Home » Souheila Yacoub: “Le donne al balcone? Con figura di uomo gentile non avrei accettato. Léa Rapin un incontro del destino”
Cinema Spettacolo

Souheila Yacoub: “Le donne al balcone? Con figura di uomo gentile non avrei accettato. Léa Rapin un incontro del destino”

Souheila Yacoub: “Le donne al balcone? Con figura di uomo gentile non avrei accettato. Léa Rapin un incontro del destino”. Souheila Yacoub su Le donne al balcone, l’attrice svizzera, 32 anni, è tra i protagonisti dell’horror femminista punk diretto dall’attrice Noémie Merlant (nelle sale dal 20 marzo). Ne parla in una intervista a ‘Io Donna’ della quale vi proponiamo alcuni passaggi.

Il film Dune 2 ha segnato il suo ingresso nel cinema internazionale e presto la vedremo accanto a Nicolas Cage in The Carpenter’s Son, Il figlio del falegname. A proposito di questo nuovo progetto, lo descrive come “un sorprendente horror sulla vita di Gesù, pellicola indipendente, piccolo budget, anche se in America piccoli non sono mai: sostanzialmente ci sono Gesù, fango e sangue. Non molto altro. Io sono Lilith, una specie di strega, come Ruby aperta sulla sessualità”.

Negli ultimi anni i film horror caratterizzati da una certa disinibizione sembrano essere sempre più in voga. Le donne al balcone rientra in questa tendenza ed è anche un film punk, con elementi di un nuovo genere che sta prendendo forma, il cinema femminista post MeToo. Ma questo genere esiste davvero? Secondo l’attrice, “il movimento MeToo ha aiutato a liberare non solo la parola, anche il pensiero. Un esempio pratico: io ho sempre sognato che sarei stata attrice. E solo quello per tutta la vita. Mai avrei osato pensare a qualcosa di più. Ma questo movimento che ha portato alla ribalta donne che vanno oltre i limiti che per secoli sono stati loro imposti, mi ha permesso di vedermi in un altro modo. Mi sono detta: perché non io? Ho una voce, ed è una voce che può contare. Ci sono sempre più donne che dirigono e spesso si tratta di ‘film di genere’, cosa un tempo impensabile. E lo fanno in totale consapevolezza”.

Souheila Yacoub: “Le donne al balcone? Con figura di uomo gentile non avrei accettato”

In Le donne al balcone gli uomini vengono rappresentati tutti come terribili: molestatori, stupratori, violenti e insensibili. Non si è forse esagerato? A questa osservazione risponde chiaramente: “Ma non è un film sugli uomini, è un film sugli aggressori. Mi sarei risentita se Noémie avesse inserito nella storia un uomo gentile per dimostrare che esistono anche gli uomini gentili. Lo sappiamo, grazie. Se si fa un film sulle streghe non credo che tutte le donne dovrebbero sentirsi sotto accusa. Ma in questo momento siamo ipersensibili perché non siamo ancora arrivati alla fine del percorso: non piace che ci sia un film dove le donne denunciano gli aggressori”.

D’altra parte, in questa storia le protagoniste vanno oltre la semplice denuncia. “Eh sì, ne ammazzano uno. Ma è una commedia, tutto è concesso”.

Léa Rapin, regista di Planet B, l’ha scelta dopo averla vista in teatro nella pièce Tous les oiseaux di Wajdi Mouawad, dove recitava in arabo e in inglese. Ha raccontato di aver avuto la sensazione che fosse un dono del destino. “È stato davvero un incontro del destino, ma non ho voglia di diventare una categoria. So di essere un certo tipo, ma venire ‘razionalizzata’ come araba, o nera, o colorata, o politicizzata non fa per me. Credo di essere la prova che è possibile superare stereotipi un tempo inevitabili. E sono anche la prova che la Francia è queer e colorata, e questo va très bien. Oggi ho più problemi d’amore che d’identità. Ho la nazionalità svizzera, mia madre è belga, ho due lingue materne, il francese e il fiammingo, ma parlo anche il tedesco, l’arabo, l’inglese…”. Ha perfino imparato il curdo per la serie No Man’s Land. “Io non faccio politica, scelgo di diventare un individuo, non quello che l’individuo rappresenta o la denuncia che può portare sulle spalle”.

Souheila Yacoub: “Léa Rapin un incontro del destino”

Eppure, sia Le donne al balcone che Planet B sono film politici. Su questo aspetto riflette: “Di solito mi piacciono i buoni dialoghi, le emozioni, adoro piangere al cinema. Tutto quello che è irreale, freddo, invece mi allontana. Ma Planet B è l’opposto, davvero racconta un mondo possibile. Mi dimenticavo, mentre lo giravo, che si trattasse di una distopia, mi sembrava parlasse di noi, del qui e ora. La tecnologia usata contro l’uomo, le prigioni virtuali… In Francia siamo ancora felici, ma non so per quanto a lungo ci possiamo contare”.

Per il futuro ha un desiderio ben preciso: “Vorrei tanto lavorare in Italia e adorerei che fosse con Alice Rohrwacher. Giuro che studierei l’italiano in maniera intensiva. In compenso farò presto un film con sua sorella Alba. Non ho il sogno di diventare una star americana a tutti i costi. Ma se succede di sicuro mi prendo una casa a Los Angeles”.

Seguici anche su Facebook. Clicca qui

Loading...
Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com