Home » Giovanni Bagnasco: “La malattia ha segnato il mio aspetto, così l’ho superato. Io attore per caso. E Golino è magica”
Gossip Spettacolo

Giovanni Bagnasco: “La malattia ha segnato il mio aspetto, così l’ho superato. Io attore per caso. E Golino è magica”

Giovanni Bagnasco: “La malattia ha segnato il mio aspetto, così l’ho superato. Io attore per caso. E Golino è magica”. Giovanni Bagnasco sulla malattia che ha segnato il suo aspetto, e non solo. L’attore toscano, 25 anni, che veste i panni di Ippolito nella serie ‘L’arte della gioia’, in onda su Sky e Now, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’). Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

L’attore racconta di non essere mai stato bullizzato per il suo aspetto, ma di aver ricevuto sguardi di ogni tipo nel corso della sua vita. «Potrei scrivere un libro sugli sguardi. Sono stato guardato in così tanti modi… Conosco la sensazione di chiedermi: chissà che pensa? Ormai, non m’importa più, ma da piccolo, anche il non detto faceva male. E ora, in un microsecondo, ho già più o meno capito che tipologia di persona ho di fronte».

Attualmente vive a Chianciano Terme, lavora come giardiniere e partecipa a provini cinematografici. Al primo è stato scelto da Saverio Costanzo come comparsa per Finalmente l’alba, al secondo da Valeria Golino per un ruolo più importante, mentre il futuro è ancora tutto da scrivere. «Sono un ragazzo come tanti e anche un po’ Ippolito, “il mostro”. La parola non mi ferisce più, è una piccola componente della mia vita».

Giovanni Bagnasco: “Io attore per caso. Valeria Golino è magica”

Ripercorrendo la sua infanzia, ricorda di essere cresciuto in provincia, tra campagna, spazi aperti e l’agriturismo gestito dai suoi genitori. «Il liceo classico a Montepulciano mi ha aperto un po’ gli orizzonti, scrivevo testi rap: volevo fare l’artista, ma dovevo lavorare». Dopo il diploma ha iniziato un corso di linguaggio dei segni a Firenze, ma la pandemia lo ha costretto a tornare a casa, portandolo a interrompere gli studi. «È stato un colpo, tant’è che non ho proseguito gli studi». Successivamente ha svolto il servizio civile in biblioteca a Firenze e ha lavorato in un negozio di canapa legale a Perugia. «Ho bighellonato un po’, sempre col pallino della musica».

Il cinema è arrivato in modo inaspettato. «Con un’unione di eventi: non avevo mai pensato di fare l’attore. Un amico fotografo mi aveva fatto degli scatti e per me era stato un test per capire cosa provavo davanti a un obiettivo. Mi ero sentito tranquillo e, avendo visto sfilate con modelli freaks, vagheggiavo di mandare le foto a un’agenzia». Nel frattempo, ha partecipato a un festival amatoriale organizzato dallo stesso fotografo, dove ha conosciuto artisti e poeti, oltre al giovane regista Luca Sorgato, che gli ha offerto una comparsa in un cortometraggio. In quell’occasione ha incontrato un attore che faceva parte dell’agenzia Freaks, alla quale ha deciso di inviare le sue foto. «Era estate, ero senza un euro, facevo il casellante delle autostrade. Ero provatissimo dagli ultimi tre anni e quando invece di servizi di moda sono arrivati due provini per il cinema, ho pensato di non avere nulla da perdere. Vado e vengo preso tutte e due le volte».

Giovanni Bagnasco: “Nalattia? Ho la sindrome di Treacher Collins”

Racconta un episodio particolare con Valeria Golino. «Si è accovacciata, mi ha messo le mani sulle ginocchia e io credo che sia magica e abbia qualche potere strano perché, senza che le chiedessi nulla, mi ha detto quello che avevo bisogno di sentirmi dire: “Il personaggio non è stupido, non ha disturbi cognitivi, è solo stato isolato per tanto tempo in una stanza”».

Non avendo mai studiato recitazione, non ha provato paura nell’affrontare il ruolo, anzi ha trovato un canale espressivo per le sue emozioni. «No, perché in Ippolito potevo mettere tutto quello che ribolliva in me: la parte docile e quella vulcanica. Le cose di cui avere paura sono altre: l’inconsapevolezza, l’ignoranza, la cattiveria senza fondo che ci circonda. Dobbiamo avere paura dei cuori ciechi». Anche se di indole tranquilla e cresciuto con un forte senso della cortesia e dell’educazione, riconosce di aver covato collera durante l’adolescenza. «Mentre sul set giravo le scene più violente, sono andato con la testa a momenti che ho vissuto».

Giovanni Bagnasco: “La malattia ha segnato il mio aspetto, così l’ho superato”

Il rapporto con il proprio aspetto è stato un processo graduale. «Da piccolo, me ne stavo rifugiato nel mio mondo interiore, leggevo, scrivevo racconti fantasy. Fino alla prima liceo, “tutto bene”, anche se la bimba che mi piaceva c’era e non piacerle mi sembrava qualcosa di enorme e se molti venivano a chiedermi che avevo, tipo: ma ti sei bruciato? Hai avuto un incidente? È un male contagioso?». Intorno ai quindici anni ha vissuto un rifiuto amoroso che lo ha segnato, ma scoprire la musica lo ha aiutato a superarlo. «Mi piaceva una coetanea che mi rifiutava, ma scoprire di saper andare a tempo su una base mi ha fatto sublimare il rifiuto e mi ha aperto alla compagnia degli altri». Col tempo, l’amore è arrivato. «Sì. Ho ricevuto tanto di quello che, a lungo, non avevo ricevuto, e ho dato, anche».

Sui social è poco presente, una scelta consapevole dovuta a esperienze negative avute in passato. «Starci da ragazzino mi ha fatto male: si era creata una vita parallela. Ho deciso che metterò post solo se farò film o musica. O post da testimonial». In particolare, sostiene la Onlus Smile House, legata al chirurgo che lo segue fin dalla nascita. «Sono nato con la sindrome di Treacher Collins, detta anche di Franceschetti, una malattia congenita rara, colpisce essenzialmente cartilagini e ossa del volto. Io sono stato operato al palato appena nato» (Foto Giovanni Bagnasco Instagram).

Seguici anche su Facebook. Clicca qui

Loading...
Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com