Ornella Vanoni: “Natalia Aspesi? L’avrei uccisa per quella frase. A Milano tutti nevrastenici. Con Strehler droghe e sesso sperimentale”. Ornella Vanoni su Natalia Aspesi, Milano, le relazioni con Strehler e Gino Paoli, e non solo. La cantante parla del suo libro autobiografico “Vincente o perdente”, scritto con Pacifico, in uscita dal 6 maggio per La Nave di Teseo. Di seguito vi proponiamo alcuni passaggi dell’intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’.
Ha sempre avuto la sensazione di valere poco, come lei stessa racconta: «Mi sono sentita per buona parte della vita un brocco, una persona priva di qualsivoglia talento». Un’impressione sorprendente, se si pensa a chi la conosce oggi. Ma lei precisa: «Era la mia sensazione. Io vivevo in una bolla di semi-infelicità, anche perché sono sempre stata messa in collegio, in Francia e in Inghilterra. E poi c’era questa cicatrice sotto il collo di cui mi vergognavo terribilmente. Una cicatrice dovuta alla tisi, che mi fu curata malamente, era una macchia nera. Natalia Aspesi lo scrisse: come fa ad andare in tv con quell’orrenda cicatrice? L’avrei uccisa… Andai in America da un chirurgo plastico per farmela sistemare».
Nonostante una fragilità radicata, ha sempre scelto di affrontare le situazioni con coraggio, come dimostra la sua stessa ammissione: «Tra un passo indietro prudente e un salto nel vuoto io sempre saltato». E aggiunge: «Sfidavo la mia fragilità perché non mi piaceva, non mi permetteva di dire certe cose, di fare certe cose. Saltavo nel fuoco: salire sul palco è stato così».
Ornella Vanoni: “Natalia Aspesi? L’avrei uccisa per quella frase”
Quando le si chiede un ricordo legato a Strehler, il pensiero la riporta a un episodio di gioventù: «Io avevo 19-20 anni, ero a Santa Margherita, con mia madre seduta con alcuni amici, e c’era questo signore con i capelli già bianchi. Io insistevo con mia madre, la pregavo di regalarmi un paio di pantaloni gialli. E lui le disse: glieli compri. Era la prima volta che ci vedevamo, non sapevo neanche chi fosse, sapevo solo che era l’amante di un’amica di mia madre. Mi viene in mente ora: lui forse mi ha amata subito, da allora».
La presenza di Giorgio nella sua vita fu travolgente, un’esplosione di esperienze e sensazioni: «Se c’era da sperimentare con l’erotismo, se era quello che desiderava, mi affidavo. Se erano le droghe, o qualsiasi possibilità di alterazione, mi allineavo. Se ami qualcuno, non lo lasci mai solo. L’altra persona la perlustri, da cima a fondo. Soprattutto in un periodo storico come quello, dove ogni tabù era nel mirino. E gli scheletri, invece di starsene buoni nell’armadio, se ne andavano a spasso per la stanza».
Un altro capitolo importante della sua vita fu segnato da Gino Paoli. «Se l’amore si misura a sofferenza, a patimento, a mancanza, a sensazione di urgenza permanente, beh, il grande amore della mia vita è stato Gino. Ci siamo uniti perché tutti e due eravamo considerati strambi, diversi. Lui si diceva fosse omosessuale. Certo non passava inosservato, così secco, beccamorto. Sembrava uno sfigato, e invece aveva dentro canzoni meravigliose. Io ero considerata presuntuosa, altezzosa, anche lesbica. Due marginali, insomma, due fuori norma. Ci siamo divisi davanti alla scelta di fare un figlio. Per lui era una realizzazione, io avevo già un figlio da crescere. E mi sono ritratta». Ma non rinuncia a stemperare con l’ironia: «Certo bisogna avere tanta, tanta energia per le pene d’amore. E anche molto tempo libero».
Ornella Vanoni: “A Milano tutti nevrastenici. Con Strehler droghe e sesso sperimentale”
Il Natale, invece, le suscita un sentimento opposto: «Mi mette una tristezza… neanche la domenica mi piace, l’altro giorno mi ha messo una tristezza mostruosa: se non c’è nessuno in casa divento triste. A me piace la solitudine, ma dopo il pieno, non dopo il vuoto». E proprio la solitudine è una delle compagne più fedeli della sua esistenza: «Ho tatuata nel petto la S di Solitudine. Mi sono sempre sentita sola. Da quando ricordo, da quando ero piccola. Una sensazione di non completezza, la certezza di avere un lato scoperto e che nessuno può veramente proteggerti».
Insieme alla solitudine, ha conosciuto anche la depressione. «L’aveva mio padre, forse è genetica. Ho attraversato diverse volte quella foresta spettrale. A me è successo tre, quattro volte, di caderci dentro: una volta è stata così forte che mi sono fatta ricoverare e da allora ho preso gli psicofarmaci. Gli psicofarmaci non bisogna mai abbandonarli se sei una persona che tende alla depressione. Sono una barriera: ti può venire la tristezza, ti può venire la malinconia, che è anche bella, però la barriera degli psicofarmaci ti impedisce di andare oltre». E di nuovo, con sarcasmo: «Qui poi sono al primo piano, se mi butto dalla finestra rimango sciancata e basta».
Ornella Vanoni: “Non sono stata una madre presente”
Il dolore più profondo, però, è legato al rapporto con il figlio Cristiano: «Non essere stata presente come avrei voluto con mio figlio. Mio figlio ha sempre pensato che di lui ai suoi genitori non fregasse niente. Lavoravo tanto, ero spesso in giro. Non posso biasimarlo. Tutti abbiamo un senso di colpa per qualcosa, questo è il mio: se un figlio te lo fa pesare come madre soffri come una bestia. Ho sofferto io e ha sofferto lui».
Quando parla della sua città, non è tenera: «Milano una volta era calda, accogliente, ma oggi è diventata stronza perché sono peggiorati i milanesi. Milano è una città per ricchi, per privilegiati, sono tutti nevrastenici, tutti lavorano sempre di più per guadagnare, perché bisogna fare un sacco di soldi, se no come vivi in questa città carissima? È una follia».
Se non avesse fatto la cantante, avrebbe seguito un’altra strada: «Io sono un medico mancato. Altro che l’attrice, la cantante: dovevo fare il medico». Curiosamente, nonostante i suoi trascorsi, non è ipocondriaca: «No, mi mettono un nervoso gli ipocondriaci».
Oggi, trova un nuovo spazio e piacere nella televisione, specialmente con Fabio Fazio: «Fabio è bravo. È una persona perbene. Tanti lo detestano, perché dicono che sembra un prete. Ma non è colpa sua, cioè, voglio dire… sembrerà anche un prete… Però la sua è l’unica trasmissione dove non si litiga e trovi sempre ospiti straordinari. Io ad un certo punto mi sono detta che volevo fare televisione e l’ho chiamato. Mi diverto molto con lui, mi mette in scena per come sono».
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