Home » Pierdavide Carone: “Ora o mai più? L’Oscar va a una sola persona. Lucio Dalla si arrabbiò con me ma si sbagliava”
Gossip Spettacolo

Pierdavide Carone: “Ora o mai più? L’Oscar va a una sola persona. Lucio Dalla si arrabbiò con me ma si sbagliava”

Pierdavide Carone: “Ora o mai più? L’Oscar va a una sola persona. Lucio Dalla si arrabbiò con me ma si sbagliava”. Pierdavide Carone su Ora o mai più, il cantautore romano, 36 anni, oarla del successo ottenuto al talent condotto da Marco Liorni, in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Dopo un lungo periodo di crisi, è finalmente tornato sotto i riflettori. Dopo anni di silenzio, ha vinto con merito “Ora o mai più”, il talent condotto da Marco Liorni, e si è qualificato per il San Marino Song Contest, vinto poi da Gabry Ponte. «Fino a due mesi fa non pensavo di avere prospettive. Oggi sembra invece che il mondo giri molto più veloce», racconta l’artista, consapevole di aver ritrovato una nuova energia.

Il pubblico lo ha accolto con un calore inaspettato, come se non fosse mai scomparso dal palco. «Questa è la cosa più bella, ma anche la più strana. Gli addetti ai lavori mi hanno fatto credere che fossi incastrato in un cono d’ombra. Con mia sorpresa ho scoperto che il pubblico mi vuole ancora bene», afferma con gratitudine.

Un ruolo fondamentale in questa rinascita lo ha avuto Gigliola Cinquetti, sua coach nel talent, che lo ha sostenuto lungo tutto il percorso. «Se si potesse dare un Oscar come Miglior attrice non protagonista di quell’esperienza, lo darei a lei. Gigliola ha capito quanto fosse importante ricordare al pubblico chi fossi. Con la sua misura e la sua eleganza, si è messa al servizio mio e delle canzoni».

Pierdavide Carone: “Ora o mai più? L’Oscar va a una sola persona”

Ripensando agli inizi della sua carriera, il cantautore ricorda la sua partecipazione ad “Amici”, dove fu tra i primi a entrare con l’etichetta di “cantautore”. In molti lo consideravano un’anomalia all’interno del talent, ma lui non si è mai sentito tale. «All’esterno forse, ma dentro “Amici” non mi sentivo così strano. Ero guidato dalla lungimiranza di Maria De Filippi. Scegliendomi, lei ha sdoganato il fatto che il talent fosse anche un luogo per cantautori. Il problema è saltato fuori dopo, semmai. Quando sono uscito dal talent, in pochi erano disposti a considerarmi un vero cantautore. Lucio Dalla però non la pensava così».

Fu proprio Lucio Dalla a portarlo a Sanremo, innamorandosi della sua canzone “Nanì”. «Sì. Gli feci ascoltare alcune mie canzoni e “Nanì” lo colpì particolarmente. In quel periodo le persone celebri come lui o anche Maria De Filippi mi sembravano irreali. Non riuscivo a umanizzare i miti e questo mi creava problemi».

Questo atteggiamento creò inizialmente qualche incomprensione tra i due, tanto che Dalla arrivò a pensare che Pierdavide non fosse realmente interessato a lavorare con lui. «È vero, pensava non volessi lavorare con lui, che fossi disinteressato. Ovviamente non era così: nemmeno ora sono un campione di spavalderia, ma non riuscivo a chiedere quando c’era da chiedere o a dire quella parola in più che nei rapporti cambia tutto».

Quando Dalla morì, Pierdavide si chiuse nel dolore e nel silenzio, senza riuscire a far comprendere fino in fondo quanto fosse stato forte il loro legame. «Sono stati i sei mesi più intensi di tutta la mia vita, quelli trascorsi accanto a Lucio. Passavamo 24 ore al giorno assieme. Da ottobre 2011 a marzo dell’anno dopo mi sono immerso nel suo mondo così tanto da lasciare indietro tutto il resto, anche la mia ragazza di allora».

Pierdavide Carone: “Lucio Dalla si arrabbiò con me ma si sbagliava”

Dopo quella perdita, arrivò il momento in cui decise di fermarsi, abbandonando per un po’ il treno del successo. «Sì. Io non ho mai smesso di fare musica in realtà, ma mi sono ritrovato anni dopo in pandemia, non avendo grossi patrimoni da parte, a dover ripensare alla mia vita. Mi sono dato cinque anni per riemergere».

Per riprendere in mano la sua carriera ha scelto di diversificare le sue attività, accettando anche di cantare tributi a Lucio Dalla, cosa che in passato aveva sempre rifiutato per pudore. «Ho iniziato a diversificare. Ho accettato di cantare dei tributi a Lucio Dalla, cosa che avevo sempre rifiutato per una forma di pudore. Ho suonato in contesti più piccoli e ho insegnato in quattro scuole di musica. Cosa che, compatibilmente con i nuovi impegni, vorrei continuare a fare».

Questa fase della sua vita gli ha insegnato una lezione importante. «Che per fare musica non bisogna per forza suonare a Wembley, così come è irreale pensare di essere sempre al top, sempre a Sanremo o con i palazzetti pieni. Ho trovato un equilibrio oggi che mi fa affrontare tutto con più serenità. Anche nella mia vita, non solo nella musica».

Non a caso, l’inedito presentato a “Ora o mai più” parla proprio di questa ritrovata serenità e del legame con la sua famiglia. «Lo è. In “Non ce l’ho con te” parlo del fatto che bisogna perdonare e perdonarsi. In due anni ho affrontato un tumore e la morte di mio padre. Star male e far star male è un esercizio semplice. Star bene è molto più difficile. A volte bisogna focalizzarsi tanto sul vantaggio di essere integri e non piangersi addosso per continuare, semplicemente, a vivere».

Seguici anche su Facebook. Clicca qui

Loading...
Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com