Matilda De Angelis: “La vita da grandi? Io sono diventata adulta 3 volte. Per due anni non sono uscita di casa”. Matilda De Angelis su La vita da grandi, l’attrice bolognese, 29 anni, interpreta la sorella di un ragazzo autistico nel film di Greta Scarano. Ne parla, tra le altre cose, in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’ della quale vi proponiamo alcuni passaggi.
L’attrice racconta il suo rapporto con le regole con una certa ambivalenza: «Non sono esattamente una ragazzaccia, ma quasi. A volte è come se fossi due persone: una è la prima della classe che fa di tutto per arrivare preparata, l’altra invece se ne frega. Un po’ secchiona e un po’ anarchica».
Parlando della sua famiglia, spiega come il suo legame con il fratello sia stato caratterizzato da differenze profonde: «Siamo persone diverse, io sono la maggiore e mi sono sempre sentita responsabile per lui, e contemporaneamente mi sentivo invisibile». Un sentimento che si riflette anche nel personaggio di Irene, che interpreta nel film. «Sono diventata grande a sette anni quando i miei genitori si sono separati. Da piccola, a scuola, parlavo della separazione dei miei, le maestre erano contente che io lo facessi. Dicevano che aiutavo anche gli altri compagni di classe nella mia stessa situazione».
Non è stata però l’unica volta in cui ha sentito di essere diventata grande: «A sedici anni, quando cantavo nella mia band e andavo in giro in tour, sono state le prime volte in cui dormivo fuori casa. E un’altra volta in cui sono diventata grande è stato quando ho firmato il mio primo contratto, con Matteo Rovere e Stefano Accorsi».
Matilda De Angelis: “La vita da grandi? Io sono diventata adulta 3 volte”
La svolta è arrivata con ‘Veloce come il vento’. «Andavo in quinta superiore quando un mio caro amico mi ha parlato di un casting, mi ha convinta dicendomi che si trattava solo di fare una foto e andarmene». Ma la realtà si rivelò ben diversa: «Arrivo lì e mi dicono che devo fare una prova attoriale. M’invitano nella stanza insieme a un ragazzo, dicono: “Questo è tuo fratello tossicodipendente, non ne puoi più dei suoi comportamenti tossici e sei arrabbiatissima con lui, devi buttarlo fuori da casa vostra”». Dopo aver superato tutti i provini, fino a quello decisivo a Roma con Stefano Accorsi, ottenne la parte. Eppure, dopo quel successo, si ritirò: «Non volevo farlo. Il fatto è che non faccio le cose che non so fare. Il primo giorno in prima elementare ho pianto perché non sapevo né leggere né scrivere, mia madre per calmarmi mi disse che andavo a scuola proprio per imparare, al tempo me ne feci una ragione».
A convincerla a tornare è stata proprio sua madre, che ha ricevuto telefonate quotidiane dal regista Matteo Rovere. «Lei è una strega», commenta con affetto. Quando le viene chiesto se crede nella reincarnazione, risponde con decisione: «No, ma se dovessi credere in qualcosa direi il destino, anche se mi terrorizza». Un timore che sembra quasi profetico se si pensa alla scelta del suo nome: «Mi chiamo Matilda come omaggio alla protagonista di ‘Léon’ di Luc Besson, quest’estate ho girato con lui».
Matilda De Angelis: “Da piccola sopportavo essere guardata o abbracciata da nessuno”
Il tema dell’infanzia e delle attenzioni indesiderate emerge nel confronto con le parole di Natalie Portman, che ha raccontato di non aver mai sopportato le attenzioni morbose ricevute dopo aver interpretato Mathilda Lando. «Ha assolutamente ragione. Neanch’io da piccola sopportavo essere guardata o abbracciata da nessuno. Mia madre mi definiva “ostile”». Un atteggiamento che lei interpreta in modo diverso: «Sono sempre stata tutta d’un pezzo, devo tenere tutto in ordine e sotto controllo. Da bambina mettevo in fila le scarpe di tutti in casa, per tenere in ordine, mi sembrava una cosa carina». Ma dietro quel bisogno di ordine si nascondeva qualcosa di più profondo: «Era un sintomo del “terremoto” che stavo vivendo. La mia, come un po’ tutte, è una famiglia che ha attraversato delle difficoltà, senza però farmi mai mancare nulla, forse un giorno ne parlerò. Mi chiedo: raccontare la mia vita va a ledere la privacy di qualcun altro, la vita di quelli che racconto?».
Nel film, il suo personaggio Irene a un certo punto scappa dalla famiglia. Lei, invece, non ha mai avuto questo impulso: «Scappare mai, diventare invisibile sì, come ho detto prima. Nel mio condominio non sanno nemmeno chi sono». A dimostrazione di ciò, racconta un episodio curioso: «Ho parlato con dei vicini una volta e mi hanno detto che da noi si era trasferita un’attrice, mi hanno chiesto se la conoscessi», racconta ridendo. Il rapporto con il fratello è rimasto saldo nel tempo, tanto che adesso vivono insieme: «Scrive sceneggiature, per lui reciterei».
Matilda De Angelis: “Per due anni non sono uscita di casa”
Quando le è stato proposto di lavorare con Greta Scarano, ha accettato senza esitazioni: «È una cara amica, è lei che mi ha proposto di interpretare Irene». Non è la prima volta che viene scelta per una sceneggiatura: «Tante». Irene e Omar, i protagonisti del film, hanno dei segreti. Anche lei e suo fratello ne avevano: «Quando stavamo dal fidanzato di mia madre, avevamo in garage un televisore con la Playstation e una stufetta elettrica. Per arrivarci dovevamo uscire di casa e fare un minuto di strada a piedi, anche d’inverno. Era il nostro fortino segreto».
Il discorso si sposta poi su un tema di attualità, le dichiarazioni del presidente argentino Milei sulle persone con disabilità intellettiva. «Vorrebbe sdoganare di nuovo dei termini offensivi per rivolgerci alle persone con disabilità, come se si trattasse di una malattia e non di una condizione. Quello che sta accadendo nel mondo in questo momento mi fa sentire impotente e arrabbiata».
Questo senso di frustrazione nei confronti del mondo è anche uno dei motivi per cui si è allontanata dai social: «A volte vivo dei lunghi periodi senza i social, sento l’esigenza di separarmene. Lo faccio quando ho bisogno di schermarmi, di non sentirmi triste per un paio di mesi, sforzandomi anche a uscire per incontrare le persone dal vivo». Ma il suo isolamento è stato, in certi momenti, ancora più profondo: «Una volta per due anni non sono riuscita quasi a uscire di casa» e aggiunge: «Non volevo più essere ripresa, non volevo che nessuno ritoccasse la mia immagine, non sopportavo più la mia faccia nelle foto e nei video».
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