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Iva Zanicchi: “Nuovo album mi rispecchia per un aspetto. Benigni mi ha ferito. Ho nostalgia del mio ultimo marito”

Iva Zanicchi: “Nuovo album mi rispecchia per un aspetto. Benigni mi ha ferito. Ho nostalgia del mio ultimo marito”. Iva Zanicchi sul nuovo album in uscita dal 2 maggio, l’intervento di Benigni che la ferì, la nostalgia dell’ultimo marito, e non solo, la cantante 85enne a tutto tondo in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Il 2 maggio esce il nuovo singolo: Dolce far niente. A chi le chiede se si tratti di un inno alla pensione, risponde con decisione: «Guai, quello è un far niente pericoloso. Finché si può, bisogna essere attivi, fare progetti, amare, godersi la natura». Parlando del significato della canzone, l’artista spiega: «È un brano con un testo in cui mi rispecchio perché parla dei ricordi dolci, belli, di una vita, che può essere anche ieri l’altro. È una canzone piena di speranza, di amore, di riflessioni, un po’ da dolce vita felliniana. Parla di spiaggia, di mare, è sicuramente una bella canzone estiva».

Il singolo è prodotto da Time Records e vede la collaborazione con il duo di deejay e producer A-Clark & VINNY. «È un bel connubio tra la tradizione, perché io sono una cantante melodica, e il contemporaneo, con un ritmo afro-beat che mi ha incuriosito e conquistato subito». Nonostante il titolo del brano evochi quiete e relax, la cantante è sempre stata nota per la sua energia e l’impegno costante in diversi ambiti: dalla musica alla televisione, fino alla politica. Eppure confessa: «Io in realtà sono una grandissima pigra, riesco a rimanere delle ore a guardare una foglia, per vedere se cade o non cade. Ma come tutti i grandi pigri lo vivo come un peso, con un senso di colpa frutto dell’educazione di mia madre che non mi voleva mai vedere ferma. Quindi finisce che faccio molte più cose rispetto a chi non è pigro».

Iva Zanicchi: “Il nuovo album mi rispecchia”

Il tema della nostalgia attraversa il brano e le sue parole lo confermano. «Ho una grande nostalgia del passato, perché avevo vicino a me un uomo che mi amava, che era comprensivo, che era dolce — sì, abbiamo anche litigato tanto — ma eravamo in simbiosi. Con Fausto — ma io lo chiamavo Pippi — abbiamo vissuto sempre in allegria. Sembra un concetto sciocco ma credo che le unioni, quelle felici e durature, sono quelle in cui si ride tanto. È la noia che uccide la convivenza e noi non ci siamo mai annoiati».

Parlando di ricordi legati ai tramonti e alla musica, non può mancare un riferimento a Sanremo. Alla domanda su quale sia stato il più memorabile, risponde: «Quello più bello è stato sicuramente con Bobby Solo, portavamo Zingara, eravamo giovani, entusiasti di tutto, c’era aria di vittoria, fu un gradissimo successo, con una canzone popolarissima che canto sempre purtroppo, perché ovunque vada mi tocca».

Il “purtroppo” viene subito spiegato con ironia: «Ho inciso mille canzoni, ma quando sono in giro per strada mi fermano e mi dicono: dai attacca Zingara!». Ride: «Un tormento. Anche se adesso a dir la verità mi chiedono anche le barzellette». Ma non tutti i Sanremo sono stati fonte di bei ricordi. «Nel 2009. Roberto Benigni fece un intervento prima che io cantassi, calcando la mano e bersagliando il mio brano. Ci rimasi molto male. Poi ci siamo sentiti, Benigni è una persona squisita, ma lì per lì mi ferì».

Iva Zanicchi: “Politica? È stato un errore”

Quando si parla di errori, l’artista non si nasconde: «Uno? Non sa quanti. Io credo di essere la cantante che ha fatto più errori nella sua vita, artisticamente parlando. Ho fatto di tutto e di più. Soltanto che la gente, non so perché, mi ama lo stesso. Ad esempio ho alternato generi molto sofisticati a canzoni per bambini, canzoni impegnate a brani troppo leggeri, a volte dovevo essere più coerente, ma me ne sono fregata». Anche la politica rientra in questo bilancio: «Altro errore. In Italia non la perdonano a nessuno e non l’hanno perdonata neanche a me. Però anche se ci ho messo tanto, alla fine sono riuscita a farla dimenticare».

Il nome di Silvio Berlusconi compare inevitabilmente nel racconto di quell’esperienza. «Giuro che non fu lui a convincermi. Anzi. Sono una testona, ho la testa dura, e sono andata io a rompergli le scatole. Quando gli dissi che mi volevo candidare lui mi rispose: tu sei pazza da legare, hai un programma che va bene, guadagni tanto, hai l’amore della gente, perché ti vuoi mettere in politica?». Si autofinanziò la campagna elettorale e lo ricorda con un sorriso: «Girai tutti i mercati del nord-est, tutti quanti. Ci guadagnavo anche perché mi regalavano la frutta, la verdura, una volta tornai a casa con un pesce enorme sotto l’ascella. Spesi 15 mila euro. E pensare che ci fu chi buttò 2 milioni di euro…».

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