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Calcioscommesse, il fallimento della linea soft e la necessità di una svolta severa: il calcio italiano è a un bivio

Calcioscommesse, il fallimento della linea soft e la necessità di una svolta severa: il calcio italiano è a un bivio. L’esplosione della nuova inchiesta sul calcioscommesse, che in questi giorni sta travolgendo ben dodici giocatori di Serie A, rappresenta un’ulteriore ferita per il mondo del calcio italiano. A quasi due anni di distanza dai casi di Nicolò Fagioli e Sandro Tonali, tornano prepotenti interrogativi mai risolti: è davvero efficace la linea morbida adottata dalla giustizia sportiva nei confronti di chi infrange le regole e compromette la credibilità del campionato? La risposta, alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni, è no.

I casi Fagioli e Tonali avevano già destato clamore. Entrambi coinvolti in un giro di scommesse illegali, hanno ricevuto pene tutto sommato leggere: sette mesi per Fagioli, dieci per Tonali. Penalità che, alla prova dei fatti, si sono rivelate quasi irrilevanti. I due calciatori, infatti, non solo hanno conservato i loro ricchi contratti, ma sono stati trattati come vittime piuttosto che colpevoli. Hanno ottenuto ovazioni nelle scuole, dove sono stati invitati a parlare di ludopatia e a raccontare il loro percorso di “riabilitazione”. Infine, sono stati accolti a braccia aperte in Nazionale, come se nulla fosse accaduto, come se il loro errore fosse solo una parentesi insignificante.

È chiaro che siamo di fronte ad una narrazione edulcorata, che ha trasformato un reato sportivo in una storia di redenzione a lieto fine. E il risultato ha generato un effetto pericoloso: l’illusione dell’impunità. I nuovi nomi emersi nelle ultime ore testimoniano che il messaggio passato non è stato quello di un calcio inflessibile e intransigente, ma quello di un sistema indulgente, in cui tutto si può perdonare purché si chieda scusa e si accetti qualche mese di pausa.

Calcioscommesse, il calcio italiano è a un bivio

La reiterazione dello scandalo dimostra che le punizioni soft non hanno avuto alcun effetto deterrente. Anzi, potrebbero aver contribuito a rendere il fenomeno ancora più diffuso e sommerso. Il calcio italiano, se vuole davvero proteggere la propria integrità, deve cambiare rotta in modo netto e definitivo. Non bastano più le campagne educative, le testimonianze pubbliche o le dichiarazioni di pentimento: servono sanzioni pesanti, esemplari, che segnalino con forza che chi calpesta i valori dello sport non avrà una seconda occasione così facile.

Chi scommette illegalmente, chi viola consapevolmente le regole, deve sapere (e temere) di rischiare la sospensione per anni, se non l’esclusione a vita, soprattutto se recidivo o se parte attiva in sistemi organizzati. Solo così si potrà ristabilire un principio di responsabilità reale e porre un argine a un fenomeno che, se lasciato impunito, rischia di diventare una piaga endemica.

Il calcio italiano in questo momento è a un bivio. Continuare con la mano leggera significherebbe legittimare un comportamento che distrugge la credibilità del sistema. Inasprire le pene, al contrario, rappresenterebbe un atto di coraggio e una presa di posizione netta: chi sbaglia paga, davvero. E chi ama il calcio, quello vero, non può che augurarselo.

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