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Pupi Avati: “Giorgetti è preoccupato, Meloni mi ha inviato un messaggio. Così alcuni produttori hanno approfittato dei ristori”

Pupi Avati: “Giorgetti è preoccupato, Meloni mi ha inviato un messaggio. Così alcuni produttori hanno approfittato dei ristori”. Pupi Avati su Giorgetti, Giorgia Meloni e la denuncia dei produttori che hanno approfittato dei ristori. In una intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’, il regista, 86 anni, detta la ricetta per salvare il Cinema italiano. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Ai David di Donatello aveva lanciato una proposta: «Secondo me la cosa più bella che potrebbe accadere è questa: che la Schlein telefona alla Meloni: “Giorgia, sono Elly. Non potremmo vederci mezz’ora con Giorgetti e parlare un attimo del cinema italiano?”». E in effetti, qualcuno si è fatto vivo con lui. «Sì, Elly Schlein mi ha chiamato il giorno stesso». Quella telefonata è stato un primo passo. «Certo. Abbiamo parlato del progetto di un’Agenzia del cinema, tipo il Centre national francese. Lì il cinema ha ancora grande successo, non ha subito la catastrofe irreversibile del nostro».

Pupi Avati: “Giorgetti è preoccupato, Meloni mi ha inviato un messaggio”

Infatti, la situazione del cinema italiano è tutt’altro che rosea. «E le cure del ministero della Cultura non sono adeguate alla gravità della malattia. Perciò ho suggerito l’incontro». Un incontro a tre, un trilaterale. «Dove è Giorgetti la chiave di volta. Il cinema è cultura sì, ma soprattutto industria. E il ministero dell’Economia è fondamentale, perché i film si fanno con i soldi. Mi ha dato appuntamento per il 27 maggio, anche lui è preoccupato».

Un’apertura che lascia ben sperare. «Purtroppo tanto denaro è stato dilapidato dagli ultimi tax credit. La legislazione consentiva di gonfiare i costi dei film per accedere a un ristoro governativo più alto». Una dinamica nota da tempo. «Così alcuni produttori ne hanno approfittato, speculando sui fondi. Però non possiamo più replicare queste strategie. Ma io non punto il dito contro nessuno».

Non ce l’ha neppure con il ministro Giuli. «No. Occorre liberare il povero Giuli, che è una bravissima persona, ma non ha la competenza di chi fa cinema da 60 anni. Solleviamolo con la fondazione dell’Agenzia del cinema, sempre sotto l’ombrello del ministero della Cultura, però con una sua autonomia. Serve ripartire dall’anno zero del cinema italiano, con un occhio ai bassi costi».

Pupi Avati: “Così alcuni produttori hanno approfittato dei ristori”

E per quanto riguarda Giorgia Meloni, un contatto c’è stato. «Mi ha scritto, dispiaciuta che il governo fosse stato attaccato. Non da parte mia, io non sono mai aggressivo. Oltretutto ho grande stima per lei. Il mondo del centrodestra è in buona fede, crede davvero che il cinema sia solo di sinistra. Ma è una favola, sono ormai divisioni senza senso. Non è più così, lo è stato. Io la mia non appartenenza l’ho pagata cara».

Una posizione che lo ha isolato. «Non sono di destra, piuttosto un liberal. Ma in un Paese che si definisce democratico e non lo è, se non sei di destra o di sinistra sei inesistente, non conti niente. Quei tanti italiani che non votano, lo fanno perché non si riconoscono completamente né di qua né di là. Per questo sarebbe importante creare un tavolo comune per un’Agenzia bipartisan per il cinema». Un’idea che mira a una riconciliazione più ampia. «Possibile che tutto ciò che dice la destra — o la sinistra — sia sbagliato? Ci sarà pure qualcosa per cui la Schlein potrà dire alla Meloni: “Avevi ragione tu”».

Negli ultimi tempi, però, non sono mancati attacchi e polemiche: Elio Germano e Geppi Cucciari hanno preso di mira il ministro Giuli, che ha risposto per le rime, mentre un centinaio di artisti hanno scritto una lettera aperta per denunciare un clima ostile. «Giuli di cinema ne sa poco e niente, non è giusto, per questo lo hanno preso in giro. Io che sono il decano — ho un anno più di Bellocchio — so di cosa parlo. E se dico che lui va bene per i beni culturali ma non per il cinema non vuole dire che lo sto criticando».

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