Mondo Marcio: “Credo uscito il 25 aprile per un motivo. Tutta quella serie di vaffa***lo è legata al passato”. Mondo Marcio su Credo, e non solo. Il rapper milanese, 38 anni, parla del nuovo album, il decimo, uscito lo scorso venerdì, 25 aprile, in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Il nuovo album intitolato “Credo” è uscito il 25 aprile, giorno della Liberazione. Questa scelta di data non è del tutto casuale, come spiega l’artista: «Un po’ è un caso e un po’ l’abbiamo fatto diventare appropriato. “Credo” è una liberazione da forze opprimenti e nel mio caso rappresenta una rinascita personale, una liberazione da un vecchio bagaglio».
A spingerlo verso questa rinascita è stato un bisogno profondo di cambiamento. Rispondendo a ciò che sentiva di voler lasciare alle spalle, afferma: «Siamo tutti dei work in progress costanti, l’importante è fare sempre nuovi errori. Ho bisogno di migliorare o comunque rimanere curioso, alla ricerca di cose che mi possano emozionare e permettermi di far emozionare il pubblico. Più che negli anni passati ho avuto una vera propria rinascita spirituale, mi sento molto cambiato rispetto a sette, dieci anni fa. Tanti lo chiamerebbero il disco della maturità, io dico semplicemente che è un disco che ha qualcosa da dire e lo dice con molto cuore e di questo sono molto contento».
Mondo Marcio: “Credo? Il titolo va inteso come la narrativa che ognuno di noi si costruisce”
Alla domanda su cosa creda oggi e quali siano i suoi punti fermi, riflette sul significato del titolo stesso dell’album: «Il titolo, “Credo”, va inteso come la narrativa che ognuno di noi si costruisce per riuscire a dormire la notte. Ognuno di noi trova uno scopo. Io, inconsapevolmente, l’ho trovato con la musica a quindici anni e quindi il mio credo rappresenta quello, la storia che ognuno di noi si racconta per “starci dentro”, in questo caos incredibile che è la vita, altrimenti ingestibile».
La prima traccia del disco, “Senza voce”, è particolarmente intensa e liberatoria. L’artista la descrive così: «Il significato della canzone è la morte dell’ego. Tutta quella serie di vaffa***lo è legata al fatto di cancellare la persona che ero prima e di iniziarne una nuova. Infatti dico anche vaffa al mio cuore, a me stesso: io sono stato questa cosa fino ad adesso, ora fammi cancellare tutta questa roba e vediamo come riesco a ricostruirmi meglio, o comunque in maniera diversa».
Una scelta precisa ha caratterizzato questo progetto: l’assenza di featuring. Spiega infatti: «È una questione di essere in linea con ciò che volevo raccontare. Non è necessariamente un concept album, però è un disco molto concettuale e non volevo appiccicare delle strofe volanti, seppure fatte bene. Le canzoni sono 12 come i mesi dell’anno, per rappresentare un ciclo che si compie, la prima canzone rappresenta la morte dell’ego, l’ultima, “Lanzarote”, la rinascita dello spirito con il suono di un bambino che piange. Per me la priorità è che il risultato sia il più vero possibile, il più fedele possibile, e temevo che il messaggio si sarebbe un po’ perso».
Mondo Marcio: “Credo? Tutta quella serie di vaffa***lo è legata al passato”
Questo percorso di abbattimento dell’ego è ancora più significativo se confrontato con l’essenza dell’hip hop, spesso associato all’egocentrismo. A tal proposito, chiarisce: «La morte dell’ego è la prima cosa. Bisogna capire che c’è un sistema di comportamenti che ti ha aiutato fino adesso, che è la tua armatura, la tua corazza, allo stesso tempo ti affonda. Nel caso di un artista può portare alla megalomania, è fonte di grande dolore, è fonte di grande infelicità quindi la morte dell’ego è molto importante».
Nonostante l’assenza di collaborazioni vocali, l’album è stato realizzato con il contributo di numerosi produttori, una scelta che ha arricchito il progetto. «Sì, diciamo che il fil rouge di tutti questi sound diversi, che però alla fine collimano, sono io. Le storie che racconto sono la mia l’esperienza di vita, il mio work in progress costante, e quindi ho cercato di renderlo il più possibile a livello di sound, a livello di attitudine nei pezzi. Sonorità diverse che coesistono, perché comunque sono tutte sfaccettature della stessa persona e della stessa storia che viene raccontata».
Infine, parlando del panorama attuale del rap, l’artista si mostra fiducioso e positivo: «Penso che sia in ottima salute. Come un po’ in tutte le industrie nel 2025 c’è grande confusione, perché abbiamo a disposizione una tecnologia che permette a tutti di fare quasi tutto, però al tempo stesso penso anche che ci sia una selezione naturale che mette un po’ tutto quanto a posto. Alla fine il pubblico ha sempre il telecomando, quindi chi rimane dopo un po’ di anni è o perché ha qualcosa da dire o perché, anche se non ha niente da dire, lo dice molto bene. Sono molto contento di essere una piccola parte del motivo per cui il rap italiano gode della salute che ha oggi».
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