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Carlo Lucarelli: “Almeno tu mi ha permesso di fare una cosa mai fatta prima. Perché è un pugno nello stomaco”

Carlo Lucarelli: “Almeno tu mi ha permesso di fare una cosa mai fatta prima. Perché è un pugno nello stomaco”. Carlo Lucarelli su Almeno tu. In una intervista rilascia a ‘7’, inserto de ‘Il Corriere della Sera’, il conduttore e scrittore, 64 anni, parla del suo nuovo romanzo il cui protagonista è un padre che perde l’unica figlia in un incidente. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Carlo Lucarelli, con il suo nuovo romanzo Almeno tu (Einaudi Stile Libero), ha voluto colpire forte. «È quello che volevo», spiega, «scrivere una storia che fosse come un pugno nello stomaco». Il libro si apre con una scena che richiama i peggiori incubi: la visita notturna di un maresciallo a una famiglia come tante, lo stupore, lo sgomento e infine la rivelazione che annienta ogni cosa: «c’è stato un incidente … vostra figlia è morta». Da lì in poi, si spalanca l’abisso.

Lucarelli spiega il perché di una scelta narrativa tanto dolorosa: «Perché qualche volta scrivere deve fare male, è necessario. Perché il noir è indagine sociale, come amo ripetere, se scava davvero. E perché oggi sono padre di due ragazzine di tredici anni: molto probabilmente qualche anno fa non avrei potuto scrivere questo libro. O forse lo avrei scritto, ma in modo completamente diverso».

La storia ruota attorno a Elisa, un’adolescente coinvolta in un incidente misterioso insieme ad altri ragazzi. I suoi genitori, travolti dal dolore, si sgretolano e il padre, da solo, decide di cercare la verità. «Ci sono tutti gli ingredienti per fare un classico revenge crime» ammette Lucarelli. Tuttavia, il romanzo non si limita a questo schema. «Non lo è, esatto. Almeno tu vorrebbe essere un romanzo sulla figura di un padre, un padre come tanti».

Carlo Lucarelli: “È un pugno nello stomaco, è voluto”

Il protagonista è Vittorio, un uomo comune con una figlia adolescente e un matrimonio apparentemente stabile. Dopo la tragedia, cambia completamente. «All’inizio è riluttante, il dolore immobilizza le persone. Poi sente che se non si lancia nell’unico viaggio che ha davanti, quello verso la verità, non riesce a continuare a vivere. E così comincia a dipanare la vicenda. Deve fare i conti con l’universo dei ragazzi, con la malavita organizzata, con famiglie alto borghesi che non dicono tutto, con una città nemica».

Come molti genitori, Vittorio conosce poco del mondo adolescenziale, e Lucarelli sottolinea questa distanza: «Quella serie, come tutti i crime ben fatti, colpisce nel segno perché mentre sembra raccontarci una verità, in realtà ci sta raccontando una storia diversa. Il male fa anche questo: ci fa cambiare punto di vista. Succede anche nel mio romanzo: un padre che ha perso la figlia in un incidente segue una pista. Prova a parlare l’alfabeto del crimine, territorio a lui sconosciuto. Si imbatte in altri giovani, impara un linguaggio che nemmeno immaginava che esistesse. E solo alla fine capisce che la soluzione che lui aveva in testa non è quella giusta».

Per restituire autenticità a questi mondi giovanili, l’autore ha fatto qualcosa di nuovo per lui: ha chiesto aiuto alle figlie. «Una delle mie figlie è una cosplayer. Ecco un’altra novità: in questo romanzo per la prima volta ho chiesto aiuto a loro». Lucarelli e la moglie Yodith hanno due gemelle, Angelica e Giuliana, e la paternità ha influenzato profondamente la scrittura. «Sarei bugiardo se dicessi che questo libro non è nato anche dall’ansia di un padre. Fino a poco tempo fa le vedevo come due bambine piccole, facili da proteggere. Oggi in loro vedo due giovani donne intelligenti e di carattere. In parte questo mi riempie di soddisfazione, ma com’è comprensibile per me comincia anche una leggera inquietudine».

Carlo Lucarelli: “Almeno tu mi ha permesso di fare una cosa mai fatta prima”

Nel romanzo, la coppia formata da Vittorio e Paola si disintegra sin dalle prime pagine. Lucarelli riflette su questa dinamica: «Nelle storie noir la verosimiglianza non è una legge, però ci vuole un certo equilibrio tra quello che accade nella fiction e una giusta plausibilità che aiuta a reggere la tensione. È la famosa questione del “vero” nel giallo. Mi sono chiesto che cosa potrebbe accadere a una coppia che perde l’unica figlia: alcune resistono e trovano un senso nel continuare a vivere. Altre, come per esempio i genitori di Giulio Regeni, si solidificano nella ricerca di una verità. Ma purtroppo molte coppie soccombono al trauma e, come Vittorio e Paola, si sgretolano».

Il romanzo si inserisce anche in una riflessione più ampia sulla figura paterna contemporanea, tra cui spiccano esempi reali come quello di Gino Cecchettin. Lucarelli commenta: «Nutro molta ammirazione per queste figure, non deve essere facile per loro. L’aver scelto un personaggio maschile per Almeno tu mi ha permesso di fare una cosa mai da me fatta prima, cioè metterci qualcosa di mio».

Carlo Lucarelli: “Il compito del noir è soprattutto uno”

Prosegue spiegando: «Non che ci sia qualcosa di autobiografico, certo, però in nessun mio personaggio ho instillato gocce di Carlo. Non ci sono in Coliandro, naturalmente, ma nemmeno nell’ispettore De Luca. Qui ci ho messo qualcosa che mi appartiene: l’istinto di un padre che cerca giustizia, l’ingenuità di fronte al male che poi si trasforma in dolore e quindi in rabbia. Confesso che ci sono stati due o tre passaggi della storia che mi hanno turbato molto, mentre la scrivevo».

Infine, Lucarelli torna sul ruolo del noir come strumento per comprendere la società: «Il compito del noir è mettere in scena i meccanismi che stanno dietro a quello che di inquietante accade in un mondo che credevamo diverso. Ma la chiave è in questo ultimo passaggio: il male getta una luce accecante sulle cose e ci fa scoprire che spesso ci sbagliamo. Crediamo che una strada sia giusta, quando ci accorgiamo che non è così».

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