Ermal Meta: “Figli? A breve ne avrò altre due. Trump e Musk? Mi fanno impressione soprattutto per un motivo”. Ermal Meta sui figli, la situazione negli Stati Uniti, e non solo. Il cantautore e compositore albanese naturalizzato italiano, 34 anni, parla a tutto tondo in una intervista a ‘Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Il cantautore esprime la sua preoccupazione dal populismo di Trump e Musk. «Mi fa impressione perché si parla di America, un Paese che si è sempre dichiarato terra dei diritti di tutti. Ha fallito il comunismo nell’Est, e ha fallito anche il capitalismo a Ovest, c’è una grande paura, c’è una grande confusione sociale, sempre meno ricchi da una parte e sempre più poveri dall’altra. I social hanno una parte di responsabilità, perché c’è una grande diffusione di fake news, e si perdono le coordinate…». Quando gli è stato chiesto se fosse preoccupato per il futuro, ha risposto senza esitazione: «Abbastanza».
Ermal Meta: “Mio padre? Avrei voluto non averlo”
Guardando invece al passato, ha ricordato il suo arrivo a Bari dall’Albania all’età di tredici anni, in fuga da un padre violento: «Avrei voluto non averlo, ma ce l’avevo. Per fortuna a Bari ho avuto altre figure maschili positive di riferimento». Alla domanda su come sia cambiato il modello maschile italiano negli ultimi trent’anni, ha osservato: «C’è una maggiore sensibilità, anche se si potrebbe fare di più, per esempio come l’uomo si pone nei confronti della donna, ma lo vediamo anche nelle cose piccole».
Ha poi raccontato un episodio vissuto all’interno dell’associazione Una, Nessuna e Centomila: «Di recente in un laboratorio qualcuno ha detto: “Quando sono diventato padre non ho pensato che sarebbe dovuto essere un mio compito quello di occuparmi di mio figlio, davo per scontato che se ne sarebbe occupata la madre e io avrei dovuto solo andare a lavorare”». Secondo lui, simili considerazioni derivano da retaggi di secoli: «Con gli uomini che hanno sempre prevaricato le donne. E ci sono ancora. Si potrebbe fare molto di più».
Ermal Meta: “Possiamo dire che ci sono stati tre tipi di commenti al video”
Durante il suo ultimo concerto romano, parte del suo tour nei teatri, ha parlato al pubblico della propria interiorità: «Sono spaventato dal mostro che dorme dentro di me, il più delle volte è un lupo. So che c’è, così come lo sente dentro di sé ogni uomo. Cerchiamo di tenerlo a bada, ma c’è». Spiegando il contesto di questa confessione, ha raccontato: «Avevo appena finito di suonare Ironica, che è una canzone che ho scritto per mia figlia Fortuna e che si conclude con le parole “Non avere paura, non avere paura, non avere paura”. Quindi mi sono chiesto come si fa, alla luce di un femminicidio ogni tre giorni, a non avere paura».
Il video di quel momento è stato condiviso sui social, suscitando reazioni molto forti: «Possiamo dire che ci sono stati tre tipi di commenti: quelli che mi hanno scritto “se hai un problema, fatti curare”, e altri vari insulti. Quelli, più dialettici, che comunque prendevano le distanze: “Non tutti gli uomini sono così, io non sono così”. E infine quelli che hanno cercato di difendermi dicendo: “Ma lui non parlava solo degli uomini, parla di tutti, anche le donne possono avere un mostro dentro”».
Alla domanda se qualcuno tra i commentatori avesse colto nel segno, ha risposto chiaramente: «No. Perché io parlo proprio di maschi, non di femmine, e di qualcosa che è profondamente maschile, ossia il privilegio, l’istinto dentro, qualcosa che ci è stato insegnato da piccoli e che ci fa avere delle reazioni, che proviamo a controllare e che in alcuni casi, non in tutti certo, hanno conseguenze drammatiche».
Ermal Meta: “Figli? A breve ne avrò altre due”
Il discorso sull’autoconsapevolezza maschile è stato ripreso anche da Vinicio Marchioni, che ha citato l’intervistato sostenendo che i maschi dovrebbero iniziare a interrogarsi. A tal proposito, ha commentato: «Ho visto, e lo ringrazio. Con Una, Nessuna e Centomila stiamo capendo come iniziare questo discorso tra uomini. Ed è bene parlarsi, iniziare un dibattito: io capisco che le persone coraggiose si offendono se dici loro che hanno un animale dentro, però è un dialogo che va iniziato, va normalizzato».
Quando gli è stato chiesto quando abbia iniziato a interrogarsi e a guardarsi dentro, ha raccontato: «Il dubbio c’è stato da sempre, perché non volevo diventare papà. Per anni ho pensato di non volere figli, perché temevo di essere come mio padre. Non volevo replicare quel modello, cioè lui non era un buzzurro in termini canonici, era un musicista, una persona laureata, insegnava Storia, suonava in un’orchestra. Poi cresci, capisci tante cose, le cose cambiano».
La nascita di Fortuna, l’anno scorso, ha rappresentato un momento fondamentale, ma i dubbi più forti erano arrivati ancora prima: «E l’ho vista così piccola, così indifesa… Anche se in realtà i dubbi più forti mi sono venuti prima, quando sono diventato papà, tre anni fa». A questo punto, l’intervistatore ha chiesto chiarimenti, e l’intervistato ha raccontato una storia personale mai condivisa prima: «La mia compagna Chiara ed io a breve avremo con noi le nostre altre due figlie, che finora sono state in un orfanotrofio in Albania. Le abbiamo conosciute che avevano 15 anni, ma, non essendo sposati, non potevamo adottarle. A giugno compiranno 18 anni e potranno venire a vivere con noi. Ma, le dico, sono già le nostre figlie da tre anni. Non ne ho mai parlato…».
Ermal Meta: “Così ho conosciuto le mie figlie adottive”
Il cantautore ha incontrato le due ragazze «lavorando con questa casa famiglia che ospita bambine e ragazze spesso con storie terribili alle spalle. Ci vediamo sempre, da allora, o noi andiamo a trovarle o loro vengono qua, sono anni che siamo coinvolti in questa cosa». Ha poi raccontato il momento in cui ha capito di essere diventato loro padre: «Nel momento in cui sono andate via, un’estate, e mi sono reso conto che non avrei potuto più fare a meno di loro… Guardi è stato tutto casuale… Dovevo essere a Roma, poi a Milano, e invece ero a Bari a suonare. Mi chiama la suora che cresceva, e sostanzialmente ha salvato, le ragazze, che io già conoscevo essendo andato varie volte in quella casa famiglia, e mi dice che si trovano in città per fare un mercato di beneficenza».
Ha continuato il racconto spiegando: «Cerco quindi di vederle, e quel giorno era il compleanno di Lume, ma non lo sapevo, lo stesso di quello di mia mamma, con cui avrei festeggiato la sera. Le vado a prendere e andiamo a pranzo fuori. Nel frattempo aspettavo una telefonata da un amico, che mi doveva dare una risposta per la vacanza che avremmo dovuto fare. Insomma, questo mi scrive e per il secondo anno di fila mi tira un bidone incredibile. Quindi io, che ero in macchina con loro, a un certo punto mi giro e dico: “Ragazze, ma voi che cosa dovete fare quest’estate?”. “Ah, no, niente”. “Se volete venire in vacanza con me e Chiara…”. Loro erano felicissime, la suora mi guardava perplessa, e io mi rendo conto un attimo dopo che non l’ho chiesto a Chiara».
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