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Stefano Accorsi: “Una figlia? Mi sono posto la stessa domanda di tutti. Odio social? Ci resto male ma rispondo con ironia”

Stefano Accorsi: “Una figlia? Mi sono posto la stessa domanda di tutti. Odio social? Ci resto male ma rispondo con ironia”. Stefano Accorsi su Una figlia. L’attore emiliano, 54 anni, veste i panni di un padre che vive con la figlia e la compagna, ma quest’ultima viene uccisa proprio dalla figlia, nel film (nelle sale dal 25 aprile) diretto da Ivano De Matteo, tratto dal romanzo Qualunque cosa accada di Ciro Noja. Ne parla in una intervista rilasciata a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’ della quale vo proponiamo alcuni passaggi.

Stefano Accorsi racconta che la storia di questo film, pur nella sua durezza, è narrata con grande delicatezza. L’attore spiega: «Conoscevo e ammiravo già il regista Ivano De Matteo: ha uno stile personale e solleva sempre questioni importanti sull’essere genitori. Qui c’è un padre che si ritrova combattuto tra la rabbia e l’amore. Perché si può smettere di essere figli, ma non si può mai smettere di essere un genitore».

Riflettendo sulla reazione che lo spettatore potrebbe avere davanti al film, Accorsi si sofferma su una domanda spontanea: «Me lo sono chiesto anch’io, ma non ho una risposta. Nessuno ce l’ha, in realtà. Sono situazioni estreme che devi vivere, per sapere come reagirai. E il film le racconta con pudore, quasi con poesia; questa è un’altra cosa che ho amato, perché in certi casi è facile scivolare nel melodrammatico. Di certo il mio Pietro è sconcertato e sballottato tra passioni contrastanti».

Quando si parla della possibilità di prevenire la tragedia, Accorsi sottolinea un’illusione diffusa tra i genitori: «Questo è il tipico sogno di onnipotenza di ogni genitore. Padri e madri si illudono di poter proteggere i loro figli da qualsiasi dramma, ma non è così. E non c’è una ricetta. Faccio un esempio: ho conosciuto figli di alcolisti che lo sono diventati a loro volta seguendo l’esempio dei genitori. E altri che, proprio perché li hanno visti con la bottiglia, non hanno mai voluto toccare una goccia d’alcol. Il punto è che ogni persona è diversa, per certi versi imprevedibile».

Stefano Accorsi: “Una figlia? Mi sono posto la stessa domanda di tutti”

Il discorso si sposta poi sulle serie “Mare fuori” e “Adolescence”, che trattano il tema dei giovani in carcere. Accorsi chiarisce il suo punto di vista sull’attenzione verso i carnefici rispetto alle vittime: «È innegabile che a volte i criminali vengano rivestiti di una dimensione grandiosa. Ma non è questo il caso: quello di Sofia è un gesto impulsivo, il classico raptus che sconvolge una vita. Semmai si riflette su come può bastare poco a creare una tragedia».

In merito all’uso dei social media e alla raccomandazione, fatta nel film da un avvocato, di non leggerli, Accorsi commenta: «I social spingono a giudicare in un attimo. E a farlo senza guardare in faccia le persone, così diventa subito più facile condannarle. In questo senso sono “anti-empatici”. E poi io penso che la privacy dei minori andrebbe tutelata. Anche dai genitori che pubblicano le loro foto online!».

Infine, parlando della propria esperienza personale con i social network, l’attore racconta: «Io più che altro li uso per comunicare col pubblico che mi segue, parlo solo dei miei film e dei miei hobby. Però sì, è capitato: in quei casi magari ci resto male, ma reagisco sempre con l’ironia, che secondo me è la miglior risposta».

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