L’incredibile fuga di Iván Guzmán: il figlio de El Chapo scompare nel nulla davanti agli occhi dell’esercito messicano. L’incredibile fuga di Iván Guzmán, il figlio maggiore di Joaquín “El Chapo” Guzmán e attuale leader dei ‘Chapitos‘, il ramo più potente del cartello di Sinaloa, è riuscito a sfuggire ancora una volta alla cattura da parte delle autorità messicane.
All’inizio del 2025, durante un’operazione federale a Culiacán, Guzmán è evaso grazie a un tunnel nascosto dietro un armadio nel bagno della sua abitazione. Il passaggio sotterraneo, alto abbastanza da permettere di camminare in piedi, si estendeva per tre isolati fino a una casa disabitata. Dopo la fuga, gli agenti hanno trovato nella casa telefoni usa e getta, computer, foto di famiglia e armi di livello militare.
La porta d’ingresso era talmente rinforzata che ha richiesto l’uso di un ariete montato su un veicolo blindato per essere abbattuta. La scoperta del covo di Guzmán è avvenuta a seguito dell’arresto di tre suoi collaboratori: uno dei suoi piloti e due membri della sicurezza. L’abitazione, apparentemente normale, era in realtà un bunker con armature d’acciaio e passaggi nascosti, in perfetta continuità con i metodi del padre.
Tale padre, tale figlio
Questo episodio richiama alla mente le fughe spettacolari di El Chapo, come quella dal carcere di Altiplano nel 2015 attraverso un tunnel attrezzato con rotaie e motocicletta, o quella del 2016 da una casa a Los Mochis tramite un passaggio nascosto dietro uno specchio. Nonostante la taglia di 10 milioni di dollari posta dagli Stati Uniti sulla sua testa, Iván Archivaldo continua a eludere la cattura, grazie anche al contesto favorevole di Culiacán, considerato un porto sicuro per lui.
La città è sorvegliata da una vera e propria rete di protezione che include una “legione di sicari”, guardie del corpo, informatori e simpatizzanti civili, come venditori ambulanti. Inoltre, Guzmán adotta precauzioni sofisticate per sfuggire ai controlli dei servizi segreti: non usa il telefono e evita di incontrare familiari stretti, rendendo ancora più difficile il suo tracciamento.
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti lo considera uno dei principali trafficanti di fentanyl al mondo. Nel 2019, fu proprio lui a guidare la risposta armata che costrinse l’esercito messicano a liberare suo fratello Ovidio, dopo una tentata cattura. Ovidio è stato infine arrestato nel 2023 e poi estradato negli Stati Uniti, ma il fratello maggiore, Iván, resta libero e ben protetto nella sua roccaforte. La sua capacità di evitare l’arresto dimostra la complessità della lotta contro i narcos in Messico, in un contesto dove la lealtà criminale e l’infrastruttura militare del cartello rendono ogni tentativo di cattura estremamente arduo.
I parenti sia consegnano agli Usa
Diciassette parenti di Joaquín “El Chapo” Guzmán si sono consegnati volontariamente alle autorità statunitensi venerdì scorso, presentandosi al valico di frontiera di San Ysidro, che collega Tijuana, in Messico, con San Diego, in California. La notizia è stata riportata su X dal giornalista messicano Luis Chaparro, esperto di crimine organizzato, e rilanciata dal quotidiano ‘Milenio’.
Tra coloro che si sono arresi figurano anche Griselda López, seconda ex moglie del narcotrafficante e madre di Ovidio Guzmán López, soprannominato “El Ratón” (Il Topo), estradato negli Stati Uniti nel 2023, una delle figlie e alcuni nipoti dell’ex capo del Cartello di Sinaloa, attualmente detenuto negli USA con una condanna all’ergastolo.
Chaparro ha pubblicato sui social immagini che ritraggono i 17 familiari di El Chapo in fila, con i bagagli, pronti a consegnarsi agli agenti dell’FBI. L’episodio è avvenuto pochi giorni dopo che, il 6 maggio, Ovidio Guzmán López ha raggiunto un accordo con la giustizia americana, dichiarandosi colpevole davanti a un tribunale federale di Chicago di diversi capi d’imputazione legati al traffico di droga.
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