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Antonello Venditti: “Bombe delle sei? Dico solo una cosa. Con Notte prima degli esami mi sono riconciliato con Roma”

Antonello Venditti: “Bombe delle sei? Dico solo una cosa. Con Notte prima degli esami mi sono riconciliato con Roma”. Antonello Venditti sulla storia delle bombe delle sei, il brano ‘Notte prima degli esami’ che, a 40 anni dall’uscita, titola il tour in partenza da Caracalla il 17 giugno. Il cantatuore romano, 76 anni, ripercorre le tappe della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Nella vastissima produzione di Antonello Venditti, un brano che sembra contenerne mille altri è senza dubbio Notte prima degli esami. Rimasto popolare generazione dopo generazione, secondo il cantautore il motivo risiede nella continuità emotiva del Paese: «Non è che l’Italia cambi così rapidamente. Probabilmente i ragazzi di oggi ritrovano sapori, profumi, angosce, speranze, dolori di ieri».

Antonello Venditti: “Con Notte prima degli esami mi sono riconciliato con Roma”

Il brano nacque in modo quasi miracoloso. Venditti racconta: «Mi sono messo al piano e magicamente una mattina mi è arrivata. Tutta d’un botto. Tornavo a Roma dopo quattro anni di esilio, mi riconciliai con la città». Quel periodo fu segnato da grandi difficoltà personali. «Mi ero separato da mia moglie Simona Izzo, avevo paura del pubblico e caddi in depressione. Lucio Dalla mi trovò casa in Brianza. E in alcuni momenti pensai al suicidio». Aggiunge poi con un ricordo vivido: «Con la macchina. L’unica cosa che mi era rimasta. Ma desistetti». Fu ancora Lucio Dalla a spingerlo a riprendere in mano la sua carriera. «E poi fu Lucio a dirmi di ritornare. Scrissi alla velocità della luce “Ci vorrebbe un amico”, “Grazie Roma”. E “Notte prima degli esami”».

Parlando della sua infanzia, Venditti non nasconde le difficoltà familiari. In particolare con sua madre, che pure definisce una buona persona, ma con gravi mancanze sul piano emotivo: «Era una buona persona, ma le mancava proprio l’empatia. Essere sovrappeso ha condizionato tutti gli anni del liceo: pesavo 94 chili. Fino a 16 anni praticamente non ho vissuto. Poi ebbi un incidente, finii in ospedale e in due mesi ne persi 30». Anche il padre, figura assente ma determinante, influì sul suo vissuto: «Faceva il viceprefetto, non c’era mai, ma all’occasione era il braccio violento di mamma. Una situazione complicata».

Antonello Venditti: “Social? Hanno creato una fake news ad hoc”

Oggi, riflettendo sul bullismo e le sue nuove forme, Venditti osserva come esso passi attraverso i social: «Ne so qualcosa, la storia secondo cui avrei offeso una disabile è nata lì, sui social». L’episodio in realtà si rivelò un falso: «È stato un fake. Sui social hanno fatto un montaggio in cui hanno unito le mie critiche a un’altra persona, normodotata, che mi stava insultando al momento in cui me la sarei presa con la disabile: un fake di cui non mi sono accorto nemmeno io all’inizio, tant’è che mi sono sentito in dovere di fare le scuse alla ragazza. Ora c’è una mia denuncia al tribunale di Andria contro l’autore di quel fake. L’assurdo è che c’è gente che mi chiede se ai miei concerti sono ammessi i disabili».

Nel ricordare altri cantautori, Venditti offre giudizi sinceri. Di Rino Gaetano, che produsse per primo, dice: «È stato molto sottovalutato. Era un personaggio eterodosso perché aveva un linguaggio giornalistico mentre noi forse eravamo più complessi. Voleva farsi accettare a tutti i costi, specie da me e da Francesco, pure troppo». Quanto a Lucio Battisti, osserva: «Non lo consideravamo molto: non scriveva i testi. Era simpatico però, un romanaccio. E lontano dalle dispute ideologiche: non era lui quello di destra, ma Mogol, le braccia tese sono roba sua». Di Fabrizio De André invece nota: «Era più interessato a De Gregori che a me. E Francesco si sentiva suo figlio artistico. Io no».

Antonello Venditti: “Bombe delle sei? Dico solo una cosa”

Anche la vita privata entra nei suoi racconti, come nel caso di Claudia, protagonista di una delle sue canzoni: «La mia fidanzata di allora, la prima: perdemmo insieme la verginità. L’amore, il sesso la prima volta può essere un atto violento. Ma, appunto, non potevo farle male». Oggi l’amore ha assunto per lui forme nuove: «Sto con Anna, un amore fondato sulla stima. Quand’ero giovane il concetto di stima mi sembrava l’antiamore, oggi è il fondamento della nostra storia che non esclude il sesso, ma la completa». La differenza d’età tra i due, quasi trent’anni, non lo turba: «No».

Uno dei misteri che accompagnano la sua musica è quello delle «bombe delle sei», mai spiegate del tutto: «E lo rimarranno: c’è chi dice fossero spinelli e chi bombe vere. Non lo svelerò ora». Venditti racconta anche di aver incrociato figure legate al terrorismo, sia di destra che di sinistra: «A Roma ci si incontrava. Giusva Fioravanti beveva birre di fianco a me al Tortuga, il bar del mio liceo. E la famiglia della brigatista Adriana Faranda aveva una villa vicina alla mia, al Circeo: era decisamente la più bella della spiaggia, la prima a sfoggiare un topless. A volte mi sembra di essere Forrest Gump».

Poi la politica, trattata con ironia e distacco: «Sono un anarchico ormai. Certo non sono di destra». Infine, interrogato su un suo possibile erede, risponde con una certa amarezza: «No. Però apprezzo le improvvisazioni di Achille Lauro. E la gavetta di Lucio Corsi. Ma il problema di questi è che sono tutti a scadenza. Hanno dentro la morte artistica, vedi i Maneskin. Bisognerebbe inserire la musica nella Costituzione. Per preservarla».

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