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Sveva Sagramola: “Licia Colò? L’ho sofferta ma c’è una differenza. Aver conosciuto tardi mio marito mi ha dato dei vantaggi”

Sveva Sagramola: “Licia Colò? L’ho sofferta ma c’è una differenza. Aver conosciuto tardi mio marito mi ha dato dei vantaggi”. Sveva Sagramola su Licia Colò, sua figlia 15enne sulla quale ha scritto un libro, l’incontro con il marito avvenuto tardi, e non solo. La conduttrice romana, 51 anni, si racconta in una intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’ della quale vi proponiamo alcuni passaggi.

Sveva Sagramola racconta con il suo inconfondibile sorriso gentile di un viaggio professionale e personale lungo ventisette anni, trascorsi nel pomeriggio di Rai3 con il programma ‘Geo’. I luoghi visitati nel corso del tempo sono tanti, spesso meravigliosi e sorprendenti. «Ho visto tantissimi posti meravigliosi. Sono stata a lungo in Africa: nel Mali, a Timbuctù, nella mitica città di sabbia. E poi in Burkina Faso, nel Togo, nel deserto del Sahara, dove ho viaggiato con i nomadi».

Tra i tanti momenti vissuti, ce n’è uno che le è rimasto particolarmente impresso nella memoria. «Un anno — ero in crisi sentimentale — mi sono unita alla spedizione di due documentaristi conosciuti a ‘Geo’. Avevo chiesto loro: “Dove andate questa estate?” E loro: “Faremo cinque settimane di navigazione nel Pacifico”. “Perfetto, vengo anche io”. Un giorno, su un’isoletta che doveva essere deserta, vedemmo un filo di fumo: scoprimmo che ci vivevano, soli, due vecchietti».

Sveva Sagramola: “Ho smesso di viaggiare per mia figlia”

La sua vita, per molti aspetti, sembra quella raccontata nei romanzi o nei film. Lei stessa ammette che si tratta di una fase ormai passata, una trasformazione profonda legata a scelte personali. «Ma era un’altra vita, la mia vita di prima: sono stata una super viaggiatrice, poi però non mi sono più mossa. Sono un’altra donna: sono diventata mamma tardi, a 45 anni, e ho scelto di esserci sempre per mia figlia. Così ho messo da parte i viaggi, consapevolmente. L’amore ti fa fare cose che non ti aspetti».

La maternità è stata, dunque, un punto di svolta fondamentale. Sveva ne parla con tenerezza e lucidità, riflettendo sul significato di crescere un figlio in età adulta. «Crescere una figlia in età adulta è bellissimo, perché ti prendi del tempo con più facilità. Le giovani mamme non hanno questa fortuna, devono conciliare mille cose e la società non aiuta: mi spiace molto, non si capisce che noi donne con un figlio ci espandiamo, diamo di più. Aver conosciuto tardi mio marito, quindi, mi ha dato dei vantaggi: avevo già raggiunto i miei obiettivi lavorativi e credevo che la maternità non avrebbe più fatto parte della mia vita. Mi dicevo: non ti è dato di avere figli e, anzi, vivevo l’ipotesi con una certa ansia. Non mi sentivo adeguata».

Eppure, nonostante i timori, l’esperienza della maternità si è rivelata sorprendentemente naturale. «Invece, io che sono una ansiosa — soffro di ansia anticipatoria —, e una insicura cronica, posso dire che essere madre è stata l’unica cosa che ho fatto senza la minima ansia. Una specie di miracolo».

Sveva Sagramola: “Aver conosciuto tardi mio marito mi ha dato dei vantaggi”

Il legame con la figlia Petra ha lasciato una traccia profonda anche nella sua espressione creativa. Il 29 aprile, per Mondadori, è uscito il suo primo libro illustrato, ‘Storia di Topino’, disegnato dal fratello Cristiano. «L’ho scritto proprio per chiudere definitivamente il mio rapporto con l’infanzia di mia figlia Petra, che ora ha 15 anni. Topino era il suo peluche, quello che ancora oggi vedo tutto consumato per casa, mi fa un po’ pena. L’infanzia di mia figlia è stata tra le più belle epoche per me, me la sono goduta e l’ho protetta più a lungo possibile da tutte le cose brutte. Ma quando ho capito che era definitivamente finita, ho sentito il bisogno di scrivere questa storia, per separarmi da quel periodo».

Anche l’incontro con il marito ha rappresentato un passaggio importante, un cambiamento che ha dato un nuovo equilibrio alla sua vita. «Dopo anni e anni di terapia analitica. Sono una persona molto complessa, nel tempo ho compreso che mi avvicinavo a persone sbagliate perché in realtà non sono mai stata in grado di affidarmi. Avevo una grande paura dell’abbandono. Mio marito era l’uomo che prima non avrei mai guardato: l’uomo possibile, leale, che non ti abbandona e che quando ti dice una cosa la fa. Per fortuna l’ho incontrato quando avevo capito tutto questo. E, attraverso i figli, in qualche modo, riesci a cicatrizzare anche tante ferite».

Nel suo percorso professionale, Sveva si è occupata di ambiente in tempi non sospetti, quando ancora l’argomento era poco diffuso. «Se ne parlava in circoli ristretti. Nel programma, all’inizio, raccontavo soprattutto le meraviglie del nostro mondo. Dopo qualche anno è esplosa la tematica ambientale e mi sono trovata a fare qualcosa che mi ha dato molto senso: aiutare le persone a essere consapevoli, puntando sempre sulle soluzioni più che sul catastrofismo».

Sveva Sagramola: “Licia Colò? L’ho sofferta ma c’è una differenza”

Il suo impegno è stato anche riconosciuto a livello istituzionale, con l’onorificenza conferitale da Giorgio Napolitano. «Un onore enorme. Quando me lo dissero caddi dal divano. È un riconoscimento di cui sono orgogliosa. Come della mia laurea, con una tesi in antropologia culturale, che ho preso nel 2008, su insistenza, ancora una volta, di mio marito: mi mancava solo la tesi ma non la davo da anni. Lui mi ha spinta, facendo ogni giorno il suo compito come sposo e come padre, permettendomi di fare il mio percorso tenendo lontani i sensi di colpa».

Ripercorrendo l’inizio della sua carriera, Sveva ricorda con gratitudine l’incontro con Giovanni Minoli. «Ha segnato tutta la mia vita professionale, ha visto in me delle cose che io neanche sapevo di avere. Mi ha permesso di entrare a lavorare nella squadra di ‘Mixer’: un’occasione che non ho sprecato. Ancora oggi porto con me i suoi insegnamenti. Il primo è che la tv è un lavoro di gruppo, quindi mai montarsi la testa. Poi, quando intervisti qualcuno devi agganciarti a quello che dice, non andare avanti con le domande fatte a tavolino. Minoli mi ha insegnato il mestiere del televisionista, come lo chiama. Gli sono eternamente grata».

Infine, affronta con naturalezza anche i paragoni con Licia Colò, spesso fatti nel corso della sua carriera. «Licia è stata una antesignana, la prima ad aprire la strada alla divulgazione ambientale al femminile. Inoltre, le prime due edizioni di ‘Geo’ le ha condotte lei: è un volto molto potente, non a caso per anni la gente mi diceva “ah, tu sei quella che conduce il programma di Licia Colò”. Non dico che l’ho sofferto, ma… Oggi ci vogliamo bene, siamo in ottimi rapporti. E anche io sono diversa: lei ha uno sguardo sull’ecologia, è una biologa pura, mentre il mio sguardo è più da antropologa. Inoltre lei ancora adesso viaggia… sua figlia ormai è grande».

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