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Debra Winger: ”Il tè nel deserto? Non accettai, con Bertolucci funziona diversamente. Di politica meglio che non parlo”

Debra Winger: ”Il tè nel deserto? Non accettai, con Bertolucci funziona diversamente. Di politica meglio che non parlo”. Debra Winger su Il tè nel deserto, e non solo. L’attrice statunitense, 69 anni, parla del suo personaggio nel film di Bernardo Bertolucci che, a suo dire, le ha cambiato la vita. Di seguito vi proponiamo alcuni passaggi dell’intervista rilasciata a ‘Io Donna’.

L’attrice ha raccontato che la proposta di partecipare al film Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci arrivò in modo del tutto naturale. “Fu una non decisione. Semplicemente Bernardo chiede e tu ti presenti. Sono stata fortunata perché la storia raccontata dal film mi interessava moltissimo, ma con lui avrei fatto qualunque film”.

Descrivendo il rapporto professionale instaurato con il regista, ha spiegato quanto sia stato determinante il suo coinvolgimento nella storia fin dall’inizio. “Quando un’attrice arriva al colloquio con il regista per discutere di un ruolo è già a metà strada. Io avevo letto la sceneggiatura e anche il libro di Paul Bowles da cui il film è tratto, un libro che è stato una parte molto importante della mia vita. Quando ho incontrato Bernardo avevo già un piede nella porta. La maggior parte dei registi si ritengono fortunati quando possono dirsi: «Ah è incredibile quanto lei sia il personaggio che ho in mente!». Ma capitare anche che si entri in un territorio sconosciuto a entrambi. Io sono convinta che il personaggio di Kit sia stato ispirato da Jane Bowles (la moglie di Paul, scrittrice e drammaturga, scomparsa nel 1973, ndr), anche se Paul non lo ammetterebbe mai. Quindi io sono entrata profondamente nella vita di Jane per trovare Kit. Questo credo che Bernardo l’abbia visto e abbia capito che mi ero già messa in cammino”.

Debra Winger: ”Il tè nel deserto? Non accettai, con Bertolucci funziona diversamente”

Riflettendo sul significato profondo del film, l’attrice ha condiviso la propria visione del tema dell’amore raccontato da Bertolucci. “Questo amore di cui lei parla è parte della lotta perenne per trovare la strada dentro un matrimonio, per tornare all’origine di quell’amore. Io Bernardo e John parlavamo spesso del passato, di quello che Kit e Port erano stati. Lo sa chiunque sia stato a lungo in un matrimonio, spesso è difficile ritrovarsi, tornare a quelle persone che avevano dato vita a quella storia d’amore. Port sta facendo il suo viaggio. Kit è una accompagnatrice. Poi qualcosa succede, qualcosa che stravolge la sua vita, e lei comincia a vedere le cose in un altro modo. Sto dicendo queste cose sul matrimonio e voglio chiarire che sono sposata solo da 34-35 anni (con il regista e sceneggiatore Arliss Howard, ndr), quindi per noi c’è ancora qualche problemino da risolvere (ride)”.

Parlando del contesto in cui si è svolta la lavorazione del film, ha messo in luce la potenza trasformativa del paesaggio del deserto. “Il deserto è stata una delle parti più difficili, ma ha cambiato la mia vita. Il deserto ha più potere su di me del mare. Il mare mi confonde, è pericoloso ma in un modo diverso. Anche se è potente, nel deserto c’è qualcosa di molto semplice e calmo. Con Bernardo, spesso nella sabbia a piedi scalzi, io mi comportavo come la perfetta madre ebraica: gli ero sempre accanto, lo sostenevo nei momenti difficili. Quando poi siamo arrivati in Niger, altre difficoltà si sono aggiunte. Il contesto politico era complicato. Noi lavoravamo coi Tuareg, i militari subito dopo la nostra partenza li hanno attaccati. C’è sempre la realtà, la vita, che preme ai confini di un set come quello”.

Debra Winger: ”Di politica meglio che non parlo”

In merito alla situazione politica, l’attrice ha preferito evitare ogni discorso: “Meglio se non ne parlo. Mi sono già cacciata abbastanza nei guai”. Ha poi ricordato come durante le riprese portò con sé il figlio Noah, ancora molto piccolo, in Marocco. Oggi entrambi i suoi figli, Noah e Babe, sono filmmaker, e lei non esclude che quell’esperienza abbia lasciato un segno profondo. “Mio figlio aveva 3 anni e, anche se sostiene di ricordare solo attraverso le fotografie, crediamo entrambi che questi ricordi siano radicati dentro di noi”.

Infine, tornando a riflettere su quell’esperienza a distanza di 35 anni, ha condiviso una piccola storia simbolica che rappresenta bene il tipo di scambio creativo avuto con Bertolucci. “Se c’è una cosa che l’esperienza con il Maestro (in italiano) mi ha fatto comprendere è che tutto è sempre dare e avere. Un piccolo esempio, perché spesso i dettagli sono rivelatori. Avevo avuto quella che consideravo una grande idea per il mio personaggio: Kit doveva essere una collezionista di occhiali. Avevo portato con me una grande valigia da ottico piena di occhiali, tutti validati dal costumista James Acheson per la correttezza del periodo. Ma ho visto la faccia di Bernardo quando glielo ho detto: avevo sconfinato nel suo territorio. Qualcosa però col tempo deve essere maturato in lui, perché quando siamo arrivati nel deserto, decise che ogni volta che Kit perdeva un pezzo di sé, avrebbe perso anche un paio di occhiali. Se si guarda con attenzione il film i miei occhiali finiscono sul naso di altri personaggi. È una metafora importante per me. Abbiamo iniziato con tutto e siamo finiti con niente”.

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