Il mito del bianco e nero, i cani daltonici (e non solo): ecco come vedono veramente gli animali. Per molto tempo si è creduto che gli animali vedessero esclusivamente in bianco e nero, ma studi recenti hanno dimostrato che questa idea è in molti casi errata, spiegando in realtà come vedono veramente gli animali. Le differenze nella percezione dei colori tra le specie derivano dalla composizione della retina, in particolare dalla presenza e dal funzionamento di coni e bastoncelli, che sono i fotorecettori responsabili della visione.
Gli scienziati hanno analizzato i tipi di coni presenti negli occhi di diverse specie e la loro sensibilità alle lunghezze d’onda della luce, riuscendo così a determinare quali colori possono percepire. Ad esempio, la vista dei cani è meno acuta rispetto a quella umana: un oggetto che una persona con una vista normale distingue nitidamente a 75 metri, un cane lo percepisce con la stessa chiarezza solo a 20 metri.
Inoltre, alcuni esperimenti hanno dimostrato che gli animali rispondono a stimoli visivi in modi che confermano la loro capacità di distinguere determinati colori. Un test sulle farfalle ha rivelato che esse riescono a percepire lo spettro ultravioletto, una gamma di colori invisibile per l’uomo.
Altri sensi molto acuti per compensare la limitazione cromatica
L’idea che alcuni animali vedano solo in bianco e nero non è del tutto infondata, ma riguarda esclusivamente alcune specie adattate a vivere in condizioni di scarsa illuminazione. Secondo Popular Science, la visione in bianco e nero è tipica di animali con visione acromatica, ossia privi di coni funzionali o con un solo tipo di cono attivo. In questi casi, gli animali non distinguono i colori ma percepiscono la luce in una scala di grigi.
Questa caratteristica è comune a specie come delfini, foche, criceti, alcuni pesci, pipistrelli e balene, il cui ambiente naturale prevede spesso condizioni di luce ridotta, come le profondità marine o la notte. Tuttavia, questi animali hanno sviluppato altri sensi molto acuti per compensare la limitazione cromatica.
Un caso emblematico è quello dei cani, per cui è diffusa la convinzione errata che vedano solo in bianco e nero. In realtà, essi possiedono due tipi di coni nella retina, che permettono loro di distinguere alcune tonalità, in particolare il blu e il giallo, mentre non riescono a percepire chiaramente il rosso e il verde. Per loro, un oggetto arancione su un prato potrebbe sembrare dello stesso colore dell’erba, mentre un oggetto blu risulta nettamente distinguibile.
Gli esperimenti che hanno portato a queste conclusioni prevedevano l’addestramento di cani a riconoscere e toccare con il muso dischi colorati illuminati in cambio di ricompense. Se non riuscivano a differenziare due colori, i ricercatori concludevano che per loro apparivano identici.
Il tapetum lucidum dei cani
I cani presentano anche un’elevata percentuale di bastoncelli nella retina e possiedono il tapetum lucidum, una struttura riflettente che amplifica la luce e migliora la visione notturna. Questo spiega perché i loro occhi brillano al buio se colpiti da una fonte di luce. Grazie a questa caratteristica, i cani, così come i gatti e le volpi, riescono a individuare meglio le prede in ambienti scarsamente illuminati.
La selezione naturale ha favorito queste capacità sensoriali, sacrificando la percezione dei colori a vantaggio di una migliore adattabilità alla caccia notturna. Quindi alcuni animali vedono effettivamente in bianco e nero, la maggior parte possiede una visione cromatica più o meno sviluppata a seconda della loro evoluzione e dell’ambiente in cui vivono.
Popular Science spiega che alcune specie, come api, uccelli e mantidi, possono percepire la luce ultravioletta grazie a coni aggiuntivi nei loro occhi, capaci di rilevare lunghezze d’onda tra 300 e 650 nanometri. Questo permette loro di vedere schemi di colore nei fiori che risultano invisibili agli esseri umani. Inoltre, la rivista evidenzia che colori come il rosa e il marrone non esistono nello spettro visibile, ma sono il risultato di elaborazioni complesse del cervello.
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