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Salute

Un disturbo del sonno è segno precoce di demenza o di Parkinson in “quasi tutti” i casi: la scoperta

Un disturbo del sonno è segno precoce di demenza o di Parkinson in “quasi tutti” i casi: la scoperta. Un disturbo del sonno è segno precoce di demenza o di Parkinson in “quasi tutti” i casi. Il movimento eccessivo durante il sonno, come dimenarsi e “messa in atto” dei sogni. Questo comportamento è associato a un disturbo noto come disturbo comportamentale del sonno REM (RBD), caratterizzato da un’infiammazione nell’area cerebrale responsabile della produzione di dopamina.

Si tratta di una sostanza fondamentale per il corretto funzionamento del sistema nervoso e la sua ridotta disponibilità è tipica di malattie neurodegenerative come Parkinson e demenza. Per migliorare la diagnosi di RBD, un team di scienziati statunitensi ha sviluppato un algoritmo basato sull’intelligenza artificiale in grado di analizzare le registrazioni video dei test del sonno.

Questo sistema automatizzato permette di tracciare i movimenti dei pazienti durante la fase REM, estraendo dati relativi a frequenza, entità e velocità dei movimenti, oltre al livello di immobilità. In uno studio pubblicato su ‘Annals of Neurology’, è emerso che la tecnologia raggiunge un’accuratezza del 92%, un livello mai ottenuto prima.

I dati

Il disturbo RBD, che colpisce circa il 5% delle persone, si manifesta con comportamenti come parlare, urlare, ridere e imprecare nel sonno. Tali movimenti possono essere talmente intensi da causare ferite a chi ne soffre o ai loro partner. La diagnosi definitiva richiede un esame noto come videopolisonnografia, da effettuare in strutture mediche specializzate.

Nel suddetto studio, i ricercatori hanno analizzato i test clinici di 170 pazienti, di cui 80 affetti da RBD, utilizzando un sistema automatizzato basato su telecamere 2D. Secondo il dottor Emmanuel During della Mount Sinai School of Medicine, questa tecnologia potrebbe rivoluzionare la diagnosi e il trattamento dell’RBD, fornendo un supporto fondamentale per individuare pazienti a rischio di sviluppare demenza o Parkinson. Inoltre, faciliterebbe la personalizzazione delle terapie in base alla gravità dei sintomi.

L’Alzheimer, che rappresenta circa il 60% dei casi di demenza, è causato da un accumulo di proteine come amiloide e tau, che compromettono il funzionamento cerebrale. I sintomi iniziali includono problemi di memoria, linguaggio e ragionamento, che peggiorano progressivamente. Con l’aumento previsto delle diagnosi di demenza, strumenti di screening innovativi ed economici come questo algoritmo risultano sempre più essenziali per affrontare la sfida sanitaria globale rappresentata da tali malattie.

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