Gomitata all’avversario durante la partita di basket: 18enne si ritrova la polizia a casa. Arrestato. Un ragazzo di appena 18 anni rifila una gomitata all’avversario, suo coetaneo, durante la partita di basket e si ritrova la polizia a casa, che lo arresta. È successo nel corso del match tra la Union High School e la Harman School, nello Stato americano del West Virginia.
Gage Ketterman, rappresentante della Harman School, è stato arrestato lo scorso 7 aprile con l’accusa di aggressione aggravata, dopo aver colpito intenzionalmente con una gomitata al volto un avversario, causandogli la rottura del naso. L’incidente è stato denunciato alla polizia il 27 febbraio, quando la madre del ragazzo ferito ha segnalato la gravità dell’accaduto poche ore dopo la partita.
Secondo la testimonianza della donna, il gesto di Ketterman non è stato il risultato di un’azione agonistica, ma un atto deliberato di violenza. L’indagine si è basata sull’analisi delle immagini video della partita, dalle quali è emerso che il colpo non poteva essere interpretato come un normale contatto di gioco. Il naso della vittima ha continuato a sanguinare per oltre quattro ore e il ragazzo è stato trasportato in ospedale per ricevere cure mediche.
Le immagini hanno inoltre mostrato altri comportamenti aggressivi da parte di Ketterman, tra cui provocazioni e colpi alla nuca contro altri giocatori. Le forze dell’ordine hanno così concluso che le sue azioni fossero intenzionali e mosse da volontà dolosa, non riconducibili a dinamiche sportive.
L’intervento oltre la giustizia sportiva
Particolarmente degno di nota è l’intervento delle forze dell’ordine in un caso che, per sua natura, avrebbe potuto essere gestito all’interno dell’ambito della giustizia sportiva. Normalmente, episodi di aggressività in campo vengono sanzionati con provvedimenti disciplinari come squalifiche, multe o espulsioni, ma raramente sfociano in procedimenti penali.
In questo caso, tuttavia, l’analisi delle prove video e la testimonianza della madre della vittima hanno convinto la polizia della gravità dell’aggressione, spingendola ad agire come in un comune reato di violenza. Questo rende l’intervento un caso pressoché unico: benché legittimo, rappresenta un’eccezione rispetto al modo consueto con cui il sistema sportivo gestisce i comportamenti antisportivi.
La decisione di trattare l’episodio come una questione penale piuttosto che disciplinare evidenzia quanto sia stato ritenuto grave il gesto, e segna un precedente significativo nel rapporto tra giustizia ordinaria e sportiva.
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