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Piero Chiambretti: “Fin che la barca va è 3 Tv in una. Voglio rispondere alle critiche di Aldo Grasso”

Piero Chiambretti: “Fin che la barca va è 3 Tv in una. Voglio rispondere alle critiche di Aldo Grasso”. Piero Chiambretti su ‘Fin che la barca va’, il conduttore piemontese, 68 anni, parla della su nuova trasmissione in onda su Rai3 dallo scorso 10 marzo, in una intervista a ‘Il Giornale’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi

La nuova trasmissione «Fin che la barca va» nasce da un’idea precisa. Il conduttore spiega di aver sentito la necessità di tornare all’antico, riscoprendo una televisione di strada, o meglio, di fiume. L’ispirazione gli è venuta osservando la realtà e rileggendo un celebre passo di Eraclito, il filosofo che, 2500 anni fa, affermava: «Panta Rei», ovvero «tutto scorre». Inoltre, ricordando un altro pensiero del filosofo, aggiunge: «Nessuno si bagna due volte nello stesso fiume», per sottolineare la mutevolezza della vita e degli esseri umani. Questa riflessione lo ha portato a una considerazione più ampia sulla precarietà dell’esistenza e sull’attualità di questo concetto: «Noi siamo una barca! Che naviga a vista tra mille incognite. Senza pianificare».

A proposito del riscontro del programma, il conduttore ha una visione personale del successo e richiama un celebre insegnamento di Einstein: «Cercate di diventare non uomini di successo ma uomini di valore». Per lui, infatti, il successo si costruisce attraverso il coraggio, la capacità di proporre un’idea equilibrata nel tempo e la volontà di non cercare il consenso a tutti i costi.

Piero Chiambretti: “Fin che la barca va è 3 Tv in una”

Passando ai contenuti della trasmissione, ne svela il segreto e la particolarità: «Compri uno, vedi tre». In un programma di soli venticinque minuti, infatti, convivono tre generi televisivi distinti. Il primo è il documentario, che offre una visione inedita di Roma di notte, ripresa dall’alto con un drone che ne esalta la grande bellezza. Il secondo è il faccia a faccia con un ospite, spesso un politico, a bordo della barca mentre si naviga verso Castel Sant’Angelo.

Su questo punto sottolinea l’importanza dell’informazione internazionale: «Persone informate sui fatti, soprattutto di politica estera. Viviamo seduti sulla bomba atomica e non lo sappiamo. Siamo nelle mani di Trump, di Putin, di Macron, di Zelensky, anche della Meloni e Salvini». Infine, arriva al terzo elemento distintivo del programma: «È la commedia, perché spesso il programma politico scende nella commedia. Il tragicamente comico vale anche come antidepressivo».

Nonostante la particolarità della trasmissione, le difficoltà non mancano. La sfida principale è la collocazione oraria, in contemporanea con tre grandi telegiornali: «Ci battiamo in una condizione complicata: andiamo in onda in contemporanea con tre grandi telegiornali: Tg1, Tg5 e Tg di La7». Ma c’è anche un’altra grande incognita: il fiume stesso. «Per non parlare del fiume, la grande incognita della natura che quando decide non navighi». E infatti, aggiunge: «È successo quattro volte nelle prime due settimane». Per ovviare al problema, la soluzione è stata trasmettere in modi alternativi: «Abbiamo rimediato trasmettendo dai ponti o dalla barca ferma all’attracco. Si naviga sempre controcorrente».

Piero Chiambretti: “Fin che la barca va? Torno dove ho iniziato”

Il ritorno in Rai rappresenta per lui un momento significativo, legato al desiderio di ripercorrere le origini della propria carriera: «Il mio ritorno alla Rai è coinciso col desiderio di tornare dove ho cominciato la carriera, un viaggio nel tempo che fu». È grato per questa opportunità e riconosce il ruolo dell’emittente in questa decisione: «Devo ringraziare la Rai per avermi permesso di realizzare questo sogno romantico». Tuttavia, tiene a precisare che il distacco da Mediaset, dopo quindici anni, è avvenuto in modo sereno: «Sono andato via da Mediaset, dopo 15 anni, lasciando lì tanti amici, a partire da Piersilvio Berlusconi, con il quale anche oggi continuo ad avere un ottimo rapporto a distanza».

Tornare alle origini, però, significa anche fare i conti con il tempo che passa. Alla domanda se si riparte da dove si era lasciato, risponde con un dato semplice ma significativo: «Ho 35 anni di più». Questo, però, è un limite? Il conduttore non ha dubbi: «Beh, non potevo ricominciare dalla strada, dai marciapiedi, rimettermi a suonare campanelli, essere molesto, essere rincorso, essere cacciato dalle sedi dei partiti o dagli stadi». E proprio per questa consapevolezza, racconta di aver preso una decisione molti anni fa: «Per questa ragione, venti anni fa mi son detto: Mi rinchiudo in uno studio e non esco più, sarà la mia placenta, il mio rifugio dalla giungla fuori».

Piero Chiambretti: “Voglio rispondere alle critiche di Aldo Grasso”

Sul possibile orientamento politico della trasmissione, chiarisce subito la sua posizione: «Non è di sinistra né di destra né di centro. Io non voto da molti anni». E se qualcuno pensa che il programma sia un attacco a qualcuno in particolare, lui smentisce: «No, con nessuno». Tuttavia, c’è una critica alla quale sente il bisogno di rispondere, quella del professor Aldo Grasso, che ha accusato il programma di essere stato copiato dal documentario «Roma Santa e Dannata» di D’Agostino e Marco Giusti.

Il conduttore respinge l’accusa e racconta la genesi del suo progetto: «Io questo programma l’ho scritto diverso tempo addietro. Lo proposi due anni fa a Mediaset. Non si trovò la collocazione e non si fece. Ora la Rai mi ha dato il via libera». Poi aggiunge una considerazione ironica: «Aggiungo che il Tevere è nato prima di D’Agostino e Giusti e credo anche di Grasso: lo hanno navigato gli Unni, gli imperatori romani, e prima ancora gli uomini primitivi».

Infine, conclude con una riflessione pungente sul presente e sul futuro, prendendo spunto da un’iniziativa della Commissione Europea: «La commissione europea ci ha proposto un Kit per sopravvivere tre giorni in caso di guerra mondiale». Ma si chiede con sarcasmo quale potrebbe essere la soluzione una volta superato quel limite: «Perfetto ma c’è un problema: al quarto giorno dove andiamo, al ristorante? Sarà difficile trovare posto, sarà tutto prenotato».

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