Luca Sardella: “Terrone la prima parola che ho sentito a Milano. Ho salvato Baudo da un’infestazione di formiche”. Luca Sardella, il ‘terrone’ a Milano, le piante, gli esordi e non solo, il conduttore, cantautore e agronomo pugliese, 68 anni, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
A suggerirgli di indossare la coppola, è stato Pippo Baudo. «Ero all’inizio della mia carriera e lui mi disse che avrei dovuto pensare a un look che mi rendesse subito riconoscibile. E così è nata la coppoletta», rivela, aggiungendo che da allora non l’ha mai abbandonata: «Ne ho 358, perché due le ho regalate. E ogni cappellino è abbinato a una camicia della stessa stoffa. È la mia divisa, tolgo il cappello solo la domenica, quando vado in chiesa». La sua carriera è davvero unica: agronomo, volto televisivo e cantautore. «Ho fatto arricchire di verde i balconi e i terrazzi degli italiani. Sono stato un precursore: parlo di questi temi da 37 anni. La gente per strada mi ferma e mi ringrazia».
La passione per la natura nasce fin dall’infanzia. «Sono nato in una famiglia povera, in cui sono stato cresciuto con tanto amore, anche se la nostra sola ricchezza era quella interiore. Vivevamo tutti in una stanza e, quando pioveva, entrava l’acqua e la dovevamo buttare fuori con il secchio. Da bambino cantavo le canzoni di Celentano e raccoglievo i semi che la gente buttava dai balconi, poi li trapiantavo. Mio padre voleva che diventassi un cantante, mia madre un agronomo. Ricordo bene che, un giorno, sono salito su una sedia e ho detto loro: state tranquilli, farò tutte e due le cose».
Luca Sardella: “Terrone la prima parola che ho sentito a Milano”
Con questo doppio sogno nel cuore, decise di tentare la fortuna a Milano. «Finiti gli studi ho messo le mie cose in un sacchetto di plastica e, dalla Puglia, sono arrivato a Milano in autostop. Il camionista che mi aveva portato mi regalò qualche centesimo, perché non avevo un posto dove andare. Speravo di iniziare una carriera musicale, ma anche allora avevo al tempo stesso il sogno di diventare il custode della natura, il botanico del mondo».
Il suo primo impatto con la città fu piuttosto particolare. «Il mio primo ricordo di Milano fu l’insegna della metropolitana. Credevo fosse una chiesa e lo domandai a un passante. Lui, come nulla fosse, mi chiese: terrone? E io, che non avevo mai sentito quella parola, risposi: no, Sardella. La prima notte l’ho passata con un senzatetto che si era mostrato molto gentile con me. Non ero triste, volevo raggiungere i miei obiettivi. Iniziai subito a lavorare alla Innocenti Auto e, nel mentre, mi presentai alle case discografiche: mi proposero di fare il Cantaveneto. Nel 1980 ho inciso ‘Mi rode, mi scoppia’, il primo reggae italiano».
Luca Sardella: “Ho salvato Baudo da un’infestazione di formiche”
L’ingresso nel mondo della televisione avvenne grazie a un incontro fortuito con Pippo Baudo. «L’ho conosciuto durante quegli eventi musicali: dietro le quinte sentivo che si lamentava perché a casa sua aveva un problema di formiche. Così ho preso coraggio e gli ho detto: avvocato, io potrei risolverlo. Lui, dopo avermi guardato con un po’ di curiosità, mi aveva detto di andare a trovarlo a Morlupo. Mi venne a prendere in motorino e, con dei prodotti naturali, feci sparire le formiche».
Quell’episodio gli permise di conquistare la fiducia del celebre conduttore. «Esatto. Da quel momento mi propose di andare ospite nelle sue trasmissioni, ma a un patto: non avrei mai dovuto lasciare il mondo delle piante. Aveva ragione. Con i primi soldi ho comprato una casa per i miei genitori, a San Severo. Ce l’ho ancora».
Far capire che parlare di verde e natura in televisione avesse senso non fu immediato, ma incontrò le persone giuste. «Dopo Baudo ho conosciuto Guardì: si era accorto che ogni volta che parlavo io gli ascolti si alzavano. Sono arrivati i primi programmi, ‘Una pianta al giorno’, ‘Verdissimo’. Il successo cresceva fino al culmine nel 1998 con ‘La vecchia fattoria’, una mia invenzione in cui si trattava di agricoltura, ecologia, ambiente e alimentazione. Hanno cercato di copiarla in tanti, nessuno riusciva a batterla, penso che desse fastidio, per questo l’hanno tolta. Poi mi avevano proposto di fare ‘La prova del cuoco’, ma ho rifiutato».
Luca Sardella: “Io credibile, per questo piaccio al pubblico”
Fu infatti il primo a cui venne offerta la conduzione del programma che poi sarebbe andato a Antonella Clerici. «Sì, mi chiamò Agostino Saccà. Forse ho sbagliato a dire no, ma a me piaceva la mia trasmissione, dove facevo già gare di cucina, tra l’altro. Con Antonella Clerici non abbiamo mai parlato di questo, ma lei è bravissima e io nel frattempo faccio altro. Sono un creativo, non mi piace ripetermi, seguo una strada mia. Ma posso dire che tutto quello che ho fatto ha funzionato».
Alla domanda su cosa piaccia di lui al pubblico, risponde con sicurezza. «Sono credibile. I miei consigli pratici funzionano». E ne fornisce subito un esempio: «Se si dorme male, suggerisco di mettere una pianta di Aloe vera in camera: è l’unica che produce ossigeno».
Oggi lavora in televisione anche con sua figlia Daniela. «Lei è un’avvocata, criminologa, ma innamoratissima di quello che faccio. Ha quindi studiato anche diritto ambientale, sono orgoglioso di lei. Insieme conduciamo in Rai ‘Green Lovers’, in cui parliamo molto con i giovani e di giovani e regaliamo bombe di semi di fiori, idea di un filosofo giapponese contro l’eccessiva urbanizzazione».
E la musica resta comunque una parte fondamentale della sua vita. «Sto lavorando all’ultimo cd. Mogol ha scritto delle canzoni per me: abbiamo fatto amicizia perché sua moglie gli aveva fatto sentire ‘Spettacolare Ghiacciato’, la canzone dello spot del Vecchio Amaro del Capo: non credeva fosse mia».
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