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Salute

Resistenza agli antibiotici: scoperta a Oxford una possibile arma segreta contro i superbatteri

Resistenza agli antibiotici: scoperta a Oxford una possibile arma segreta contro i superbatteri. La resistenza antimicrobica è una delle emergenze sanitarie più gravi a livello globale, in quanto mette a rischio l’efficacia degli antibiotici comunemente utilizzati. I batteri, nel tempo, sviluppano strategie per eludere l’azione di questi farmaci, rendendo le infezioni sempre più difficili da trattare. Questo problema riguarda in particolare gli antibiotici della famiglia delle tetracicline, ampiamente impiegati sia in ambito umano che veterinario.

L’uso diffuso, soprattutto negli allevamenti come promotori della crescita, ha favorito la comparsa di batteri resistenti, capaci di neutralizzare l’efficacia del farmaco. Uno dei meccanismi più insidiosi alla base della resistenza è la produzione dell’enzima Tet(X), appartenente alla famiglia delle tetraciclina destructasi, che degrada l’antibiotico prima che possa esercitare il proprio effetto inibitorio sul ribosoma batterico. Questo enzima è particolarmente preoccupante perché riesce a rendere inefficaci anche le tetracicline di terza generazione, come la tigeciclina, sviluppate per superare altre forme di resistenza.

Per affrontare questo problema, un gruppo di ricercatori dell’Ineos Institute for Antimicrobial Research dell’Università di Oxford, contro la resistenza agli antibiotici, grazie a una scoperta hanno messo a punto un nuovo test fluorescente in grado di identificare molecole che inibiscono l’azione del Tet(X). Il test utilizza una versione modificata dell’antibiotico minociclina unita a un colorante fluorescente, che cambia emissione luminosa quando una molecola inibitrice si lega all’enzima al posto della sonda.

Il test di polarizzazione della fluorescenza

Questo metodo, noto come test di polarizzazione della fluorescenza, permette una misurazione diretta e più precisa rispetto ai metodi tradizionali, facilitando lo screening di migliaia di composti in tempi rapidi. Applicando questa tecnica a una libreria di 3.200 farmaci già approvati o in uso clinico, i ricercatori hanno individuato sei composti capaci di bloccare Tet(X).

Tra questi ci sono l’antipsicotico trifluoperazina, il suo analogo proclorperazina e il tegaserod, utilizzato per trattare disturbi gastrointestinali. L’efficacia di questi composti è stata poi verificata con la cristallografia a raggi X, che ha mostrato come si leghino al sito attivo dell’enzima e ne modifichino la struttura, impedendone l’azione.

Sebbene i risultati di questo studio siano promettenti, i composti identificati non hanno ancora la potenza necessaria per essere utilizzati come terapie cliniche. Tuttavia, lo studio rappresenta un passo significativo verso lo sviluppo di terapie combinate che possano proteggere gli antibiotici tetraciclinici dall’azione distruttiva di Tet(X). I ricercatori di Oxford puntano ora a perfezionare queste molecole per arrivare a nuove soluzioni terapeutiche che possano essere impiegate efficacemente contro i batteri resistenti.

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