Cancro al seno, scoperto il nascondiglio delle cellule tumorali dormienti. Il cancro al seno è oggi sempre più curabile, ma in alcuni casi può ripresentarsi anche molti anni dopo la guarigione apparente. Questo accade perché alcune cellule tumorali si staccano dal tumore originario, rimangono dormienti nel seno o in altri organi, e si risvegliano in seguito. Ora, grazie a un recente studio, un gruppo di ricercatori ha scoperto il nascondiglio di queste cellule tumorali dormienti.
I meccanismi alla base della dormienza e della riattivazione delle cellule tumorali sono ancora poco conosciuti. Ma il nuovo studio, condotto dal laboratorio del professor Yosef Yarden del Weizmann Institute of Science, ha chiarito il processo che induce la dormienza delle cellule del cancro al seno e ha spiegato perché, una volta riattivate, queste cellule diventano più aggressive.
Nel corso della vita femminile, il tessuto mammario attraversa profonde trasformazioni, passando da una fase mesenchimale, caratterizzata da cellule mobili e in rapida divisione, a una fase epiteliale, con cellule più stabili e lente. La regressione delle cellule mature alla fase mesenchimale può dare origine al cancro. Tuttavia, per sopravvivere nel corpo a lungo, le cellule tumorali possono ritornare a uno stato epiteliale e latente. Gli scienziati hanno ipotizzato che imitare questo processo naturale potesse indurre la dormienza nelle cellule tumorali.
La ricerca
Utilizzando un modello tridimensionale del microambiente tumorale, i ricercatori hanno modificato geneticamente cellule di cancro al seno triplo negativo per aumentare la produzione delle proteine OVOL, coinvolte nella maturazione cellulare. Hanno osservato che l’espressione elevata di OVOL arresta il ciclo vitale delle cellule tumorali e induce la dormienza, sia in laboratorio che su modelli murini. Tuttavia, l’analisi di tessuti mammari di pazienti oncologici ha rivelato che livelli elevati di OVOL1, sebbene rallentino inizialmente il cancro, permettono alle cellule tumorali di sopravvivere dormienti per anni, pronte a riattivarsi in modo più aggressivo.
I ricercatori hanno anche scoperto che l’estrogeno sopprime l’espressione di OVOL1, mentre alcuni fattori di crescita la favoriscono. Pertanto, pazienti con bassi livelli di recettori degli estrogeni e alti livelli di OVOL1 tendono a sviluppare forme tumorali più aggressive e a presentare una sopravvivenza ridotta. Il tessuto adiposo, che aumenta la produzione di estrogeni dopo la menopausa, potrebbe influenzare la riattivazione di tumori latenti.
Infine, gli scienziati hanno dimostrato che la dormienza è accompagnata dall’accumulo di radicali liberi, che danneggiano il materiale genetico e compromettono i meccanismi di riparazione del DNA. Questo porta all’accumulo di mutazioni, rendendo le cellule tumorali riattivate più aggressive e resistenti alle terapie. Comprendere questi processi potrebbe aiutare a sviluppare nuovi trattamenti per il cancro al seno e altri tumori maligni.
Hanno collaborato
Allo studio, ripreso da infobae, hanno partecipato anche il Dr. Suvendu Giri, la Dr. Rishita Chatterjee, il Dr. Arturo Simoni-Nieves, il Dr. Maha Abedrabbo, il Dr. Alessandro Genna, la Dr. Mary Luz Uribe Rios, il Dr. Moshit Lindzen, il Dr. Arunachalam Sekar, Nitin Gupta, Noa Aharoni, Tithi Bhandari, Agalyan Mayalagu, Feride Karatekin, Yam Nof, Dr. Nishanth Belugali Nataraj, il Prof. Ronen Alon e il Prof. Rony Seger del Dipartimento di Immunologia e Biologia Rigenerativa Weizmann; Luisa Schwarzmüller, la Dott.ssa Nooraldeen Tarade e il Prof. Stefan Wiemann del Centro tedesco per la ricerca sul cancro (DKFZ), Heidelberg; Dr. Rong Zhu, Dr. Yaniv Eyal-Lubling, Prof. Oscar Rueda e Prof. Carlos Caldas dell’Università di Cambridge; Dott. Harsha-Raj Mohan-Raju e Prof. Sima Lev del Dipartimento di Biologia Cellulare Molecolare Weizmann; Dott. Francesco Roncato del Dipartimento di Genetica Molecolare Weizmann; Dott. Tal Keidar e Prof. Eli Pikarsky della Facoltà di Medicina Hadassah, Università Ebraica di Gerusalemme; Karin Shira Bernshtein dell’Università di Haifa; Dott.ssa Bettina Wagner e Prof. Maik Dahlhoff dell’Università di Medicina Veterinaria di Vienna; Dr. Nishanth Ulhas Nair, Neel Sanghvi e Prof. Eytan Ruppin del National Institutes of Health, Bethesda, USA; la Dott.ssa Sara Donzelli e il Prof. Giovanni Blandino dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena dell’IRCCS, Roma; e il professor Ron Prywes della Columbia University, New York.
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