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Ignazio Moser: “Ciclismo? Ho mollato per un episodio. Con mio padre rapporto cambiato durante il Covid”

Ignazio Moser: “Ciclismo? Ho mollato per un episodio. Con mio padre rapporto cambiato durante il Covid”. Ignazio Moser sul ciclismo, e non solo. Il 32enne figlio dell’ex ciclista Francesco, una partecipazione da concorrente al Grande fratello, dove ha conosciuto l’attuale moglie, Cecilia Rodriguez, parla del rapporto con il celebre papà in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Il rapporto con suo padre, nonostante il tempo che passa, si è ringiovanito. Racconta che il Covid ha avuto un ruolo fondamentale nel farglielo riscoprire: «Nonostante il tempo passi, per me e per lui ancora di più, il nostro è un rapporto ringiovanito. Il Covid ha avuto un ruolo positivo fondamentale nel farmi ritrovare mio papà. Ho fatto due mesi e mezzo al maso con lui ed è stata un’esperienza completamente nuova: non avevo mai vissuto prima la sua presenza per così tanto tempo. Tra ciclismo, politica e impresa, è sempre stato molto impegnato. Il nostro rapporto si è veramente rinnovato e da lì in poi è cambiato anche il nostro modo di parlare. Prima facevo fatica a chiamare mio papà per chiedergli “come stai?” o “cosa fai?”. Adesso invece è diventata una routine. Qualcosa che per noi non è mai stato scontato».

Ignazio Moser: “Ispirato da mio padre”

Parlando del successo e delle sue scelte di vita, spiega come il padre abbia sempre avuto uno spirito innovatore: «Papà è sempre stato un innovatore, nello sport e nella vita. Nonostante sia un uomo all’antica che parla solo in dialetto, in realtà è stato sempre molto curioso, attento al nuovo. Per quanto lo spaventasse, è stato in famiglia quello meno contrario alla mia dipartita. Pur non sapendo cosa stessi facendo, ha apprezzato il mio voler buttare il cuore oltre l’ostacolo. Fino al giorno prima ero in vendemmia in azienda, sono salito su un treno da Trento a Roma per entrare nella casa del “Grande Fratello Vip” e sono uscito che avevo orde di ragazzine che mi inseguivano».

Il ciclismo è stato un punto centrale nella sua vita e nel rapporto con il padre, ma anche un peso: «Conservo un tema di quando avevo otto anni in cui si chiedeva “cosa vuoi fare da grande?”. Io ho scritto: il campione di ciclismo. Non il ciclista. Ho sempre idolatrato mio papà, una figura quasi mistica, e da lui è nata la mia passione per il ciclismo. Ho avuto la sfortuna di essere molto portato, perché l’effetto è come quello del ludopatico che vince le prime scommesse: vincevo sempre le corse e si era montata attorno a me l’aspettativa di avere un nuovo Moser. Quando ho capito che non potevo essere un campione è stato un po’ come lasciare una fidanzata che ami, però lei non ti ama. Una storia triste ma a lieto fine».

Ignazio Moser: “Ciclismo? Ho mollato per un episodio”

Quando ha deciso di abbandonare la carriera ciclistica, il momento non è stato semplice: «Mi ricordo il giorno in cui ho detto a papà e alla mia famiglia che volevo smettere di correre: l’ho fatto a pranzo, durante la vendemmia del 2014. Avevo iniziato l’anno vincendo le prime tre gare di fila, sembrava l’anno della mia consacrazione e invece ho avuto una caduta: uno scooter mi ha preso in pieno a un incrocio. Lì è venuta fuori la mia debolezza di spirito e ho scoperto che il talento e la testa hanno la stessa importanza per diventare dei campioni. Del talento, su 50, avevo magari 35; però di testa avevo 10. In quel pranzo ho detto: penso che la mia carriera ciclistica finisca qua. Lui aveva già capito tutto. So di averlo ferito».

Il tema della paternità è un argomento delicato per lui e la sua compagna: «La mia paternità dovrà ancora aspettare. È cosa pubblica che Cecilia e io ci stiamo provando da anni, è qualcosa che desideriamo tanto. Purtroppo stiamo facendo fatica a raggiungere il risultato: è un tema per noi molto delicato. Ma è nostra intenzione generare il primo erede della dinastia Moser, perché mia sorella ha tre figli ma i miei nipoti hanno il cognome di mio cognato».

Ignazio Moser: “Con mio padre rapporto cambiato durante il Covid”

Riflettendo sulla sua infanzia, ricorda con affetto il luogo in cui è cresciuto: «Sono cresciuto a Palù, e ringrazierò per sempre della vita che ho avuto qui: la mia infanzia è stata protetta da un paese di 550 anime. Non ho mai percepito la grandezza della fama di mio padre fino alle medie, a Trento. Prima era famoso come poteva esserlo l’idraulico del paese».

Nonostante il peso del cognome, non si è mai sentito infastidito dall’essere “il figlio di Moser”: «Ho sempre visto il bicchiere mezzo pieno, ho un po’ approfittato della situazione. Sono entrato al “Grande Fratello Vip” perché sono figlio di mio papà, non giriamoci intorno: la mia carriera era stata mediocre. Ma nella vita le cose o le subisci o ne approfitti. Oggi è lui ad essere mio papà e quando gli chiedono le foto, magari le ragazze giovani, per me è una soddisfazione impagabile».

Infine, parlando dei lati meno apprezzabili del carattere paterno, ammette di invidiargli un tratto in particolare: «Il caratteraccio. Ho cercato di essere un po’ più sensibile e più empatico di lui. Però “volevo essere un duro” come mio papà, perché è sempre stato tosto nella vita. In tutto quello che ha fatto, è sempre stato un duro e questo glielo invidio».

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