripata per un motivo. Io piccolo e brutto? Mi ha fatto male ma è stata una scossa”

Riccardo Cocciante: “Margherita straripata per un motivo. Io piccolo e brutto? Mi ha fatto male ma è stata una scossa”. Riccardo Cocciante su Margherita, il cantautore italo francese, 79 anni, parla del suo brano del 1976 che ha fatto la storia della canzone italiana, in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Riccardo Cocciante racconta la nascita di Margherita, una delle sue canzoni più celebri, spiegando che l’idea del testo venne a Marco Luberti in sogno. Non sa dire se dietro a quel sogno ci fosse una donna reale, ma ricorda di non essere stato subito convinto del nome. «All’epoca c’era una pubblicità di una lavatrice o qualcosa di simile con quel nome».

La canzone è diventata un simbolo dell’amore, anche se Cocciante sottolinea che gran parte dei suoi brani hanno una dimensione allegorica. «Il 90 per cento dei miei pezzi sono allegorici. Sono come i pittori espressionisti che cercano lo spirito dietro le cose. Solo una volta, con Vivi la tua vita, scritta con Mogol per mio figlio nato da poco, sono stato diretto. Margherita è arrivata al pubblico in modo atipico: era l’epoca della contestazione politica, pensavo che non avrebbe avuto chances». Invece, il brano ebbe un successo straordinario, probabilmente per un motivo: il contrasto tra il tema dell’amore e il clima politico di quel periodo.

Riccardo Cocciante: “Margherita straripata per un motivo”

L’ispirazione per la canzone arrivò in modo insolito anche dal punto di vista compositivo. «In genere componevo prima la musica, e ne scrivevo molta, e poi arrivavano i testi, pochi, di Luberti. In quel caso fu il contrario. Mi portò le parole e andammo a cercare fra le idee dei giorni precedenti trovando quella melodia perfetta. Una magia». Margherita racconta un’idea d’amore profonda, un ideale di vita che, secondo Cocciante, rifletteva il rapporto intenso con sua moglie. Inoltre, la canzone gli permise di scrollarsi di dosso l’etichetta di “arrabbiato” che gli era stata attribuita dopo Bella senz’anima.

Parlando delle sue origini, Cocciante ricorda di essere nato a Saigon e di essere tornato in Italia con la famiglia all’età di undici anni per sfuggire alla guerra civile. «Non ci sono mai tornato. Prima perché non si poteva, poi perché ho rifiutato l’idea di tornare in quei luoghi così tanto amati. Forse dovrei ripensarci. Ho ancora nostalgia del Vietnam, il ricordo impresso di quegli anni di libertà spensierata, il cibo, il caldo che impari ad accettare».

In passato ha raccontato di essersi sentito a disagio con il proprio aspetto fisico, al punto da definirsi “piccolo e brutto” nelle interviste degli anni ottanta. «Mi ha fatto male. Ma mi ha anche fatto cantare. Fu una specie di reazione. Avevo un complesso di inferiorità per la statura. E poi parlavo anche poco. Non ho mai pensato di essere un personaggio presentabile per la televisione. La parte mentale è condizionata da quella fisica: non fu piacevole, ma con la musica ho trovato rivalsa. Ho capito che dovevo accettare il mio aspetto, che ero così… E alla fine tutti si sono accorti che il canto rimpiazzava quello che mancava altrove».

Riccardo Cocciante: “All’inizio non piaceva a molti come cantavo”

Anche il suo stile vocale, aggressivo e potente, può essere considerato una risposta a questa insicurezza. «All’inizio non piaceva a molti. Il primo produttore della RCA avrebbe voluto che cambiassi. Quello era il mio modo per esagerare la voglia di rottura totale con il passato. Mi ero ispirato alle voci nere, quelle che per esprimere un sentimento gridavano: Ray Charles, Otis Redding, Tina Turner… A quello stile ho associato la melodia italiana e l’idea, presa dai francesi, che i testi non dovessero dire solo “ti amo”».

Il primo grande successo di Cocciante fu nel 1974 con Bella senz’anima. Anche in questo caso, il brano non parlava di una donna specifica, ma era l’espressione della sua rabbia. La canzone fu censurata in Italia per un passaggio considerato troppo evocativo: «E quando a letto lui ti chiederà di più». Ma prima ancora ci fu un’altra difficoltà: la casa discografica aveva bocciato l’intero album di debutto, Anima. «Ad un concerto che feci al teatro dei Satiri con Venditti e De Gregori, c’era anche Ennio Melis della RCA: colpito dai brani, decise di rifarli da capo affidando gli arrangiamenti a Ennio Morricone e Franco Pisano».

La canzone suscitò anche polemiche da parte delle femministe, che la accusarono di maschilismo, un’accusa che Cocciante respinge. «Ne hanno approfittato. Non c’era nulla di maschilista. Anzi quella forte nella canzone è la donna».

Riccardo Cocciante: “Io piccolo e brutto? Mi ha fatto male ma è stata una scossa”

A proposito dei testi misogini della trap contemporanea, Cocciante osserva che ogni epoca ha avuto canzoni capaci di urtare la sensibilità del pubblico. «In ogni periodo ci sono state canzoni che hanno urtato la sensibilità delle persone. Più si va avanti più il linguaggio diventa intenso, ma anche negli anni settanta la trasgressione urtava. C’è libertà di parola, per fortuna, ma anche libertà di non sentire».

Nel 1991 partecipò al Festival di Sanremo, vincendolo con Se stiamo insieme, ma non ha più voluto tornarci. «Ho detto subito dopo la vittoria che non ci sarei tornato perché non mi piace ripetere le esperienze. Per lo stesso motivo non sono tornato a The Voice. Le partecipazioni televisive ti fanno entrare in una macchina che ti usa e ti macella. Diventa più importante quello che si fa e non quello che si è. L’apparire oggi sembra più forte della produzione musicale».

Le sue canzoni più famose, Bella senz’anima e Margherita, non lo hanno mai annoiato. Anzi, continueranno a far parte dei concerti di Io… Riccardo Cocciante, il tour che prevede cinque date a marzo a Milano, seguite da due appuntamenti speciali all’Arena di Verona il 13 maggio e alle Terme di Caracalla a Roma il 6 e l’8 giugno. «Ogni volta che sali sul palco hai il dovere di riscoprire le canzoni e dare una piccola variante nell’interpretazione. Queste canzoni sono cresciute e si evolvono con me. La mia voce cambia nel tempo. E anche l’arrangiamento cambia: per Margherita, ad esempio, oggi levo tutto e lascio l’essenziale».

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