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Tamberi: “Capelli e barba colorati? Lo faccio per un motivo. Io in crisi dopo Parigi 2024, così ne sono uscito”

Tamberi: “Capelli e barba colorati? Lo faccio per un motivo. Io in crisi dopo Parigi 2024, così ne sono uscito”. Gianmarco Tamberi sui capelli e la barba colorati. In una intervista rilasciata a ‘Vanity Fair’, l’altista marchigiano, 32 anni, spiega i motivi dietro ai look stravaganti che l’hanno reso celebre, oltre ovviamente ai suoi successi atletici. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Gianmarco Tamberi è celebre non solo per le sue imprese sportive, ma anche per il suo look originale: i colpi di testa e di barba, la barba a metà e i capelli colorati, spesso azzurri. Dietro queste scelte, tuttavia, si cela una strategia ben precisa. Come spiega lui stesso: «È sempre stato un escamotage per mettermi con le spalle al muro in momenti complicati, perché i capelli verdi, azzurri, li ho sempre fatti per quelle gare in cui volevo tirar fuori il meglio di me, e il modo alternativo di presentarmi, mi costringeva a performare. Perché la verità è che se hai i capelli verdi e arrivi ultimo sembri un pagliaccio. Se invece hai i capelli verdi e salti due metri e mezzo, salvi la baracca. Mi sono accorto poi negli anni, quanto mettermi in difficoltà, a nudo di fronte alle cose, mi aiutasse a tirar fuori la parte più forte di me, questo è il motivo vero delle mia bravate con i capelli e la barba».

Tamberi: “Capelli e barba colorati? Lo faccio per un motivo”

Il legame tra la sua forza e l’immagine che propone di sé ha qualcosa di simbolico, un po’ come la storia biblica di Sansone. Tamberi ammette di aver riflettuto su questa associazione. «È una cosa a cui ho pensato tante volte, ed è il motivo per cui ho spesso avuto paura di tagliarli. Ci sono stati dei momenti in cui mi veniva la voglia folle di cambiare, però il mio grande amico che aveva i capelli lunghi e il ciuffo come me, Gigi Datome, il campione nazionale di pallacanestro una volta mi ha detto “Gimbo, io l’ho fatto, li ho tagliati, ho fatto la cavolata più grossa della mia vita, e non lo farò più”. E così da più di dieci anni li porto così».

Oltre all’aspetto estetico, anche l’alimentazione riveste un ruolo fondamentale nella sua disciplina. Alla domanda su cosa mangi, Tamberi spiega: «Facendo uno sport che prevede il superamento della gravità e più si è leggeri più è facile superarla, la mia dieta è abbastanza rigida. A colazione mangio prevalentemente carboidrati, come a pranzo, mentre a cena più un pasto proteico. Sicuramente il quantitativo di chilocalorie è abbastanza basso rispetto a quello che è la mia corporatura richiederebbe».

L’impegno fisico è altrettanto rigoroso, ma varia a seconda del periodo. «Dipende molto dal periodo in cui sono, perché vicino alle gare mi alleno molto meno, il corpo deve riposare, deve essere molto più fresco e meno carico di lavoro, però diciamo indicativamente tre o quattro ore al giorno».

Tamberi: “Tra 10 anni non sarò ancora in pista”

Guardando al futuro, Tamberi immagina una vita più tranquilla, circondato dagli affetti. «Ad Ancona, nelle Marche, a casa, con la mia famiglia, con Chiara, e la piccolina che sta arrivando, chissà se ci sarà anche un altro pargoletto. La parte normale della mia vita mi piace molto, cioè il posto dove vivo, con le persone che amo, i miei amici, la mia famiglia, è questa la dimensione in cui sto molto bene. Sicuramente non mi vedo sulle piste di atletica a saltare o ad allenare. E poi vedremo il destino che cosa avrà in serbo».

Quando si parla di ispirare i giovani che ambiscono al successo, Tamberi offre un consiglio schietto e realistico. «Se uno vuole vincere, raggiungere qualcosa, prima di inseguire quell’obiettivo bisognerebbe fermarsi un attimo, guardarsi allo specchio e capire quanto si è disposti a fare, a sacrificare. Perché la maggior parte delle persone che vogliono vincere non sono così pronte a fare il percorso per arrivarci. È importante essere sinceri con se stessi e capire che il viaggio verso la vittoria non è sempre così bello e lineare, ci sono tante difficoltà, e bisogna essere pronti nelle difficoltà a sacrificare sempre di più. È quando il gioco si fa duro che bisogna combattere. Questa frase secondo me significa che siamo tutti bravi ad investire quando le cose vanno bene, ma quando vanno male, si tende a tirare i remi in barca. Invece è in quei momenti difficili che si deve essere in grado di mettersi ancora più in gioco, crederci ancora di più, sacrificare ancora di più per fare veramente la differenza».

Gianmarco Tamberi: “Io in crisi dopo Parigi 2024, così ne sono uscito”

Infine, alla domanda su cosa lo spinga a continuare anche nei momenti più duri, Tamberi risponde con grande sincerità, raccontando le sue difficoltà personali. «Io ho una storia molto particolare, nella mia carriera ho avuto delle cadute molto brutte, dei bassi molto molto bassi e in quei momenti ho capito che dovevo veramente investire in quei giorni. Faccio un esempio, ho seguito la stessa dieta che facevo prima delle Olimpiadi, anche quando avevo il gesso al piede e forse il 90% delle persone al mio posto avrebbero detto: “Vabbè, adesso non ha senso, mi rilasso e mi godo un po’ l’altra parte della vita”. E invece proprio in quei momenti lì, se hai il coraggio, la forza, la voglia, la determinazione di rimetterti in gioco anche più di prima vieni ripagato, perché fai quello che gli altri non farebbero. Davanti alle difficoltà quasi tutti tendono a prendersi un momento di riposo, di respiro. Come è giusto che sia, non critico chi lo fa. L’ho fatto anche io dopo le Olimpiadi di Parigi 2024, ho avuto bisogno di respirare, non ho avuto il coraggio, la forza di continuare, nei mesi subito successivi, a pretendere da me stesso. Avevo bisogno di fermarmi un attimo. Ma se in momenti come questi si riesce a ripartire…».

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